The Energy Audit è la startup italiana che, nata dentro a MIPU, il primo “Social Good Accelerator” d’Italia, ha conquistato la Corea del Sud partendo da Salò.
Conoscete il K-Startup Grand Challenge? Si svolge, a partire da quest’anno, in Corea del Sud. Lo organizza direttamente il Governo ed ha un unico obiettivo: cercare in tutto il mondo le venti migliori startup per accelerare lo sviluppo del Paese. L’innovazione, in una nazione priva di risorse naturali e fisicamente distaccata dal resto del globo (l’unico confine con il continente asiatico è in coabitazione con Kim Jong Un), da sempre, è qualcosa in più di un investimento sul lungo periodo: lì innovare è vitale. Così, da oltre 2400 candidature, l’annuncio dei quaranta finalisti del Challenge: The Energy Audit è l’unica startup italiana ad essere arrivata sino a questo punto (e una delle pochissime europee).
Cosa fa The Energy Audit
Nata a Salò nel 2014, The Energy Audit, propone prodotti software e hardware per la gestione dell’energia. Grazie al monitoraggio e ai modelli di predizione e dei consumi energetici di aziende e impianti industriali, offre una sfera magica per l’efficienza energetica, puntando a un utilizzo delle risorse sempre più consapevole e sostenibile. Una startup che sembra perfettamente cucita sulle necessità coreane ma che, in realtà, nasce a partire da un contesto completamente differente ed unico nel nostro Paese: MIPU, il primo “social good accelerator” d’Italia.
«MIPU deriva dal giapponese. È l’unione di due kanji che, insieme, vogliono dire “vedere oltre gli orizzonti”» dice Giulia Baccarin, fondatrice e CEO di MIPU. Nata nel 1981 in provincia di Vicenza, Baccarin vede nell’Oriente estremo qualcosa di più dello stereotipo luogo ammantato di fascino esotico. «Del Giappone, in cui ho studiato e lavorato, ho sempre amato l’etica del lavoro. Non è vero dire che lì si lavori e basta: in Giappone la cosa più importante è l’etica del far bene.»
Un’idea all’apparenza semplice ma che, sin dall’inizio, ha spinto Baccarin a creare un ecosistema lavorativo diverso da quello a cui si è abituati alle nostre latitudini.
Dentro MIPU, il Social Good Accelerator
In MIPU, infatti, estrema specializzazione e capacità di comprensione dei problemi globali si fondono tra loro in ogni scelta. Un “social good accelerator”, come ama definirsi. Sin dalla sua fondazione si è dato all’interno dell’acceleratore per lo sviluppo di progetti e startup successive.
Un meccanismo che, a partire dal 2011, è riuscito a migliorare le proprie performance ogni anno di più e che, oggi, può vantare la costruzione di un vero e proprio polo dell’innovazione in un contesto che, precedentemente, non aveva mai avuto aziende del genere sul proprio territorio.
A partire da I-Care sino ad arrivare alla finale del Grand Challenge coreano, MIPU, ha fatto crescere realtà che, a partire dalla manutenzione degli impianti industriali, sono arrivate oggi a sviluppare strumenti innovativi nell’ambito della capacità predittiva sui consumi e sulla gestione delle risorse energetiche.
La storia di The Energy Audit
È sulla base di questo meccanismo che, nel 2014, nasce The Energy Audit. La sua CEO, Eleonora Carta, classe ’84 e anche lei vicentina ha intrecciato rapporti con la Corea del Sud sin dalla fondazione della startup. Lì ha passato oltre un anno e, in pochissimo tempo, The Energy Audit ha scalato ogni indice di gradimento all’interno del Paese asiatico. Con tre acceleratori coreani interessati a sviluppare il loro progetto, pertanto, The Energy Audit inizia così, a partire da questa settimana, un percorso di avvicinamento al Demo Day, giornata conclusiva della competizione. Il 5 dicembre a Seoul tutte le startup finaliste si esibiranno, infatti, in un pitch conclusivo che illustri la validità del loro prodotto all’interno del contesto dell’innovazione in Corea. Le venti startup che avranno il maggior numero di richieste di collaborazione verranno, infine, premiate.
Un percorso difficile in cui, per quasi tre mesi, lo staff della startup di Salò si troverà impegnato quotidianamente nella capitale coreana in un one-to-one mentoring improntato alla gestione dei clienti e degli investitori asiatici. «Tutto lo staff che manderemo sul posto sarà femminile. Inoltre, tra le 85 startup che si sono aggiudicate la finale solo cinque erano rappresentate da donne: una di queste Eleonora» dice sempre Baccarin.
Il futuro di MIPU
Ma in MIPU le cose vanno diversamente, come diversamente ci si pongono obiettivi per il futuro. «Il prossimo progetto su cui investiremo sarà MIOT: il Mipu Internet of Things. Nonostante sia già stata selezionata come finalista alla IoT/M2M Innovation World Cup dello scorso anno, questa startup, punta a sviluppare sempre più una piattaforma software aperta e collaborativa in cui tutti possono creare applicazioni per lo sviluppo della “fabbrica intelligente”». Una sfida nuova, in cui cimentarsi fino in fondo, superando i propri limiti. O forse, semplicemente, “vedendo oltre i propri orizzonti”.