La scoperta, tutta nostrana, è rivoluzionaria. Potrebbe aprire la porta alla presenza di forme di vita marziane
Marte continua a fare parlare di sé.
A giugno abbiamo visto crescere la grandiosa tempesta di sabbia che ha ricoperto buona parte del pianeta costringendo al silenzio la sonda Opportunity, che non riesce a raccogliere abbastanza energia con i suoi pannelli solari per chiamare casa. La situazione non si è ancora normalizzata e, gli osservatori terrestri non riescono ancora a scorgere i dettagli della superficie di Marte offuscata dalla polvere.
Marte prima e durante la tempesta di polvere che offusca il pianeta dall’inizio di giugno
Un vero peccato perché Marte sta arrivando al suo punto di maggiore avvicinamento alla Terra nel momento che gli astronomi chiamano opposizione e quella che si registrerà il 29 luglio è molto favorevole perché la combinazione delle orbite di Marte e della Terra fa si che la distanza tra i due pianeti sia minima e quindi la dimensioni di Marte siano le massime possibili, solo di poco più piccole di quanto è stato possibile vedere nel 2003 quando c’è stata l’opposizione più favorevole degli ultimi 60.000 anni
Variazione delle dimensioni apparenti di Marte (date in secondi d’arco nella seconda riga) in funzione della distanza tra Marte e Terra espressa in …
In più, il momento di massimo avvicinamento avviene nella notte dell’eclissi più lunga del secolo. WOW!
Come se tutto questo non fosse sufficiente, arriva la notizia che un team di scienziati italiani, guidati da Roberto Orosei dell’INAF, utilizzando uno strumento concepito e costruito in Italia che opera da 15 anni a bordo della sonda dell’Agenzia Spaziale Europea Mars Express, ha rivelato la presenza di un lago a 1,5 km di profondità vicino al polo sud marziano, che è la macchia bianca molto evidente nella sequenza di immagini dove Marte viene rappresentato con il polo sud in alto per una consuetudine storica (i telescopi rovesciano le immagini).
Il risultato è stato ottenuto con lo strumento MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) che utilizza onde molte lunghe per poter penetrare in profondità nella crosta marziana, diciamo fino a 4-5 km. E’ la stessa tecnologia che si usa sulla Terra per cercare laghi subglaciali in Antartide ed in Groenlandia o nell’Artico canadese. Si basa sull’osservazione che il ghiaccio, specialmente se è molto freddo, è trasparente alle onde radar di questo tipo, mentre l’acqua si comporta in modo totalmente diverso.
Quando il le onde radar colpiscono una superficie, in parte vengono riflesse e tornano verso lo strumento ed in parte penetrano nel terreno. Se non trovano ostacoli, non si verificano altre riflessioni e viene registrato solo il segnale della riflessione superficiale. Invece, se nel terreno ad una certa profondità c’è qualcosa di meno trasparente, le onde vengono nuovamente riflesse, lo strumento registra un secondo segnale di ritorno. Dalla differenza nei tempi di arrivo tra il segnale superficiale ed il secondo si può calcolare la profondità è l’ostacolo.
Osservando ripetutamente una regione del Planum Australe nel corso di diversi anni, MARSIS ha visto un forte segnale di ritorno da una regione di circa 20 km di diametro a 1,5 km di profondità.
Questa sopra è l’immagine dall’orbita del polo sud marziano con la macchia bianca che è ghiaccio di Anidride Carbonica (quello che chiamiamo ghiaccio secco) . Il quadratino più chiaro rappresenta la zona interessante della quale vediamo uno zoom nel pannello centrale. Ogni striscia è un passaggio del radar di MARSIS e l’area blu indica la zona di maggiore riflessione del segnale. A sinistra vediamo un esempio dei dati raccolti con la riflessione di superficie (in alto), seguita dalla stratificazione della calotta polare marziana e poi il segnale brillante (in azzurro) che suggerisce la presenza di acqua a 1,5 km di profondità
I dati non permettono di capire quanto sia profondo il lago subpolare marziano né quale sia la sua temperatura. Gli esperti dicono che deve essere profondo almeno 1 metro perché, in caso contrario, il radar non sarebbe stato capace di rivelare il segnale, ma potrebbe essere anche molto più profondo. Anche per la temperatura andiamo a spanne. Il posto è certamente gelido e quindi la prima domanda che ci si pone è come sia possibile che ci sia acqua liquida a diverse decine di gradi sotto zero. La risposta probabilmente ha a che fare con la presenza di sali disciolti nell’acqua, sali che abbassano il punto di congelamento (come sapevano benissimo gli antichi mastri gelatai che mettevano il sale nel ghiaccio per fare il gelato).
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Quale è l’interesse di questa scoperta? Perché siamo così affascinati dalla presenza di un lago sotterraneo su Marte? Il nostro interesse non è utilitaristico dal momento che il lago è vastamente troppo profondo per pensare di utilizzarlo per estrarre acqua per un futuro insediamento umano (senza contare che l’acqua deve essere salatissima e imbevibile).
L’interesse del lago marziano è culturale. Prima di tutto, è un indizio di dove potrebbe essere andata parte dell’acqua che, all’inizio della vita del pianeta, scorreva sulla superficie e riempiva i bacini lacustri ed i letti dei fiumi che vediamo perfettamente asciutti nella foto delle sonde in orbita. Si era sempre sospettato che parte dell’acqua si fosse infrattata sottoterra ed adesso ne vediamo la prova.
Ma non è tutto. La scoperta di un lago sotterraneo potrebbe indicare dove andare a cercare forme di vita primitiva su Marte e su altri copri del sistema solare.
I laghi subglaciali che studiamo in Antartide o in Canada contengono una vasta popolazione batterica che riesce a sopravvivere nonostante il freddo gelido e la totale mancanza di luce ricavando energia forse dai sali disciolti nell’acqua. ( https://www.nature.com/news/lakes-under-the-ice-antarctica-s-secret-garden-1.15729?utm_source=briefing-dy&utm_medium=email&utm_campaign=briefing&utm_content=20180725)
In Antartide sono riusciti a perforare il ghiaccio per arrivare a raccogliere campione dell’acqua dei laghi subglaciali trovando presenza di colonie batteriche
Vuoi vedere che anche su Marte ci siano batteri che si sono adattati alle condizioni del lago sotterraneo? Magari, la stessa cosa potrebbe succedere anche sulle Lune ghiacciate di Giove e Saturno che sono ricchissime di acqua sotto lo strato di ghiaccio. Chissa?
Adesso bisognerebbe trovare un bel nome per il lago marziano. Roberto Orosei lo vorrebbe dedicare a Giovanni Picardi, che aveva concepito la strumento MARSIS in modo molto innovativo. Mi sembrerebbe un’ottica idea, un omaggio postumo molto azzeccato.