Il progetto di Milena Mastropierro ruota intorno alla coltivazione e alla distribuzione di semi commestibili dalle straordinarie proprietà nutrizionali e antiossidanti. «C’è un interesse crescente su questi prodotti anche in Italia»
I micrortaggi sono plantule commestibili con straordinarie proprietà nutrizionali e antiossidanti, con un’elevata concentrazione di vitamine C, E e K, tanto da essere definiti super food. Sono, più precisamente, semi di ortaggi non portati a completa maturazione, il cui ciclo produttivo varia da 10 a 15 giorni, e che si presentano con foglioline di diverse forme e colorazioni, a seconda del tipo di ortaggio, e dal gusto intenso. Molto diffusi nel Nord Europa e in America, i micrortaggi stanno progressivamente facendo il loro ingresso in Italia, attirando l’attenzione di startup come Migreen Food, nata a Terlizzi (provincia di Bari) da un’idea di Milena Mastropierro, classe 1988, e che ha partecipato a Seeds&Chips, the Global Food Innovation Summit. «Si è iniziato a parlare di micrortaggi con Expo Milano – dice Milena – e la presenza di Migreen Food a Seed&Chips testimonia come ci sia un interesse crescente su questi prodotti anche in Italia. Il mondo culinario è concentrato sui valori nutrizionali degli alimenti e sul matching tra innovazione e mangiare sano che, molto più di Internet, può influire sulla quotidianità dei consumatori». La startup, operativa da luglio 2016 e autofinanziata, sta portando avanti un lavoro sperimentale che vede quasi il 70% delle attività concentrate in R&S e che, nel giro di 3 anni, dovrebbe permettere di estendere la distribuzione di micrortaggi dalla sola provincia di Bari all’intero territorio regionale, alla GDO (grande distribuzione organizzata). Proprio Milena Mastropierro racconta a StartupItalia! i primi passi di Migreen Food e l’innovazione che c’è dietro questa startup.
Una laurea in International Management e la costituzione di una startup che produce micrortaggi. Com’è avvenuto “il salto”?
«Dopo la laurea, sono seguite alcune esperienze lavorative ma avevo ben chiara la volontà di realizzare qualcosa nel mio territorio che mi appartenesse e rispecchiasse i miei interessi. Ho iniziato a consultare alcuni studi sui micrortaggi condotti da istituti di ricerca americani per poi scoprire che uno dei centri di riferimento in Italia era proprio presso la facoltà di Agraria dell’Università di Bari. Avevo a disposizione una stalla abbandonata di 90 mq e da lì è iniziato tutto: è stata completamente rimessa in piedi e ristrutturata per ospitare le attività di Migreen Food».
Come avviene la coltivazione dei micrortaggi?
«Dieci metri quadri del capannone sono occupati da un impianto di coltivazione intensiva indoor, con un sistema multistrato di quasi 2 metri e mezzo di altezza dotato di led specifici, alimentati da energia fotovoltaica, in modo da avere un prodotto fresco tutto l’anno ma riducendo l’impatto ambientale. In uno spazio così “ridotto”, si può raggiungere un’alta capacità produttiva: parliamo di 140 cartoni a settimana, ognuno contenente 8 vaschette da 250 grammi di micrortaggi freschi e completi di substrato».
Che tipi di micrortaggi produce Migreen Food?
«Principalmente a km 0 e che richiamano i sapori tipici della Puglia: per esempio i micrortaggi delle cime di rapa. Sia il processo di coltivazione che di selezione dei prodotti è supportato dalle professionalità di esperti del settore, con cui sono state strette delle partnership: il dott. Lucarelli, agronomo e consulente tecnico, e Felice Sgarra, Chef con Stella Michelin che segue la parte relativa al gusto e al sapore. I micrortaggi sono usati principalmente con una funzione decorativa del piatto, vista la varietà di colorazioni, per cui sono molto diffusi nel mercato dei ristoranti gourmet, ma un’attenta individuazione dei sapori (che, per esempio, ha fatto escludere il micrortaggio di rucola), permette di usarli come complemento ad altri ingredienti, per creare insalate, bruschette, contorni e piatti vegani».
Una volta fuori dall’impianto, dove finiscono i micrortaggi?
«Attualmente, grazie a una partnership con un distributore pugliese, arrivano in alcuni ristoranti e sale ricevimenti della provincia di Bari ma l’obiettivo, entro l’anno, è di coprire anche le province di Taranto, Brindisi e Lecce, per poi sbarcare oltre i confini regionali e nella GDO».