L’altoparlante connesso di Mountain View in Italia dal 27 marzo. Prezzo interessante per la versione Mini, audio super per la versione maxi
L’ondata degli altoparlanti intelligenti ha raggiunto le coste italiane: di fatto Google è la prima a lanciare sul mercato italiano il suo speaker connesso, chiamato per generare un po’ di confusione Google Home esattamente come l’app che si usa per controllare la Chromecast, e che dal 27 marzo sarà ufficialmente in vendita anche nel Belpaese. Due le versioni proposte, identiche nelle funzioni ma con prestazioni differenti: vediamo che cosa sono in grado di fare.
A cosa serve Google Home
Immaginate di stare cucinando: avete le mani impegnate, avete bisogno di impostare un timer, lo fareste sullo smartphone ma finireste per cospargerlo di farina e uova. Come fare? La risposta più ovvia sarebbe usare i comandi vocali che sono già integrati in molti cellulari moderni: ce l’ha Android con l’Assistente Google, ce l’ha iPhone con Siri, e poi c’è pure Cortana che fu anche sugli ormai defunti Windows Phone. Ma gli smartphone non sono ottimizzati per funzionare ovunque e comunque: per essere attivati possono richiedere di sbloccare lo schermo, e in ogni caso il microfono è progettato per stare al massimo a un metro circa dall’utente.
Gli speaker connessi sono la nuova frontiera: sono in tutto e per tutto analoghi nelle forme e nelle capacità agli speaker Bluetooth che si trovano da tempo in commercio, ma in più sono connessi a Internet a mezzo WiFi. Google Home è la declinazione Google di questa tecnologia: si appoggia al protocollo Cast nato assieme alla Chromecast (con cui è pienamente compatibile) e sfrutta tutte le funzioni del cloud di Mountain View per ottenere informazioni sul meteo, sul traffico, per informarci sui nostri impegni contenuti nel calendario o per intrattenerci con musica, news e radio.
Google Home in realtà può fare anche altro: tenerlo in camera da letto può essere utile per sapere quanto traffico c’è verso l’ufficio, oppure per controllare lampade e altri device connessi (pensate a un termostato Nest, o alle lampadine Hue di Philips). In soggiorno si può lanciare Netflix e mandare in riproduzione un film direttamente sulla TV senza neppure toccare il telecomando. In tutto il resto della casa può trasformarsi in un sistema di intrattenimento in cui tutti gli speaker presenti, se lo si desidera, possono mandare in riproduzione la stessa musica contemporaneamente. Oppure le news, che giungono a noi tramite TuneIn. O qualsiasi altro contenuto audio compatibile con la tecnologia Cast di Google.
Come va Google Home
Due le versioni di Google Home presentate oggi a Milano e che saranno lanciate la prossima settimana sul nostro mercato: la versione standard è un soprammobile personalizzabile nei colori della base e bianco per il resto, che nasconde un potente altoparlante 2+2 (due elementi attivi, due passivi) capaci di offrire una resa sonora eccellente anche in ambienti molto grandi (nota bene: non stiamo parlando di alta fedeltà , ma senza dubbio la qualità è molto superiore a quella della media degli speaker da 50 euro che si comprano in giro). Soprattutto però sono i microfoni a fare la differenza: sono studiati per catturare la nostra voce anche a diversi metri di distanza, nel frastuono di una casa o attraverso le note di una canzone riprodotta dallo stesso speaker.
Il Google Home Mini fa esattamente le stesse cose, ma in piccolo: meno potente l’audio (ma è comunque ottimo per gli ambienti più ristretti), è pensato soprattutto per stare sul comodino, nell’ingresso, o su uno scaffale in bagno. Insomma, dove il fratello sarebbe troppo ingombrante. Entrambi necessitano sempre e comunque di una presa di corrente e di segnale WiFi per funzionare. Ah, c’è un ultimo particolare: il Mini è disponibile solo in due colori (grigio e nero), più una versione “corallo” (arancione: di corallo ha poco) che sarà venduta in esclusiva sullo store Google.
Il funzionamento di Google Home è ottimo, ovviamente commisurato alle capacità attuali dell’Assistente di Google. Ha qualche limite soprattutto quando si fanno complicati i comandi impartiti: per esempio se si prova a selezionare una playlist altrui su Spotify, o se si vuole un preciso episodio di una certa serie sulla TV preso da Netflix: per quello si deve ancora ricorrere alle rispettive app. Ma la qualità dei microfoni installati pare ottima, e Google Home accetta comandi anche da parecchi metri di distanza.
Quanto costa Google Home
Se siete in cerca di audio con bassi profondi e volete a tutti i costi un Google Home versione maxi, preparate 149 euro: arriva il 27 marzo sul mercato italiano, venduto da Google stessa tramite il suo shop o in alternativa nella grande distribuzione (Euronics, Unieuro, Mediaworld e altre catene di tal guisa). Dal 3 aprile, poi, lo potrete acquistare anche nei negozi Wind e Tre: Google ha stretto accordi specifici con questo operatore, altri potrebbero seguire.
La versione Mini costa decisamente meno: 59 euro. Una cifra decisamente paragonabile a quella di alcuni altoparlanti Bluetooth di fascia media che ci sono in circolazione, che in più di solito incorporano una batteria ma che non possono vantare la stessa flessibilità d’uso. Va detto che la versione Mini, sebbene difetti un po’ di bassi, ha una ottima qualità audio per la sua stazza: è insomma il modo migliore per mettere alla prova questo tipo di dispositivo, in attesa che arrivino sul nostro mercato anche Homepod di Apple e Echo di Amazon.