L’amministratore delegato della casa automobilistica tedesca risponde all’Europarlamento
Se il Parlamento europeo avesse puntato a ridurre le emissioni di anidride carbonica del 40% tra il 2020 e il 2030, “circa un quarto dei posti di lavoro nelle nostre fabbriche sarebbe stato costretto ad andarsene nel giro di dieci anni, un totale di 100mila posti”. Non usa mezze parole l’amministratore delegato di Volkswagen, Herbert Diess, intervistato dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung in merito alla recente discussione all’Europarlamento che ha riguardato i tagli da operare sulle emissioni inquinanti. Una riduzione troppo rapida delle emissioni, ha spiegato il Ceo, sarebbe stata “difficilmente gestibile”.
Perché Volkswagen è contro la decisione dell’Europarlamento?
Diess fa riferimento alla recente presa di posizione green del Parlamento europeo che, nella giornata di ieri, si è espresso favorevolmente sul taglio del 35% delle emissioni di Co2 prodotte dai veicoli entro il 2030. Con 389 voti favorevoli e 239 contrari, gli eurodeputati hanno anche fissato un taglio intermedio delle emissioni pari al 20% per il 2025. La proposta originaria, contro la quale Volkswagen si era da subito schierata, era stata varata dalla Commissione Ambiente di Strasburgo ed era assai più drastica perché chiedeva ai Paesi membri di operare una riduzione delle emissioni del 45% entro il 2030.
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Contrario al testo originale il Partito Popolare Europeo (PPE) che, preoccupato sulle possibili ricadute occupazionali e concorrenziali di un settore cruciale per l’economia del Vecchio continente come quello delle automobili, ha rimodulato la norma prevedendo una riduzione del 15% entro il 2025, del 35% degli scarichi di CO2 per le automobili entro il 2030 e del 30% per i veicoli commerciali. Eccezionalmente contraria anche la Commissione, l’organo esecutivo dell’Unione, che aveva espresso le medesime preoccupazioni. A chiedere una diminuzione più drastica, invece, la Francia che, più di altri Paesi membri, si è fatta portavoce dell’istanza ecologista.
Chi ha vinto e chi ha perso sul taglio delle emissioni
Dunque ha vinto la linea di Volkswagen? O, come malignano taluni, la linea tedesca? Nì. Per i costruttori auto non sarà infatti facile rispettare i nuovi limiti imposti da Bruxelles. Abbassare le emissioni di CO2 del 35% rispetto agli attuali standard li costringerà a produrre gamme di veicoli puntando soprattutto sulle motorizzazioni elettriche e ibride elettriche. Questo perché i costruttori dovranno garantire per legge che le auto elettriche abbiano una quota di mercato del 20% entro il 2025 e del 35% entro il 2030, pena sanzioni salate. Le sole deroghe concesse riguarderanno i costruttori delle “supersportive”, che comunque si riferiscono a una nicchia del mercato.