Sogni, fallimenti, successi e drammi, dietro l’origine di Bakeca.it, il portale di annunci da 12 milioni di visitatori al mese
È il 2005 quando Paolo Geymonat invia una email a Nader Sabbaghian per parlargli di un’offerta di lavoro (rifiutata) e di un’idea straordinaria. I due hanno si sono fatti le ossa in Chl, uno dei primi siti di e-commerce in Italia, Nader come direttore marketing, Paolo come esperto di media buying. Nella email gli parla di una multinazionale che lo ha cercato, un sito di annunci Kijiji di proprietà di eBay che gli ha proposto la direzione per il mercato italiano: «Comunque sai io voglio fare l’imprenditore. Preferisco. Di mettere su una roba come Kijiji non saprei proprio da dove partire. E se sapessi da dove partire (e senza soldi) me la metterei su per i c… miei» scrive Paolo nella prima di una serie di scambi che porteranno alla nascita di Bakeca.it, il celebre portale di annunci che oggi ha 12 milioni di visitatori al mese e un fatturato nel 2015 di 4,5 milioni di euro.
Il sogno: fare il Craigslist italiano
Il modello di ispirazione è Craigslist, celebre portale americano che ospita annunci di ogni tipo (lavoro, eventi, acquisti, incontri e vari servizi). Paolo lo conosce e capisce anche perché i suoi competitor, come Kijiji, stiano puntando tutti sull’Europa, mentre Craigslist ha il monopolio in America. Ma in Italia c’è ancora uno spazio vuoto da occupare e la prima email a Sabbaghian del 22 marzo 2005 segna il primo embrione di quello che sarà poi Bakeca.it. Solo un giorno dopo registra il dominio (“con la K al posto del CH come si usa tra giovani via SMS”) e ne blocca anche un altro, epiteca.it, che significa bacheca in greco: «Ho già tre tecnici di fiducia che mi presenteranno un progetto di fattibilità con tempi e costi entro settimana prossima di un sito del tutto analogo a Craigslist. Ora bisogna che mi vengano in mente delle buone idee di marketing per l’early stage» scrive Paolo.
30 mila euro per partire
Nelle email che seguono, Paolo è un fiume in piena. Pianifica tutto dai costi alla promozione (30 mila euro, 15 per il sito e gli altri 15 per attività di guerrilla marketing) e pensa di lasciare la “bakeca” gratis dall’inizio per spingere le persone a postare annunci. Inizia a comporre il team (“tutti giovani, internetiani e tecnicamente validi”). Tra loro Nicola Canonico di Easybit, società specializzata nella costruzione di siti online e strategie di web marketing, e Alessandro Rivetti che gestisce i conti della società e farà strada fino a diventare amministratore delegato. In una email inviata al nucleo iniziale della squadra (5 persone) spiega qual è l’idea di sito che ha in mente. Paolo scrive che l’iniziativa va autofinanziata nella fase di early stage. Punta a un sito minimale nel più breve tempo possibile con un lancio su Torino e poi su altre città italiane. E poi mette in guardia la squadra sui rischi dell’avventura: «L’iniziativa pur molto promettente è a rischio, i partecipanti ne sono coscienti. Non presuppone nella fase di startup alcuna entrata corrente, anzi pur nel massimo contenimento solo uscite».
Un bus giallo chiamato Bakeca
Il primo aprile del 2005 parte il conto alla rovescia: “Mancano 59 giorni, 20 ore, 26 minuti e 56 secondi al lancio del primo sito di annunci gratuito in Italia”. Ma manca ancora l’idea nel marketing che può fare la differenza. Paolo chiama un amico che ha un’azienda che progetta e costruisce stand e allestimenti speciali. Va a trovarlo e fa con lui un giro in magazzino: «Coperto da assi e teli c’era uno scuolabus americano, tipo quello dei Simpson. Me lo sono subito immaginato davanti alle università, alle discoteche, nelle piazze. “Prendilo: è tuo” mi ha detto. “Mi piace l’idea di Bakeca. Avrà successo, partecipo volentieri”».
Il primo giugno del 2015 lo scuolabus era davanti al Bar Rattazzo a Milano: «Abbiamo identificato dei community leader, qualcuno che sarebbe stato portatore del passaparola. Quel community leader era proprio lo studente».
Il bus gira per tutte le università italiane per tre anni, tra multe, ricorsi, sequestri e dissequestri, guasti e riparazioni, riesce a entrare nel cuore degli studenti italiani.
Una strategia che si accompagna a quelle Seo, con l’assunzione di Michal Gawel, all’epoca giovane studente polacco, oggi uno dei massimi esperti di Seo in Italia. Per Geymonat venuto dalla prima new economy dove in qualità di media buying comprava più di 50 miliardi di lire di spazi pubblicitari, è una rivoluzione: «Bakeca.it è stato il laboratorio dove ho messo in pratica tutto quello che avevo imparato a non fare durante la mia prima web-esperienza con CHL» spiega Geymonat.
Il primo annuncio
«Ragazzi, abbiamo il primo annuncio» grida un membro del team alle 2:30 di notte. È un ragazzo che vende semi di marijuana. Sul consiglio dell’avvocato cancellano il messaggio. Gli annunci si moltiplicano, come le visite, Bakeca.it cresce e bene, ma non tutti pare fossero contenti. Un terribile attacco hacker nel 2006 mette in serio pericolo la sopravvivenza del sito. Un vero bombardamento con il team che deve compattarsi e resistere: «Avremmo dovuto caricare i server sul furgone e guidare tutta la notte sull’autostrada. Mi sono visto alla guida del furgone con un carico di un milione di annunci nella notte» racconta Geymonat. Vincono la battaglia anche con un po’ di fortuna, il provider riesce a chiudere l’accesso al traffico internazionale e il giga di banda che hanno a Milano è sufficiente.
Per la difesa spendono 100 mila euro in 5 giorni: «Confrontandoci con amici esperti del settore della criminalità e pirateria informatica siamo arrivati a una conclusione della quale siamo convinti: l’attacco è stato sferrato da pirati informatici che hanno ricevuto uno specifico mandato e sono stati profumatamente pagati) da qualcuno con la precisa intenzione di danneggiarci» si legge sul comunicato apparso sul sito di Bakeca all’indomani dell’attacco.
Il cambio alla guida
È la data in cui scompare all’età di 45 anni Paolo Geymonat. Il bus giallo che è partito ben 4 anni prima, si è fermato per salutare l’imprenditore illuminato da cui è partita una straordinaria avventura di un’azienda che continua a prosperare. Lo scorso anno Bakeca ha festeggiato i 10 anni di vita. Alessandro Chiaffredo è oggi alla guida del gruppo che dà lavoro a 60 persone, ha una media di 12 milioni di visitatori al mese e un fatturato che in quattro anni è passato da 2 milioni del 2011 a 4,5. Il 25% delle revenue viene dai classici banner che si vedono su altri portali. La parte restante proviene dai servizi che garantiscono più visibilità agli utenti che pubblicano inserzioni a pagamento, secondo il modello freemium.
Lo spirito di Bakeca degli esordi, del suo fondatore Geymonat, rimane vivo in azienda ed è racchiuso in un bel volume dal titolo “La troppa breve vita di un sognatore” (a cura di Sergio Chiarla) da cui è tratto il materiale riportato in questo articolo. Il libro segue le origini della nascita di Bakeca e offre spunti e consigli ai lettori attraverso le parole del fondatore: «Come si vince online? Pensando agli utenti, invece di preoccuparsi del modello di business, ovvero di come si faranno i soldi. Le imprese di successo sono partite con una chiara idea della cosiddetta “proposta di valore” per gli utenti. Prendiamo Google: prima ha offerto un servizio di ricerca gratuito, poi ha pensato a come monetizzarlo».