Che cosa c’è di più individuale del DNA? Nel caso fossimo curiosi di ricostruire il nostro albero genealogico ci sono siti che hanno sviluppato i codici matematici per cercare le parti comuni dei codici genetici individuali
Cosa c’è di più individuale del nostro profilo genetico? Con l’eccezione dei gemelli monozigoti (quelli identici), il DNA varia da individuo a individuo e ci rende unici. Il DNA umano contiene 23 coppie di cromosomi. Ciascuno di noi ne eredita metà dal padre e metà dalla madre. Per le prime 22 coppie di cromosomi il mix al 50% papà-mamma è “libero”, per la 23esima, che è quella che determina il sesso, ci sono solo due combinazioni XX per le donne e XY per gli uomini. La mamma dà sempre e solo X mentre il papà può dare X o Y e questo determina il sesso dell’embrione. Visto che il cromosoma 23 segue regole diverse, ci concentreremo sugli altri 22 cromosomi che si chiamano autosomi. I cromosomi non sono tutti delle stesse dimensioni. Il n.1 contiene 2800 geni il n. 22 solo 750.
Genitori e figli hanno il 50% del DNA autosomico in comune. Lo stesso è vero per i fratelli e le sorelle, figli della stessa coppia di genitori, anche loro hanno in comune la metà del loro codice genetico.
Con i nostri nonni, che hanno passato la metà del loro DNA autosomico ad uno dei nostri genitori che poi ne hanno passato la metà a noi, l’affinità genetica scende al 25%. Lo stesso vale per i nostri zii che, essendo fratelli o sorelle di nostro padre o di nostra madre, condividono il 50% del DNA con nostro padre o nostra madre.
Con i cugini di primo grado, figli degli zii, condividiamo il 12,5% del codice genetico. Poi gli intrecci di parentela diventano complicati: con il figlio di nostro cugino di primo grado condividiamo poco più del 6% ma, se consideriamo l’affinità tra il DNA dei figli di cugini di primo grado, la percentuale cala a 3,2%. Facendo un ulteriore passo generazionale per arrivare al terzo grado di parentela, tra i figli di cugini di secondo grado si scende allo 0,7%.
Se l’affinità del codice genetico scende con l’affievolirsi del grado di parentela, il numero delle persone coinvolte sale in modo considerevole. Supponendo di avere a che fare con famiglie con due-tre figli, ognuno di noi ha, mediamente, 7,5 primi cugini, 37,5 secondi cugini e 187,5 terzi cugini. Ovviamente, nel caso di figli unici i numeri diminuiscono.
Tutto questo preambolo significa semplicemente che nel nostro DNA ci sono informazioni dettagliate sul nostro albero genealogico che, oltre a essere di interesse per noi, si possono ramificare a coprire lontani parenti della cui esistenza, magari, non sappiamo assolutamente nulla.
Nel caso fossimo curiosi di ricostruire il nostro albero genealogico, oppure se volessimo sapere che fine hanno fatto lontani parenti dei quali si sono perse le tracce, ci sono siti che hanno sviluppato i codici matematici per cercare le parti comuni dei codici genetici individuali. Per prima cosa bisogna avere l’analisi del nostro codice genetico prodotto da laboratori specializzati.
I siti per trovare i parenti grazie al DNA
Negli ultimi anni, negli USA, ne sono nati diversi che offrono servizi focalizzati alla ricerca di parenti oltre che del gruppo etnico di appartenenza. Inoltre, pagando di più, si possono avere informazioni circa la predisposizione a certi tipi di tumori o altre malattie. Uno dei più noti è 23andme che, a partire da una provetta con un po’ di saliva, ci fornisce il nostro profilo genetico e ci informa se nel loro database ci sono profili genetici compatibili con il nostro, dandoci anche l’informazione sul probabile grado di parentela.
In questo modo, le persone che sono state adottate possono cercare (e trovare) i loro genitori biologici oppure i loro fratelli, adottati da altre coppie. Un antico donatore di sperma, curioso di sapere se le sue donazioni (a pagamento) fossero servite a qualcosa, ha scoperto di avere diversi figli che poi ha contattato ricevendo in risposta mail che dicevano più o meno, “papà, che bello averti trovato! Era per questo che avevo fatto il test del DNA”. 23andme invia ad ogni cliente i risultati dell’analisi del suo DNA autosomico ma non rende pubblica l’informazione e non permette di fare ricerche autonome nel suo database che, a febbraio 2018, conteneva oltre 3 milioni di profili genetici.
Per fare ricerche genealogiche “in proprio”, bisogna caricare i propri dati su siti come GEDmatch che, nel suo look essenziale, non vende niente perché è nato solo per cercare i parenti.
Se volete un servizio completo, MyHeritage fa anche l’analisi del DNA e, oltre alla ricerca di parenti, vi permette di curiosare tra una spaventosa quantità di documenti storici.
Con l’aiuto di opportuni algoritmi, dall’analisi del DNA autosomico si riconoscono con certezza assoluta i primi e secondi cugini. Per i terzi cugini, che hanno in comune lo 0,7% del DNA, la probabilità di successo è del 98%, poi scende per i rapporti di parentela meno diretti.
Quindi, quando io carico il mio DNA, non metto volontariamente online solo le mie informazioni. Grazie al trucco delle affinità genetiche, il mio DNA contiene anche informazioni relative ai miei parenti vicini e lontani che, volenti o nolenti, diventano tracciabili. Grazie al fattore moltiplicatore dei terzi cugini, una banca dati con un milione di profili genetici (come GEDmatch ) permette di tracciare il 60% degli americani di origine europea, che sono la maggioranza di coloro che si fanno fare il test del DNA con la speranza di risalire ai loro paesi d’origine. Più in generale, è stato calcolato che con il test del DNA autosomico del 2% della popolazione, è possibile tracciare il restante 98%.
E’ un enorme problema di privacy, completamente inedito, che è diventato di pubblico dominio quando la polizia americana è riuscita a risolvere efferati delitti, rimasti impuniti per decenni, grazie al riconoscimento genetico dei terzi cugini dei colpevoli, fatto proprio su GEDmatch (MyHeritage non dà l’accesso alla polizia). Non è un gioco da ragazzi, ci vuole personale specializzato in grado di fare parlare e di incrociare i database pubblici. Tuttavia, i casi risolti in pochi mesi sono stati così numerosi da attirare l’attenzione. Vedere per credere.
I due pensionati, appassionati di ricerca genealogiche, che hanno fondato e che gestiscono GEDmatch, hanno temuto che la pubblicità spingesse la gente a cancellarsi dal sito. Invece sembra proprio che stia succedendo il contrario. Il giorno successivo all’annuncio dell’identificazione del Golden State killer (fatta attraverso il fatidico terzo cugino che aveva caricato il suo profilo su GEDmatch) c’è stato un picco mai visto di accessi e di upload di dati.
Se continua di questo passo, tra un anno il 90% degli americani di origine europea saranno tracciabili e, se il fratello o la sorella di un nostro bisnonno sono andati a cercare fortuna nel nuovo mondo, lo saremo anche noi.