Sono in cerca di lavori e paghe migliori. Ed è Milano la città italiana che gli offre il maggior numero di lavori
Chi sono? Quali competenze hanno? E quanto sono soddisfatti del loro lavoro? Per verificare le condizioni, ma anche le aspettative e i sogni di chi lavora nel mondo ICT in Italia GeekandJob, la piattaforma leader italiana per l’incontro tra le aziende e talenti tech che conta più di 8000 sviluppatori, web designers e data scientist, ha realizzato uno studio che ha coinvolto i lavoratori del mondo digitale.
Il settore ICT vale oggi il 4,8% dell’economia europea, incide per il 50% sulla produttività dell’UE ed è in continua evoluzione. La richiesta di nuovi talenti digitali aumenta in media del 26% ogni anno.
A tutti quelli presenti sulla piattaforma, GeekandJob ha chiesto dunque quali sono le tecnologie che usano, qual è la loro realtà lavorativa e cosa vorrebbero per il futuro.
Milano è la città più digital
Il panel è composto da Sviluppatori Full Stack (il titolo lavorativo più diffuso, più di uno su tre), Sviluppatori Back End (quasi il 12%) e Front End (5,8%). Ma ci sono anche Data Scientist, Web Designer, Sviluppatori Mobile e SEO Specialist.
La maggior parte sono lavoratori dipendenti (oltre il 70%) e le 40 ore settimanali sono di gran lunga l’orario settimanale più diffuso (66%). Per loro la città che offre il maggior numero di posti di lavoro in Italia è Milano, seguita da Roma, Torino e Bologna.
Lavori e paghe poco soddisfacenti
Ma i professionisti digitali sono soddisfatti del loro lavoro? Solo in parte: tra le note dolenti troviamo salario e benefit inadeguati, seguiti dall’impossibilità di lavorare da remoto e dalle scarse opportunità di carriera.
Partiamo dal primo punto. La maggior parte (1 su 3) ritiene di dover essere pagato fino al 30% in più. Attualmente, più del 40% percepisce uno stipendio annuo dai 20 ai 30 mila euro, mentre un altro 27% rientra nella fascia dei 30-40mila euro. Poco più del 5% arriva a prendere più di 50mila euro all’anno.
In realtà però, i talenti tech non percepiscono solo il salario in cambio del loro lavoro ma anche benefit, tra cui pc aziendali e buoni pasto. Seguono i corsi di formazione, anche attraverso forme di e-learning e la copertura assicurativa sanitaria. I benefit desiderati però sono altri: tra tutti, palestra e auto aziendale.
Alla ricerca di nuovi lavori digitali
Secondo problema: il lavoro da remoto. Quasi il 40% di chi ha risposto al sondaggio non lavora mai da remoto e il 46% delle persone sfruttano il remote working solo saltuariamente. Questo vuol dire che l’86% dei lavoratori tech non è nelle condizioni di poter utilizzare il lavoro da remoto in modo consistente e continuativo.
Terzo, le scarse opportunità di carriera. I professionisti digitali lavorano in aziende di tutte le dimensioni: il 30% in grandi aziende (con più di 250 dipendenti), la metà in piccole aziende (40%) o startup (10%). Ma soltanto una percentuale minore di un lavoratore su cinque è contento della posizione lavorativa in cui si trova.
Qui però si aprono due ulteriori scenari: da un lato viene evidenziato un grosso limite delle aziende nella cosiddetta “employee retention”, ovvero nel sapere mantenere i talenti.
Cosa si fa, dunque? L’84% dei lavoratori ICT è pronto ad accettare nuove offerte di lavoro anche se, in realtà, solo il 25% le cerca attivamente. La ricerca di lavoro infatti è soprattutto passiva (57%), ossia si valutano soltanto le offerte che arrivano. Ma nella scelta del lavoro c’è una sola priorità: il nuovo impiego deve prevedere l’utilizzo di tecnologie avanzate.