In un webinar, il guru della cybercultura e co-fondatore di Wired ha provato a immaginare quali saranno le tecnologie più importanti nel futuro
Chi lo conosce, sa che è un grandissimo ottimista. E infatti lo ha ripetuto anche ieri, nel suo webinar sul futuro delle tecnologie, all’inaugurazione del PwC Experience Centre di Roma: “Questo è il tempo migliore della storia per fare qualcosa”. Dice proprio “to make something”, dove il verbo “make” si porta dietro un intero movimento – quello dei makers – di tecnologie, della cultura del fai-da-te e della prototipazione che stanno facendo la quarta rivoluzione industriale. Kevin Kelly è uno dei protagonisti di questo movimento, e in modo più ampio è stato uno dei protagonisti del mondo della tecnologia e degli hacker, nel senso originario del termine. Nel 1983 prende parte all’iniziativa editoriale visionaria e avvenieristica del Whole Earth Catalog di Stewart Brand, che è stato il primo giornale completamente dedicato agli hobbisti, agli “smanettoni”, a tutti gli appassionati di tecnologia: il periodico elencava fornitori, kit, attrezzi e innovazioni che si potevano ordinare per posta. Dieci anni dopo, nel 1993, Kelly è tra i fondatori di Wired.
“Quello che succederà in futuro è veramente difficile da prevedere – comincia Kelly in collegamento dalla California, dove vive – ma nei trend attuali possiamo identificare due importanti tecnologie che secondo me faranno la differenza nei prossimi 25 anni. Sono entrambe tecnologie abilitanti, cioè che permettono ad altre tecnologie di evolvere”.
L’Intelligenza Artificiale. Ancora più intelligente
La prima tecnologia che Kelly nomina è l’Artificial Intelligence, l’intelligenza artificiale. “La stiamo già usando ampiamente. Anzi per molte cose abbiamo addirittura smesso di chiamarla AI e la chiamiamo in altri modi: machine learning, big data, ecc. Ma l’intelligenza artificiale ormai la usiamo per far volare gli aerei, negli ospedali, negli uffici, praticamente in qualsiasi cosa”.
L’intelligenza artificiale del futuro, però, secondo Kelly, sarà ancora più potente di quella che conosciamo oggi: “Con l’AI tu puoi insegnare a un computer a giocare a un videogioco che non ha mai giocato, ormai le macchine hanno dei sistemi per cui imparano da sole le cose che non conoscono. Diciamo che oggi, il nostro gps, il nostro smartphone, lo stesso google, è già molto più intelligente di noi. Il motivo per cui mettiamo una intelligenza artificiale in una macchina è perché guida in modo diverso dagli uomini, guida molto meglio: gli uomini non dovrebbero più guidare”. I progressi che l’AI sta facendo ci porteranno a sviluppare nuove intelligenze artificiali, di tipo diverso: “Nella nostra mente abbiamo molti diversi tipi di intelligenza. Anche gli animali li hanno, più o meno sviluppati dei nostri. Ma in futuro creeremo nuove tipologie di pensiero, arriveremo a strumenti che non esistono in natura”. Questo concetto è un po’ ostico, ma Kelly insiste: “We are gonna make new kind of minds”, creeremo nuove tipologie di menti, naturalmente robotiche, capaci di “pensare in modo differente”. Non si tratta di fare macchine più intelligenti, perché lo sono già: si tratta di creare robot che pensano in modo diverso, e che proprio per questo ci aiuteranno a realizzare nuovi modi di fare soldi, lavorare e innovare.
Ci aiuteranno a pensare a nuovi modi di pensare.
Un’altra ragione per cui, secondo Kelly, l’AI sarà la protagonista del nostro futuro è che l’abbattimento del suo costo e delle sue dimensioni la renderanno una “commodity”, cioè la renderanno alla portata di qualsiasi persona. “Tutto quello a cui verrà aggiunta l’AI verrà trasformato e questa sarà la formula per i prossimi anni: prendere qualcosa, qualsiasi cosa, e aggiungerci l’intelligenza artificiale. Questa sarà la trasformazione più grande”. I robot sono destinati a prendersi in carico tante attività che prima svolgeva l’uomo. Ma il rischio di perdere posti di lavoro, secondo Kelly, non sussiste: “Porteranno via molti posti di lavoro ma ne creeranno altrettanti, perché le AI lavorano in modo diverso da come facciamo noi. In futuro non verremo pagatii per lavorare con le intelligenze artificiali ma verremo pagati per il modo in cui riusciremo a lavorare a fianco a esse”. Infatti Kelly ha ricordato che l’IBM ha realizzato un robot che ha battuto il campione mondiale di scacchi: “Ma il campione mondiale non potrà mai essere un robot: sarà un team formato da un uomo e da un robot”.
L’esperienza della realtà virtuale
La seconda tecnologia che cambierà il mondo è la realtà virtuale. Per un motivo molto semplice: offre un’esperienza. “La classica dimostrazione della Virtual Reality è la situazione in cui sei sul bordo di un burrone. Tu lo sai che sei in una stanza e non stai per precipitare, ma ti senti comunque come se stessi per morire. Questo perché la VR funziona con la parte del cervello che si occupa delle sensazioni, non della ragione”. Secondo Kelly “l’esperienza della VR sta diventato la nuova moneta” e sta cambiando Internet.
Siamo passati dall’internet della conoscenza all’internet dell’esperienza, ed è un cambiamento fondamentale.
La sensazione che offre la VR è un’esperienza fisica, per questo molto potente. “Ma una cosa ancora più potente è quando ci sono altre persone nella realtà virtuale. Noi sentiamo che la persona è li, abbiamo il contatto visivo, c’è la somiglianza, il modo in cui cammina. Sappiamo che non è fisicamente lì, ma sentiamo che è lì”.
Il futuro è degli ottimisti
Quando qualcuno gli chiede che cosa negli ultimi anni non si sarebbe mai aspettato risponde: “Tutti quei gattini su internet”. Poi, però, aggiunge: “Gli user generated content sono stati una sorpresa inaspettata. La più grande fabbrica di contenuti del mondo, Facebook, non fa contenuti. Se ci pensiamo, è incredibile”. Nonostante viviamo in tempi difficili, per le guerre, le migrazioni e la crisi, Kevin Kelly è positivo sul futuro: “Penso che i prossimi 30 anni saranno il tempo migliore del mondo per fare qualcosa. Ci saranno strumenti migliori e saranno distribuiti in modo più eguale. Molte più persone nel mondo avranno l’opportunità di iniziare un’attività, rispetto ai 30 anni che ci hanno preceduto ci sono così tante cose che possiamo fare che prima erano impensabili.
Quello che verrà sarà il tempo migliore di sempre per inventare cose e aprire startup.
L’impossibile succede. Anni fa nessuno avrebbe pensato che sarebbe stato possibile inserire un computer in una porta, eppure oggi è proprio così. L’ottimismo decide il futuro, alla fine sono gli ottimisti che decidono come va il mondo”.