Messi online e spariti in pochi secondi. I biglietti dei Coldplay sono introvabili e questo perché un algoritmo li ha presi. Ne abbiamo parlato con il ceo di una startup che ha un’idea per evitarlo
I biglietti del concerto vengono messi online e spariscono dopo pochi secondi. Centinaia di migliaia di fan dei Coldplay sono rimasti per ore davanti al computer senza riuscire ad acquistare i biglietti per le due date italiane della band inglese. Il 3 e il 4 luglio a San Siro.
La piattaforma TicketOne è andata in «tilt» pochi secondi dopo aver messo online in biglietti. Motivo? I troppi accessi. In breve è comparso il messaggio che i titoli erano esauriti. Esauriti da una parte, ricomparsi magicamente a prezzo raddoppiato, a volte triplicato sui così detti siti del secondary market.
Causa? Gli algoritmi delle aziende del secondary market li hanno fatti sparire, lasciando i fan del gruppo senza la possibilità di comprarli a prezzo normale.
Un caso singolare. Che avviene un po’ ovunque, ma in maniera un po’ più frequente in Italia. Come è potuto succedere? Lo abbiamo chiesto a Federico Quarato, ceo e cofounder di DynamiTick di chiarirci il quadro. La sua è la prima società italiana specializzata nel fornire soluzioni di dynamic ticket pricing per l’industria dell’intrattenimento.
Il dynamic pricing è la «strutturazione variabile di prezzo», basata sulla domanda, e che consente la massimizzazione dei ricavi dai biglietti venduti. Oggi è un trend globale. Partecipata da LVenture Group, lo scorso 23 giugno ha aperto un sprimo round da 350k, in due tranche: 255k chiusi a fine luglio e 95k in chiusura nel mese di novembre.
Ci puoi spiegare cosa è successo?
«Da un punto di vista commerciale, è evidente che la domanda per i biglietti dei Coldplay, alle cifre esposte dal rivenditore, fosse pressoché infinita, rispetto al numero di biglietti messi in vendita. Fatto salvo il numero degli eventi in programma, 2, e la capienza massima di San Siro, che sono elementi non modificabili, è corretto pensare che il prezzo non fosse stimato correttamente.
Per riassumere in poche parole, è evidente che i biglietti del concerto valessero molto di più di quanto costassero»
Come fa il secondary market a inserirsi nelle vendite? Nessuna normativa che lo evita?
«Sotto il profilo normativo, non abbiamo gli strumenti per commentare. Il Codacons ha presentato un esposto alla Procura di Milano affinché verifichi se la pratica con cui, e cito il Codacons, “alcune agenzie sono riuscite ad accaparrarsi migliaia di biglietti a discapito del pubblico” sia avvenuta entro i confini della legge«.
Entro i confini ma con un danno enorme, come è possibile che queste cose accadano?
«Accade perché gli organizzatori non sono in grado di stimare correttamente la domanda e la propensione al consumo di quei biglietti. E infatti quegli stessi biglietti, oggi in vendita a prezzi molto più alti sui portali di secondary ticketing, registrano una elasticità della domanda “normale”, e un ritmo di vendita coerente alla lunghezza della prevendita, con prezzi che da qui alle prossime settimane oscilleranno fino ad incontrare la propensione al consumo dei clienti che li acquisteranno.
Se non si riusciranno a vendere a prezzi così alti, scenderanno progressivamente fino a far incontrare domanda e offerta, massimizzando i ricavi. Ma il valore intrinseco di quei biglietti, in una qualsiasi compravendita libera da prezzi fissi, genera una plusvalenza che distingue un evento molto richiesto, da uno normale.
Quel plusvalore, nel caso del concerto dei Coldplay, verrà comunque generato nelle compravendite private e sui portali di secondary ticketing. Ma non sarà più nella mani dell’organizzatore del concerto»
Ci sono dei modi per evitare che questo succeda?
«Sì, e si chiama Dynamic Pricing: un sistema che ha il vantaggio di evitare di disperdere il valore di un evento in transazioni diverse da quelle ufficiali, con un sistema di vendita che grazie ad algoritmi sofisticati di intelligenza artificiale, possa stimare correttamente la domanda per un evento e la propensione al consumo dei potenziali clienti, massimizzando il fatturato e le presenze, garantendo però, allo stesso tempo, un sistema di prezzi più trasparente per i consumatori che sono già abituati a questi modelli, diffusi già nel mondo dei trasporti e del turismo.
E questo modello è vincente non solo nel caso degli eventi sold-out, ma anche nel caso di eventi o settori dell’intrattenimento che fanno fatica a vendere i propri biglietti (stadi, cinema, teatri ndr)».
Arcangelo Rociola
@arcamasilum