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Durante il workshop The Food Makers a #SIOS17 si è parlato di cibo, dal campo alla forchetta, e di come la tecnologia può rendere il settore Food sostenibile e in grado di sfamare 9 miliardi di persone. Ecco di cosa si è discusso
Il settore agroalimentare è quello che più di ogni altro puó essere rivoluzionato dal digitale. Dal campo alla tavola i modi in cui intelligenza artificiale, robotica, big data e blockchain possono cambiare il modo con cui il cibo viene prodotto e costumato sono una infinità. Di come immaginare e promuovere il cambiamento si é discusso durante The Food Makers, il workshop che si é tenuto durante #SIOS17 – StartupItalia! Open Summit.
“Sono i Millennials il motore del cambiamento. Se il settore food non guarda ai bisogni dei giovani presto riceverà il conto”, pronostica Marco Gualtieri, fondatore di Seeds&Chips, l’evento che ogni anno porta a Milano i food innovator di tutto il mondo e che quest’anno ha visto la partecipazione di Barack Obama. “Il nostro obiettivo è mettere al centro della food innovation a livello globale Milano. Quest’anno abbiamo avuto l’ex presidente Usa, l’anno prossimo quattro speaker di altissimo livello. Ma siamo andati oltre: abbiamo lanciato un focus sull’acqua e presto faremo un programma televisivo“.
Molti guardano all’innovazione nella parte finale della filiera agroalimentare, ma moltissimo si può fare in quella iniziale. Le aziende agricole italiane sono poco digitalizzate, ma potrebbero avvantaggiarsi enormemente dagli strumenti messi a disposizione dal progresso tecnologico. “Grazie all’agricoltura di precisione gli agricoltori possono gestire in maniera più efficiente le attività in campo, registrando risparmi significativi e una riduzione dell’impatto sull’ambiente“, spiega Antonio Marzia, vp of connected services di CNH Industrial, il gruppo che controlla il marchio di mezzi agricoli New Holland. “I trattori oggi generano una mole enorme di dati, i Big data appunto. Noi abbiamo messo a disposizione questi dati al maggior numero possibile di service provider con lo scopo di creare un ecosistema di servizi per i nostri clienti finali”.
Uno dei settori di maggiore fermento é certamente quello del food delivery. Foorban è una startup attiva nel restaurant delivery, nella preparazione cioè di cibo e nella sua consegna a domicilio. Un settore affascinante, ma molto difficile per gli alti costi di gestione, che ha messo fuori gioco diversi operatori nel mondo. “La nostra strategia è puntare sulla pausa pranzo e sulla compressione dei costi di logistica“, spiega Stefano Cavaleri, fondatore di Foorban. “I primi successi sono arrivati e grazie all’accordo con Amazon per fornire pasti ai dipendenti della loro sede siamo cresciuti ancora di più”.
Per chi il cibo se lo vuole preparare in casa, ma non ha voglia o tempo di farlo, Barilla ha lanciato Cucina Barilla. “Si tratta di un forno che cucina da solo differenti tipologie di pietanze”, spiega Matteo Gori, managing director di Cucina Barilla. “Basta inserire un kit di ingredienti pensato appositamente per Cucina Barilla e il gioco è fatto”.
Spesso le grandi aziende fanno fatica ad innovarsi e per questo guardano al mondo delle startup come fonte di ispirazione e di partner. “Alle corporate manca l’agilità delle startup”, ha ricordato Fabio Beninati, product innovation manager di Amadori. “Per questo per noi è importante guardare alle esperienze delle startup. La sfida è saper innovarsi restando al passo con un mondo che cambia in maniera molto veloce”.
Andrea Monti, general manager di Altromercato, ha invece voluto porre l’accento sulla sostenibilità sociale del cibo che consumiamo ogni giorno. Mentre Antonio Perdichizzi, ceo di Tree e vicepresidente del Future Food Accelerator, ha ricordato come la vera sfida del momento sia riuscire a sfamare nove miliardi di persone in maniera sostenibile per l’uomo e l’ambiente. “Il nostro compito è trovare le innovazioni vincenti che saranno le tradizioni del futuro“, ha ricordato Perdichizzi, sottolineando l’importanza per l’agroalimentare italiano di saper guardare avanti con i piedi ben piantati nella tradizione.