Chi è Igor Seoane Miñán, il creatore di Rojadirecta. La sua storia, il suo rapporto con la giustizia, la battaglia con Google, e questo strano arresto che rende tutto più intricato
Lo hanno arrestato mentre percorreva il corridoio di un tribunale in Galizia, a La Coruna. Ancora con il casco in mano, la moto parcheggiata fuori e la faccia di chi crede di essere nel giusto. Da sempre. Igor Seoane Miñán, 33 anni a gennaio, è il proprietario di Rojadirecta, il portale che trasmette i principali appuntamenti sportivi in diretta, senza pagare alcun diritto. Una pratica che ha fatto arrabbiare moltissime reti televisive che per quei diritti, in tutto il mondo, di soldi ne hanno sborsati tanti. Tantissimi. Igor è diventato l’eroe di chi non può permettersi di installare una parabola o pagare un servizio pay-per-view. Basta accedere al sito spagnolo per godersi uno spettacolo altrimenti proibito. Ad accogliere gli utenti c’è la caricatura dell’ex arbitro Pierluigi Collina con un cartellino rosso in mano.
Ma la cosa più interessante di questa vicenda è che non si conoscono i motivi dell’arresto. I media spagnoli parlano solo di una vicenda che risale al 2015 ma essendoci il segreto istruttorio, i particolari non sono stati ancora rivelati. Non è detto, insomma, che riguardino la violazione della proprietà intellettuale.
La storia di Igor Seoane Miñán
La prima cosa da sapere è che non ama la fama e l’attenzione del pubblico. Non esiste, ad esempio, una pagina Wikipedia che ne racconti le gesta o biografie curate. Non esiste nemmeno una sua foto ufficiale, o qualche indizio in rete su come possa essere in realtà. Ma alcune informazioni sono state messe in fila dal portale spagnolo El Mundo e quella che traspare è una vita che sembra uscita da uno sceneggiato televisivo.
Igor ha una certa affinità con i tribunali, le chiacchierate con la polizia, gli avvocati. Il racconto de El Mundo si apre proprio con un aneddoto che descrive in pieno il suo carattere: «È stato divertente perché mentre gli agenti cercavano di convincerlo, gentilmente, a chiudere il suo sito web, ammettevano di aver visto molte partite grazie al suo servizio. E di fronte alle accuse dei rappresentati delle grandi reti, che minacciavano di rovinarlo, è rimasto impassibile. Saranno i tribunali a deciderlo, ripeteva loro».
Rojadirecta era nata da pochissimo e di anni, Igor, ne aveva appena 22. Certo, essere accompagnato da avvocati di grande esperienza, fama e ben pagati doveva dare una certa sicurezza. Il padre, infatti, è un imprenditore di successo che ha costruito un vero impero con i materassi.
Otto anni dopo questa vicenda, Rojadirecta si è trasformato nel più grande sito web del mondo di indicizzazione di contenuti sportivi. Non li crea. Li raccoglie e fa da mediatore con il pubblico. Chiamatelo cavillo, se volete, ma è quello che dà forza al giovane galiziano nelle aule di tribunale di tutto il mondo. Igor, del resto, non si è mai nascosto mantenendo la sede fiscale di Rojadirecta a Arteixo, cittadina di 30mila abitanti famosa anche per aver dato i natali ad un’altra grande azienda spagnola: Zara.
Scuole esclusive, le battaglie con Google
Igor frequenta una delle scuole private più esclusive della Spagna, il Collegio Obradoiro Coruna, dove diventa una vera leggenda. Crea giochi, siti e arriva a dare lezioni di informatica ai suoi colleghi: «Ne sapeva più degli insegnanti e non era un allievo facile da gestire». I genitori lo mandano a studiare in Catalogna ed è proprio in quegli anni che ha l’intuizione giusta.
Vedere le partite della Liga era un desiderio non tanto nascosto di molti suoi coetanei. Serviva un’alternativa e così nasce Rojadirecta, un sito, oscurato a più riprese, che secondo le ultime stime fattura intorno ai 2 milioni di euro grazie alle pubblicità e agli accessi.
Nel frattempo Ivan gira l’Europa. Studia in Irlanda e in Finlandia. Apprende le lingue. Secondo El Mundo parla anche l’inglese, il portoghese e si difende egregiamente con il francese e l’italiano. Sono gli anni in cui i genitori, intuendo il problema che Rojadirecta poteva creare, cercano di convincerlo a tornare in Galizia e ha occuparsi delle aziende di famiglie. Ma il massimo che ottengono è la gestione, a distanza, di tutto quello che riguardava i siti web. Ivan, dal canto suo, ha già registrato la prima grande vittoria nei tribunali spagnoli.
Dopo 4 anni di udienze, nel 2010, sconfigge Google che lo aveva citato in giudizio per cercare di recuperare il dominio google.es, registrato dal giovane galiziano. Non è la prima volta che sfrutta dimenticanze del genere. Ad esempio è suo anche gmail.es. Almeno secondo quando riporta sempre El Mundo.
2007, ci prova inutilmente anche Prisa
Prisa è uno dei gruppi editoriali più potenti della Spagna. Nel 2007 prova a fermare Rojadirecta portandola in tribunale con la stessa accusa: violazione della proprietà intellettuale. Il racconto che i dirigenti fanno dell’incontro con Igor vale più di mille bografie: «Ci sorprese il suo equilibro, la sua eleganza e il fatto che fosse molto giovane. Parlava con sicurezza mentre il padre cercava di negoziare. Era accompagnato dai migliori avvocati in quel campo, alcuni provenienti dalla Catalogna».
E anche in questo caso Rojadirecta ne esce illesa. Un’altra vittoria che dà forza alla figura di un giovane in lotta contro i poteri forti. E che alimenta la sua leggenda. Successivamente anche Mediaset e Canal Plus hanno intentato cause simili che hanno portato a parziali oscuramenti di un sito che oggi, nonostante tutto, è ancora al suo posto.
Le battaglie negli Stati Uniti d’America
Nel 2011, il Dipartimento di Giustizia americano chiuse Rojadirecta.org, insieme ad altri siti che fornivano servizi simili. La motivazione? Non è difficile indovinarla: “Per aver riprodotto o distribuito materiale protetto da copyright senza autorizzazione”. Ma non è una vittoria che dura a lungo. Nel 2012 il dominio viene restituito, anche perché al fianco di Igor scendono alcuni tra i migliori avvocati della Silicon Valley.
Negli ultimi dieci anni, il giovane galiziano ha passato molto tempo nei tribunali. Per lo più rilasciando sempre la stessa dichiarazione: «Rojadirecta svolge solo il ruolo di intermediario. Sono gli utenti a segnalare i link per guardare le partite. Non abbiamo alcun rapporto di tipo commerciale con nessuno, ma ci limitiamo a gestire la parte tecnica del sito». Ora arriva questo nuovo arresto che potrebbe scrivere un altro capitolo. Sì, perché per la prima volta il capo d’accusa potrebbe non riguardare la trasmissione delle partite ma qualcosa di più complesso. Staremo a vedere.