Oggi è la giornata di Exomars, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea (con tantissima Italia), che porterà un lander sul suolo di Marte. Qui abbiamo messo insieme un po’ di Storia, di informazioni tecniche e suggerimenti su dove vedere l’atterraggio in diretta.
È un giorno storico per l’Europa e per l’Italia. Alle 16.45, minuto più, minuto meno, la sonda Exomars atterrerà su Marte, anche se l’ufficialità (e la riuscita dell’operazione) verrà data solo alle 18.30. Un conto alla rovescia, iniziato 7 mesi fa, che segna un grande traguardo per l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), e per quella italiana (Asi). Un successo atteso, voluto, sperato. E che ora fa trattenere il respiro.
La missione Exomars
Exomars è una missione che ha obiettivi scientifici di primaria importanza: dalla ricerca di tracce di vita su Marte, all’analisi geochimica del pianeta; dalla rilevazione di aspetti geofisici e ambientali, all’identificazione di possibili rischi per future missioni umane. Quelle che, nelle settimane passate, sono state annunciate da Elon Musk, prima, e Barack Obama, dopo.
Come è fatta la sonda ExoMars
Exomars è costituita da due parti:
- una sonda madre, ExoMars Trace Gas Orbiter (TGO) che, entrata nell’orbita di Marte, vi rimarrà per 4 anni ad un’altezza di circa 400 chilometri;
- una sonda figlia, Schiaparelli, il lander che si poggerà sulla superficie del pianeta.
La missione è destinata a terminare nel 2020 con l’arrivo su Marte di un vero e proprio Rover, dotato di una trivella italiana, che penetrerà rocce e catturerà diverse tipologie di informazioni.
TGO, che è grande quanto un’utilitaria e tre volte più pesante, fornirà i dati per sviluppare mappe 3D e rileverà la presenza di gas, come il metano, nell’atmosfera; Schiaparelli, una sorta di disco dal diametro di un metro e mezzo e pesante 600 kg, studierà le condizioni ambientali che la circonderanno, come le tempeste di sabbia. La sua vita sarà molto breve, poco più di una settimana, ma intensa.
La storia (in breve) dell’esplorazione di Marte
Exomars dovrebbe essere, come detto, la prima sonda europea ad arrivare su Marte. Qui usiamo il condizionale più che altro in segno di scaramanzia. Del resto, come spiegato qui, arrivare sul pianeta rosso non è affatto facile.
Il primo veicolo spaziale a orbitare intorno a Marte fu sovietico: la sonda Mars 2, nel 1971. Mars 3, poco tempo dopo, riuscì anch’essa nell’impresa, lasciando cadere con successo un lander sulla superficie. Eravamo agli inizi per cui non sorprende se quella tecnologia rimase in vita appena 20 secondi. Nel 1976, invece, le due sonde Viking furono le prime a inviare immagini altamente dettagliate della superficie marziana. Coprirono il 97% del territorio.
Nei successivi vent’anni si assistette a numerosi incidenti, errori e fallimenti. Comprese le sonde Phobos 1 e Phobos 2, lanciate dall’Unione Sovietica nel 1988 per studiare Marte e le lune Phobos e Deimos. Le comunicazioni con Phobos 1 si interruppero presto, mentre era in rotta verso Marte, mentre Phobos 2 riuscì almeno a inviare diverse immagini. Ma la missione fallì non riuscendo a inviare nessun lander.
Ci riuscì, nel 1997, il Mars Pathfinder. Il piccolo rover trasportato al suo interno, Sojourner, camminò sulla superficie per molte settimane, analizzando rocce e catturando l’attenzione del pubblico.
La prima volta che tutto sembrava, per davvero, reale. Vicini, come non mai.
Per l’Europa e la Russia, invece, ci sono state, spesso, cattive notizie. I lander di Mosca, come Mars ’96, che trasportavano diversi esperimenti europei, furono protagonisti di incidenti sia alla partenza che all’arrivo. Nel frattempo anche il Mars Climate Orbiter statunitense, nel 199, e altre sue “sorelle”, si persero durante le fasi di atterraggio.
Una sorte diversa, nel 2001, toccò a Mars Odyssey che riuscì a raggiungere l’orbita dando vita a esperimenti che comprendevano un’osservazione più completa, e mai vista prima, di Marte. Il nuovo millennio, del resto, sancisce il successo di rover come Spirit, Opportunity e Curiosity, e missioni come Phoenix, che hanno compiuto analisi esaustive e particolari, inviando foto panoramiche, anche a 360°, di incredibile bellezza.
Il precedente (poco fortunato) dell’Europa
Il 2 giugno 2003, in Kazakistan, iniziò la missione Marx Espress. L’unico vero precedente dell’Agenzia Spaziale Europea prima di Exomars. E non si tratta di un bel ricordo visto che fu un fallimento. Almeno a metà. La sonda era composta dal modulo Mars Express Orbiter (che è ancora in orbita, perfettamente funzionante) e dal lander Beagle 2 progettato per studiare la geologia del pianeta e per cercare prove della presenza di vita.
L’Orbiter entrò correttamente nell’orbita di Marte il 25 dicembre 2003. Sei giorni dopo aver rilasciato il lander Beagle 2 di cui si persero velocemente le tracce. Il 6 febbraio del 2004 fu dichiarato ufficialmente perso. Un fallimento che ha insegnato molto e che ha portato allo sviluppo, successivo, di Exomars (con il contributo dell’agenzia russa Roscomos). La possibilità di un riscatto, vero.
Aspettando i 6 minuti di terrore
Li hanno definiti così i ricercatori, italiani ed europei, che si sono occupati di Schiaparelli. Saranno 360 secondi di silenzio e attesa. Di ansia e tensione. Rappresentano il tempo di discesa della sonda sulla superficie marziana, la parte più delicata dell’intera missione. Il lander è stato progettato per giungere al suolo a una velocità di circa 4 km/h: «La stessa che raggiungiamo noi cadendo da un muro di 2 metri» fanno sapere dall’Asi (ecco, magari credeteci sulla parola e non provateci a casa). Può atterrare in presenza di rocce di 40 cm e su pendii non più ripidi di 12,5 gradi. Anche se, come annunciato, dovrebbe posarsi su un territorio piatto e favorevole, vicino ai Meridiani Planum, non distanti dall’equatore marziano.
Una strada simile a quella seguita da Opportunity, qualche anno fa.
Un altro punto interrogativo è dato dal fatto che, durante le fasi di atterraggio, Exomars potrebbe ritrovarsi in mezzo a una tempesta di sabbia. Un evento previsto e che non dovrebbe creare particolari problemi alla sonda: «Abbiamo sempre saputo che Schiaparelli sarebbe potuto arrivare durante una tempesta di polvere: la sonda è stata progettata anche per affrontare una simile eventualità» afferma Jorge Vago, ricercatore dell’Esa. Non sarà una passeggiata, insomma. Almeno all’inizio.
Gli italiani che hanno contribuito a Exomars
Il primo riconoscimento, da sottolineare, è il nome. È un omaggio a Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), astronomo, scienziato e intellettuale italiano che dedicò parte della sua vita allo studio di Marte. Fu il primo a osservare i canali sulla superficie del pianeta e a intuirne certe caratteristiche.
Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Asi, ha spiegato a diverse agenzie il ruolo chiave che il nostro paese ha giocato in questa missione: «Il nostro Paese è stato quello che ha avuto per primo, circa 15 anni fa, la visione di immaginare una missione su Marte, e, nel corso del tempo ha saputo costruire, passo dopo passo all’interno dell’Agenzia spaziale Europea, il consenso necessario a realizzarla. Ora ci aspetta la prova più decisiva, quell’atterraggio su Marte. Sappiamo che è una prova difficile, ma siamo confidenti della qualità del nostro lavoro».
Circa un migliaio di persone hanno lavorato al progetto, compresa la realizzazione dei molteplici esperimenti che sono stati caricati all’interno della sonda e che prenderanno vita durante tutta la missione. Sia sull’Orbiter che su Schiaparelli. Senza dimenticare il già citato Rover che, nel 2020, dovrebbe calcare il suolo rosso servendosi di tecnologie e innovazioni “Made in Italy”.
Torino è centro nevralgico di Exomars. Nella città della Mole, infatti, ha sede la Thales Alenia Space un’azienda francese-italiana, che ha contribuito in prima persona alla costruzione di una sonda Schiaparelli e il rover che scenderà su Marte nel 2020. Ma anche L’Università di Padova è stata fondamentale. Il CISAS (Centro di ateneo di studi e attività spaziali Giuseppe Colombo) ha sviluppato diversi esperimenti per lo sviluppo di Exomars: come Dreams o Amelia.
Un’impresa da seguire “Live”
Exomars, in qualche modo, ci rappresenta. È frutto dell’ingegno, della caparbietà e del talento italiano. Nonché di fondi e investimenti che ci coinvolgono direttamente. La discesa di Schiaparelli sarà trasmesso, in diretta, dall’Esa sul suo profilo Facebook. Ma si potrà seguire anche su Livestream e tramite il canale televisivo Asi Tv. Tante possibilità per tenere le dita incrociate e non perdersi una bella pagina di Storia.