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Tre amici e un’intuizione geniale: storia della startup italiana che ripensa le esperienze di viaggio. In attesa del nuovo StartupItalia! Open Summit di dicembre 2017 intervista a Claudio Bellinzona di Musement, una delle dieci startup finaliste dell’ultimo SIOS
Questa impresa è una babele. Nel senso letterale del termine. Ma in fondo non può che essere così, visto che di fatto viaggia intorno al mondo. Ma questo viaggio internazionale ha comunque un passaporto italiano e il punto di partenza è Milano. Così nell’headquarter di Musement, startup d’eccellenza nata nel 2013 e divenuta negli anni PMI innovativa, lavorano profili di sedici nazionalità differenti.
Un team che dall’Italia tesse la sua tela in diversi angoli del mondo. Perché per questa impresa che ha ripensato il viaggio declinandolo con servizi digitali e ad alto valore aggiunto oggi un centinaio di persone si dividono tra Milano, Barcellona, Dubai, Londra, New York. Gestiscono una offerta di diecimila attività e prodotti distribuiti in 450 destinazioni di 55 Paesi differenti e in 7 lingue.
Numeri rilevanti, anche per ciò che è la solidità finanziaria. Nel novembre 2016 Musement ha chiuso il terzo round di investimento per 10 milioni di dollari (8,7 milioni di euro) e oggi opera prevalentemente nel mercato europeo e nord-americano.
L’idea “wow” nel viaggio
Di fatto Musement aiuta viaggiatori a godersi al massimo le proprie esperienze di viaggio nelle destinazioni scelte. Gli utenti possono prenotare velocemente, saltando la fila e dunque risparmiando tempo. «Il vantaggio che offriamo ai viaggiatori è di personalizzare il proprio viaggio e di creare una lista di esperienze da vivere nelle destinazioni selezionate. La prenotazione è molto semplice e gli utenti possono scegliere tra diverse tipologie di esperienze», racconta Claudio Bellinzona, 40enne di Pavia. Insieme ad Alessandro Petazzi, Paolo Giulini e Fabio Zecchini ha lanciato l’app nel 2013 per aggregare attività ed esperienze turistiche dall’alto livello qualitativo, facendo una selezione accurata delle offerte e andando così a soddisfare le esigenze del viaggiatore informato.
Un mercato da 37 miliardi di euro
Di fatto Claudio, Alessandro, Paolo e Fabio hanno scelto di scendere nell’agone digitale, offrendo risposte e provando ad aggredire commercialmente il settore turistico in continua crescita (e con un valore stimato sui 37 miliardi di euro). Eventi sportivi, concerti, fiere, tour e attrazioni, arte e musei, eventi temporanei e offerte esclusive. Tutto in un’unica app, con mappe utili per localizzare le attività e raccomandazioni di altri utenti per vivere al meglio la destinazione. «E poi ci siamo inventati i concierge personali: i nostri viaggiatori hanno a disposizione un network di professionisti in grado di aiutarli a vivere la migliore esperienza di viaggio possibile, con un’assistenza in tempo reale». Già, perché l’esperienza del viaggio ha una forma di sacralità. E per viverla al meglio si è disposti a tutto, anche a mettere mano al portafogli. «Abbiamo colmato un vuoto. Prima mancava in maniera consolidata il segmento dell’organizzazione nella destinazione, cioè cosa puoi fare una volta arrivato nella tua meta».
Da startup a progetto imprenditoriale. Come si fa in pochi anni?
«La storia del nostro business in fondo ha tre anni di vita: al lancio del 2013 è seguita la piattaforma del 2014. La crescita ha varie spiegazioni: di fatto ci occupiamo di servizi a valore aggiunto e abbiamo iniziato ad offrire prima di altri esperienze di viaggio declinate in vari modi. Andando molto oltre la pura esperienza turistica. Abbiamo vissuto in questi ultimi anni una crescita esponenziale del mercato in cui operiamo, ovvero quello del digital travel e in particolare del segmento dell’accesso: oggi tour e attività correlate rappresentano un elemento rilevante nella proposta turistica. Questa crescita sta mutando le caratteristiche del segmento di mercato».
Quando parliamo di accessibilità a cosa facciamo riferimento?
«Direi al vivere appieno l’esperienza del viaggio. Dentro c’è tutto quello che si può immaginare, dall’ingresso nei musei ai tour nelle città. C’è un uso più consapevole del viaggio. E lo rilevano tante indagini di mercato. Aumentano gli utenti individuali che in modo autonomo usano il proprio smartphone e accedono a portali di offerta come il nostro. Un po’ come già succede per il segmento dell’accomodation e delle prenotazioni dei voli».
“Oggi c’è più consapevolezza, più richiesta di servizi a valore aggiunto accessibili dal proprio smartphone”
Qual è l’identikit del vostro utente?
«Abbiamo fatto una serie di analisi che ci hanno permesso di segmentare l’utenza corrente e quella potenziale. Abbiamo individuato quattro segmenti: c’è quello legato al turismo di coppia over 45, con autonomia e capacità di spesa elevata. Un altro segmento è quello delle famiglie con bambini, ovvero del nucleo familiare sulla trentina e quarantina d’anni. C’è poi quello delle coppie giovani senza figli disposte a fare esperienze avventurose e attive e poi quello delle donne millennials che viaggiano da sole per socializzare e per scoprire i luoghi che visitano. Questi ultimi due ambiti sono potenzialmente in forte crescita».
Usabilità e facilità nell’accesso a servizi a valore aggiunto. Ma che mercato avete trovato?
«Il mercato fatica a migliorare in maniera strutturata, perché composto da una miriade di operatori e soggetti sul territorio diversi e frammentati a seconda di storia, capacità ricettiva, tecnologia. Ci troviamo di fronte ad un mondo dei beni culturali di piccoli operatori… quindi frastagliato».
Che trend registrate in questo momento nel settore del turismo?
«Le tendenze di mercato sono una cosa, mentre quelle dell’utenza sono altre. Per esempio il mercato sta lanciando esperienze immersive in cui si mescola la parte reale con quella virtuale. Anche se questo si scontra con una tecnologia ancora imperfetta, si va verso il completamento di un percorso che riguarda a tutti gli effetti una esperienza fisica, reale, quella che contraddistingue la natura stessa del viaggio, della scoperta, dell’incontro verso altre luoghi, culture, lingue. Per migliorare occorre semplificare, rendere più efficiente la fruizione di servizi. Oggi qualsiasi tipo di attività, che non metta a disposizione uno strumento digitale crea ostacoli alla semplificazione».
“Oggi più che mai l’ecosistema deve andare verso la semplificazione, l’ottimizzazione e l’integrazione di servizi, perché questo è ciò che chiedono gli utenti”.
In questi anni di attività la politica vi ha cercato?
«Abbiamo un contatto costante con le istituzioni culturali che operano nel mondo pubblico. Ma noi non abbiamo aspettato nessuno, perché non possiamo permettercelo. Le difficoltà di interazione sono oggettivamente molte, ma facciamo di tutte per trovare le soluzioni migliori. Bisogna andare verso la digitalizzazione degli accessi e l’interoperabilità dei servizi. Comunque ci sono situazioni di assoluta eccellenza, prevalentemente nel nord-Europa e in Olanda. E spero presto possano arrivare anche da noi».
Tre consigli agli altri startupper?
«Primo consiglio: avere obiettivi chiari, anche a medio termine, rispetto al proprio prodotto e servizio. Tutta la chiarezza aiuta nella fase di presentazione. Secondo consiglio: aver ben presente che le persone fanno la differenza. Le loro competenze, ma non solo. Ad essere rilevante è la filosofia con cui partecipano in prima persona al progetto aziendale. Questo nella fase iniziale è fondamentale. Non è un tema solo di skills, ma anche di coinvolgimento, di passione di engagement. In questo caso lavorare diventa un progetto di vita. Terzo consiglio: non aver paura di sbagliare e imparare dagli errori. Le cose si possono fare e rifare velocemente. Anzi, occorre sempre avere un approccio – che diventa in fondo attitudine mentale – per fare e rifare. È successo anche a noi e succede ancora oggi. E aggiungo un altro consiglio per i tanti giovani che escono dall’università e vogliono subito intraprendete una carriera da startupper senza avere interagito già col mondo professionale: provate a vivere una vita in azienda prima della vostra startup, perché vi darà la forma e la sostanza per andare avanti».
Sono aperte le iscrizioni per partecipare sia come pubblico che come startup a StartupItalia! Open Summit il 18 dicembre. Se sei una startup puoi candidarti qui, se vuoi partecipare come pubblico iscriviti qui.