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Il CTO di XSENSE sarà tra gli speaker di StartupItalia! Open Summit il 18 dicembre. E ci anticipa cosa racconterà al Palazzo del Ghiaccio
C’è un tema che ci sta molto a cuore, quello dell’intelligenza artificiale: è un settore in cui ci sono tantissime startup attive e con idee grandiose che possono cambiare per sempre non solo il comparto tecnologico, ma tutta la società. Per questo l’AI sarà un tema preminente al prossimo StartupItalia! Open Summit: abbiamo chiesto al CTO di XSENSE, una startup attiva proprio in questo campo, di raccontarci qualcosa di più della sua esperienza in questo settore e di quanto ci racconterà al Palazzo del Ghiaccio.
Chi è Marco Menichelli
Chief Technology Officer di XSENSE Corp, Innovation Scinetist di Silicondev S.p.a: la passione e l’interesse di Marco Menichelli per l’intelligenza artificiale risale a più di un lustro fa. Fu allora che diede vita alle prime applicazioni basate sull’AI, riunite sotto il cappello del Leonardo Human Language Code sviluppato da Mayam – startup di cui era fondatore.
L’avventura XSENSE inizia invece nel 2015, con la nascita degli algoritmi Deep Sensing per simulare le strategie di apprendimento umano e applicarle alle macchine. L’AI di XSENSE si avvia quindi a passo spedito a un obiettivo fissato al 2019: e allora che Menichelli e la sua squadra si augurano di riuscire a realizzare la prima intelligenza artificiale generale, capace di gestire l’imprevedibilità della realtà senza alcuno schema predefinito dall’essere umano. Un obiettivo ambizioso, ma che XSENSE punta a raggiungere grazie a un approccio inedito rispetto ad altre startup impegnate nel settore.
L’intervista
Open Innovation: quanto il modello produttivo italiano è già aperto all’innovazione trasversale e quanto ancora bisogna fare?
L’Open Innovation è una strategia intelligente già adottata da svariate multinazionali, anche sul territorio italiano, che permette alle grandi aziende di risparmiare sulle attività di R&D a beneficio del time-to-market. Noi di XSENSE Corp collaboriamo già da tempo con molti system integrator italiani ed esteri ottenendo, ambo le parti, risultati soddisfacenti in termini economici ma soprattutto nell’esplorazione e affermazione della tecnologia in aree di mercato che, nel settore dell’Intelligenza Artificiale, sta assumendo confini sempre più ampi.
In Italia però vi sono diversi vincoli da tener presenti, tra i quali:
- le grandi aziende non fanno affari con ragazzini “in ciabatte”;
- la validazione della tecnologia è molto approfondita. Questo processo tiene conto dello stato attuale del prodotto e non delle release future;
- le startup che puntano a collaborare con grandi aziende italiane, o multinazionali con sede in Italia, devono sapere che l’assistenza al cliente è fondamentale: soprattutto nella prima fase di scouting non ci si può permettere di non seguirlo nelle fasi di testing, che possono durare anche alcuni mesi;
- gli impegni presi vanno sempre mantenuti. Mentre un competitor, già affermato sul mercato, può permettersi qualche ritardo che si perderà comunque in un mare di successi, le startup non se lo possono permettere. La grande azienda che decide di investire tempo, e quindi denaro, in una partnership strategica con una startup, ci mette la faccia: in un mercato piccolo, se non microscopico, come quello italiano ha molto da perdere.
Io penso, per esperienza diretta, che ogni startup tecnologica con un modello di business B2B debba sempre rivolgersi a intermediari già affermati sul mercato (o System Integrator come nel mio caso) per ovvie ragioni: si ha l’opportunità di raggiungere molti clienti trattando con un solo interlocutore, i System Integrator hanno già la fiducia del cliente e sono in grado di garantire verso terzi per le proprie scelte tecnologiche. In molti casi, la scelta delle componenti tecnologiche e/o servizi, viene affidata, dai grandi clienti, proprio ai System Integrator.