Qual è il confine tra libertà di espressione e porre un freno all’incitamento all’odio? La piattaforma Gab.ai al centro delle polemiche, tra sostenitori (pochi) e molti altri player che si chiamano fuori
La strage avvenuta in una sinagoga di Pittsburgh, considerata il peggior attacco agli ebrei durante il culto nella storia americana, ha portato all’uccisione di 11 persone e ad un sospettato: si chiama Robert Bowers ed è un fruitore di diverse piattaforme social, in particolare Gab.ai, su cui ha condiviso liberamente i propri punti di vista antisemiti. Immediatamente prima di entrare in sinagoga sulla stessa piattaforma ha pubblicato un messaggio ai suoi seguaci: “Non posso stare a guardare la mia gente massacrata. Sto entrando.”
Cosa è Gab
Gab.ai è stato lanciato nel 2016 dal programmatore Andrew Torba, che si autodefinisce come un “cristiano conservatore”, convinto che la recente mossa di alcune piattaforme di rimuovere i contenuti razzisti e/o estremisti sulle proprie piattaforme faccia parte di una tendenza più ampia verso la limitazione della libertà di espressione, soprattutto nei confronti della frangia conservatrice e di quella che viene comunemente definita alt-right. “Ciò che abbiamo visto accadere negli ultimi 18 mesi circa è la censura e la soppressione di idee specificamente conservatrici, fonti di notizie da individui in tutto il mondo” afferma Torba, “I social network si nascondono dietro le sembianze di termini e linee guida molto soggettive, quindi chiamano le cose incitamento all’odio e molestie.”
Gab, secondo il suo ideatore, avrebbe lo scopo di essere un social network in grado di ospitare ogni tipologia di contenuto, indipendentemente da quanto nocivo o offensivo: “Crediamo nell’espressione libera e aperta a tutti su Internet e questo è qualcosa che vogliamo proteggere e promuovere”. La piattaforma è stata lanciata come alternativa alle più tradizionali Twitter e Facebook ed è diventata un luogo popolare per pubblicare contenuti non graditi o vietati su altre piattaforme, con una spiccata vocazione alla informazione ed una prima pagina che mette in ampio risalto i contenuti di news.
Le linee guida del sito proibiscono attività come la diffusione di materiale pornografico illegale, l’impegno in attività illecite e “l’incitamento ad atti di violenza contro terzi, che promuovano o ingaggino autolesionismo e/o atti di crudeltà, minacce verbali o comportamenti che chiaramente, direttamente e incontrovertibilmente violano la sicurezza di un altro utente o individuo/i “.
Il sito afferma di avere più di 700.000 membri, aree per vari gruppi di interesse, tra cui commercianti di criptovaluta, presbiteri complottisti e fan della pornografia animata in stile giapponese. Ma i post più popolari di Gab sposano l’ideologia di estrema destra.
Tra gli utenti conosciuti figurano il provocatore di destra Milo Yiannopoulos, forse il padre morale del movimento alt-right, e Andrew Anglin, il fondatore del sito web di neo-nazisti Daily Stormer, nonché i personaggi dei media Alex Jones e Carl Benjamin.
Quale collegamento tra social e strage Pittsburgh?
Robert Bowers, Il sospettato della strage alla sinagoga, ha spesso preso di mira gli ebrei nei suoi post pubblicati su Gab tramite molteplici commenti antisemiti e teorie cospirative. Il sospetto ha inoltre ripetutamente denigrato l’Hebrew Immigrant Aid Society, un gruppo di supporto per rifugiati ebrei, sostenendo che “HIAS ama introdurre invasori che uccidono il nostro popolo”. Il profilo di Bowers su Gab sembrava servire da camera di risonanza per quell’ideologia razzista, antisemita e bigotta. Il contenuto condiviso sulla piattaforma non solo ha alimentato le sue convinzioni, ma è stato usato per incrementare nuovi rami della sua ideologia attraverso il contenuto e le citazioni di altri utenti.
La reputazione di Gab di ospitare l’estremismo potrebbe essere stata, di fatti, ciò che ha spinto Mr. Bowers a preferire questo sito, dove ha potuto condividere a pieno il proprio odio. La sua biografia diceva “Gli ebrei sono i figli di Satana”, accompagnata da una foto sul profilo che includeva il numero 1488, un riferimento al nazismo che è popolare tra i suprematisti bianchi.
La risposta di Gab
“Le parole non sono pallottole: i messaggi sui social media hanno un numero di corpi pari a zero” è la risposta di Gab sintetizzata in un tweet. “La sola responsabilità delle orribili azioni commesse è di una persona: faremo tutto il possibile per collaborare con le forze dell’ordine”. Gab ha intrapreso azioni rapide e proattive: secondo una nota del servizio “Prima abbiamo eseguito il backup di tutti i dati utente dall’account e poi abbiamo proceduto alla sospensione dell’account; quindi abbiamo contattato l’FBI e li abbiamo informati di questo account e dei dati dell’utente in nostro possesso”. Ed inoltre, secondo quanto riportato in un altro tweet “continuiamo ad aiutare con le indagini sull’orribile tragedia di oggi e abbiamo reso disponibili tutte le risorse disponibili per mostrare che la giustizia verrà fatta, e le forze dell’ordine hanno ciò di cui hanno bisogno”.
Secondo una dichiarazione rilasciata da Gab, il comportamento di Bowers e di altri utenti non si palesa esclusivamente all’interno di questo nuovo social network, ma criminali e comportamenti estremisti esistono su ogni piattaforma di social media e Gab “rinnega inequivocabilmente e condanna tutti gli atti di terrorismo e violenza”. Una riga in fondo alla pagina delle regole di Gab recita: “Cerca di essere gentile con l’altro. Siamo tutti umani”. Siamo proprio sicuri possa bastare?
Uno tsunami di reazioni
L’affiliazione di Bowers a Gab è costata cara all’azienda. In seguito a queste rivelazioni Paypal ha intrapreso quella che è solo l’ultima azione contro il social network da parte di un’importante azienda tecnologica, bandendo il sito dalla propria piattaforma di pagamento e vietando quindi a Gab di utilizzare di gestire le donazioni degli utenti a sostegno del sito e il pagamento degli account “premium”. In precedenti dichiarazioni, Gab aveva descritto le mosse di PayPal e altri come atti di “collusione diretta tra giganti della tecnologia”, invitando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ad intervenire.
Stripe, un altro merchant per i pagamenti usato per ricevere gli introiti dati dalle iscrizioni a Gab Pro, ha congelato l’account di Gab per aver violato i suoi termini di servizio, dichiarando una sospensione dei trasferimenti sul conto bancario della società in attesa di un’indagine. Utsav Sanduja, ex direttore operativo di Gab, ha tuttavia affermato che la società e la sua missione sopravviveranno alla “colpa per associazione” e potrebbero fare più raccolte di fondi tramite criptovalute per aggirare il problema.
In precedenza, Apple aveva rifiutato di ospitare l’app del sito nel suo store per iOS e, ad agosto 2017, Google ha rimosso l’app dal Google Play Store per aver violato la politica di incitamento all’odio della società. Microsoft ha dichiarato di aver chiuso gli account di Gab sulla sua piattaforma Azure il mese scorso, dopo che sul sito sono emersi post che difendevano la violenza genocida contro gli ebrei.
Il fornitore di servizi di hosting della società Joyent, ha affermato la cessazione della collaborazione con il sito, secondo un’email pubblicata da Gab su Twitter. Il sito Web di Gab è andato offline domenica sera ed è stato sostituito da una dichiarazione che diceva che il suo servizio sarebbe stato temporaneamente inaccessibile mentre passava a un nuovo provider di hosting. Inoltre, GoDaddy, il fornitore del nome di dominio, ha fornito a Gab un tempo di 24 ore per spostare il proprio nome di dominio su un altro servizio, in quanto il sito ha violato i termini di servizio e contenuti ospitati che “promuovono e incoraggiano la violenza contro le persone”.
Per ultimo, l’account di Gab su Twitter ha avvisato gli utenti sabato circa la presunta prossima misura di allontanamento dai social (Facebook compreso). Una portavoce di quest’ultimo, infatti, ha dichiarato che la società sta riesaminando la presenza di Gab sulla piattaforma.
Un caso analogo
L’episodio di Pittsburgh è solo l’ultimo epilogo episodio violento che ha coinvolto l’estremismo dei social media: Cesar Sayoc Jr, il principale sospettato nell’ambito dell’indagine sui 13 pacchi bomba indirizzati a critici e avversari del presidente Donald Trump, ha avuto una storia analoga di messaggi offensivi e violenti su Facebook e Twitter. Sayoc aveva usato i social media per minacciare e molestare i suoi nemici, e sebbene fosse stato segnalato per le minacce Twitter non ha sospeso l’account. La piattaforma ha successivamente rilasciato delle scuse, sostenendo che è in corso un’indagine per capire come è avvenuta tale mancanza.
Online sono sempre più presenti gruppi, chat room e bacheche che si sono resi piazza per incontri fra nazionalisti bianchi, neonazisti e altri estremisti, e la popolarità delle piattaforme mainstream come Twitter, Facebook e YouTube ha creato ambienti in cui la disinformazione e l’odio sono stati in grado di moltiplicarsi, dando voce alla causa di estremismi. Tuttavia, le piattaforme sembrano aver fatto sforzi sinceri per ripulire le proprie piattaforme e, soprattutto nell’ultimo anni, hanno compreso che al di là del valore etico, la mancanza di attenzione verso i contenuti estremi risulta negativa per gli affari. “Se una comunità online è dominata da pornografia, decapitazioni o suprematisti bianchi, la maggior parte delle persone non penserà che sia un buon posto per le loro foto per bambini” ha dichiarato Micah Schaffer, ex leader della politica di YouTube e Snap, ora consulente tecnologia per la politica.