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Lo certifica una ricerca condotta da The Boston Consulting Group e MassChallenge, rete globale di acceleratori di startup
Quello del gender gap è un problema che tocca il mondo del lavoro, a livello di percorsi di carriera e retribuzioni. E coinvolge anche quello delle startup.
Avevamo già visto come, nel nostro Paese, si conti solo un 22% di manager donna, a fronte di una media europea del 29%. E come sia complicato per una donna scalare posizioni all’interno di un’azienda. Tutto certificato da uno studio – “Women at the top” – realizzato da The Boston Consulting Group che ora torna sull’argomento andando ad analizzare proprio la situazione di imprenditrici e startup al femminile.
Ebbene, la nuova ricerca “Why Women-Owned Startups Are a Better Bet”, condotta insieme alla rete globale di acceleratori di startup MassChallenge, disegna uno scenario simile al precedente. Le imprenditrici infatti, sembrano ricevere meno sostegno finanziario rispetto alle controparti maschili. Ma generano in media più del doppio delle entrate.
Lo studio
“È deludente, ma non sorprendente, che il venture capital punti più sugli uomini che sulle donne”, ha dichiarato Laura Villani, Partner e Managing Director di The Boston Consulting Group. I numeri sono impietosi.
Lo studio ha preso in esame 350 società che hanno partecipato al programma di accelerazione di MassChallenge. Sul totale delle aziende, quelle fondate o co-fondate da uomini hanno ricevuto, in media, finanziamenti da 2,12 milioni di dollari. Quelle fondate da donne invece, si sono fermate a una media di 935mila dollari. Meno della metà.
“Le startup di proprietà femminile ricevono solo una piccola parte del totale dei finanziamenti in capitale di rischio – spiega Villani – Ma sono più efficaci nel trasformare un dollaro di finanziamento in un dollaro di reddito: generano rendimenti migliori e sono, in ultima analisi, una scommessa migliore”.
Infatti, nonostante il minor numero di fondi, le startup al femminile hanno generato maggiori entrate. In cinque anni, per ogni dollaro di finanziamento ricevuto, hanno fruttato ben 78 centesimi di entrate, mentre quelle fondate da uomini hanno generato appena 31 centesimi. Per un totale di 730mila dollari contro 662mila.
Le conclusioni
Le cause di questo divario di genere? Gli autori della ricerca hanno intervistato fondatori di società, mentor e investitori riuscendo a determinare una serie di fattori. Il primo, ed anche quello che ha più incidenza sugli investitori, è sicuramente una maggiore propensione al rischio da parte degli uomini.
Le donne invece, anche nei loro pitch, denotano un approccio più realistico e attento agli aspetti tecnici. Alcuni le ritengono persino più “conservatrici” nei loro business plan, rispetto agli uomini, che tendono invece a fare proiezioni più coraggiose.
Un bene o un male? Sicuramente l’approccio più audace viene premiato da alcuni investitori di venture capital, che sono predisposti a investire solo in pochi business plan di grande successo. Ma, evidentemente, alla lunga, porta meno risultati. Se invece, nel corso dei 5 anni presi in esame, gli investitori avessero puntato in eguale misura sulle imprese al femminile e al maschile, sempre secondo lo studio, si sarebbero ottenuti ricavi maggiori. Per la precisione, 85 milioni di dollari in più.