A Futura la ministra dell’Istruzione parla delle tre novità che cambieranno la scuola
Cellulare in classe, coding tra i banchi fin dalla primaria e il curriculum di educazione civica digitale online da lunedì. Finora avevamo solo sentito parlare, anzi discutere, di queste tre questioni ma da oggi la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha dato l’imprimatur.
L’ok arriva da “Futura” la tre giorni dedicata al piano nazionale digitale che si sta svolgendo in queste ore a Bologna. Tre novità che proprio nel tardo pomeriggio l’inquilina di viale Trastevere ha ufficializzato prima di andarsene a causa della fine del mandato.
Prima novità: cellulare in classe
La prima è la più importante: il cellulare arriverà nelle aule italiane con tanto di approvazione del ministero. Sono ormai lontani i tempi in cui l’ex ministro Giuseppe Fioroni ne aveva impedito l’uso. Fioroni scriveva: “In via preliminare, è del tutto evidente che il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione risponda ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti. In tali circostanze, l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi”.
Parole ben diverse da quelle pronunciate oggi dalla Fedeli: “Limitarsi a vietare ogni tipo di dispositivo mobile in classe non avrebbe altro risultato che tenere la scuola lontana da uno spazio sociale e culturale, oltre che tecnologico, che oggi è determinante nella vita dei più giovani, e non solo. Significherebbe chiudere gli occhi di fronte allo smartphone tenuto in tasca e usato per scambiarsi messaggi, e significherebbe soprattutto lasciare ragazze e ragazzi soli, senza accompagnamento e senza educazione nell’uso degli strumenti”.
E così il cellulare si potrà usare rispettando il decalogo elaborato dal gruppo di lavoro istituto al ministero. Sì al telefonino e al tablet ma ogni scuola dovrà avere un regolamento. Saranno gli insegnanti a decidere tempi e modi per usarlo. Il punto sette è chiaro: “L’uso dei dispositivi in aula, siano essi analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni”. Altrettanto puntuale il punto tre: “La scuola fornisce, per quanto possibile, i necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso responsabile dei dispositivi personali (BYOD).Le tecnologie digitali sono uno dei modi per sostenere il rinnovamento della scuola”. Insomma poca improvvisazione.
Ci dovrà essere il wifi, gli studenti non potranno fare di testa loro e tutto secondo il punto nove dovrà essere condiviso con le famiglie: “È necessario che l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle questioni relative all’uso dei dispositivi personali. Le tecnologie digitali devono essere funzionali a questa collaborazione. Lo scopo condiviso è promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili”.
Il curriculum di educazione civica digitale
Ma il cellulare in classe non è l’unica novità che arriva dal capoluogo emiliano. La ministra ne ha annunciate altre due: “Oggi diamo ad ogni scuola un curriculum di educazione civica digitale. Da lunedì sarà online, insieme ai primi contenuti, per permettere ad ogni scuola di sviluppare percorsi per dare a studentesse e studenti consapevolezza e competenze. Per educazione civica digitale non intendiamo una riconversione dell’educazione civica ai tempi del digitale”.
Il coding a scuola
Infine, il famoso coding: il pensiero computazionale diventerà strutturale nelle scuole. Con la nomina di Giorgio Ventre all’interno della commissione per le indicazioni nazionali del primo ciclo coordinata da Italo Fiorin, il Miur vuole strutturalmente il pensiero computazionale negli ordinamenti scolastici.