Il National Green Tribunal indiano è intervenuto per ridurre la quantità di rifiuti plastici smaltiti e poi bruciati in discarica. Dal primo gennaio 2017 i commercianti della popolosa città sono obbligati a ricorrere a sacchetti di materiale alternativo e più costoso
In Italia ci sono voluti diversi decreti legge per arrivare nel 2014 al divieto di commercializzare sacchetti di plastica non conformi alle norme e dannosi per l’ambiente. Anche l’India è arrivata dal primo di gennaio a stabilire che è più importante preservare la salute della natura rispetto agli interessi economici. Nella città di Delhi, che conta 16 milioni di abitanti, non sarà più possibile usare non solo le classiche buste di plastica ma anche tutti gli oggetti monouso come bicchieri e posate che contribuivano a rendere il paese uno dei più inquinati e inquinanti al mondo: Times of India dice che il 60% di tutti i rifiuti plastici nell’Oceano sono prodotti proprio dall’India.
La crisi delle discariche indiane
Oltre a un probabile risveglio della coscienza ambientalista indiana, pare però che dietro alla decisione di ridurre i rifiuti plastici ci sia la difficile situazione in cui versano le discariche del paese. Le principali, Okhla, Gazipur e Bhalswa, sono state definite dal National Green Tribunal dei pericoli per la salute pubblica. Questi impianti producono energia dalla combustione dei rifiuti.
La plastica, però, se bruciata, è molto inquinante per l’atmosfera.
Questo pericolo ha suscitato negli anni diverse proteste alle quali la corte ha deciso di rispondere con questa decisione. Il divieto di usare sacchetti e posate usa e getta è un tentativo fatto dalle autorità per scongiurare la chiusura degli impianti ed evitare quindi il caos nella raccolta dei rifiuti a Delhi.
Ridurre i rifiuti in plastica per evitare l’inquinamento dell’aria
«Tutti i consigli comunali, l’autorità per lo sviluppo di Delhi e l’amministrazione della città devono prendere immediati provvedimenti per la riduzione e l’utilizzo dei rifiuti smaltiti in discarica», sono state le parole della corte riportate dall’Indian Express. Gli impianti che bruceranno più plastica del consentito potranno essere multati fino a 7.300 dollari mentre i commercianti potranno essere sanzionati fino a 150 dollari. Per loro vale anche l’imposizione di non depositare in spazi pubblici gli scarti della loro attività. Il tribunale ha anche costituito un gruppo di ispezione che ogni sei settimane produrrà dei rapporti e ogni due mesi visiterà gli impianti per controllare che tutto proceda secondo le norme.
La reazione dei commercianti
Il divieto non sembra essere stato ancora ben compreso da tutti commercianti indiani che temono lo spostamento della clientela dagli esercenti che lo fanno rispettare verso chi continua a usare le buste di plastica. Non è poi ancora chiaro cosa succederà a coloro che hanno questi oggetti in vendita sui loro scaffali. La soluzione adottata dai venditori che vogliono essere in regola per il momento è quella di far pagare i sacchetti di materiale alternativo e quindi più costosi ai clienti che sono quindi tentati di andare alla ricerca di chi continua a distribuirli gratis. Il divieto imposto dal National Gree Tribunal non è il primo tentativo fatto dalle autorità per intervenire sulla questione ambientale. Ci avevano provato anche nel 2009 con hotel, ospedali, centri commerciali e grossi commercianti. Il controllo del governo sulla produzione e la distribuzione dei sacchetti è però complicato anche per la resistenza dei venditori che vedono questa imposizione come un danno per la loro attività.