The Social Network è immancabile, ma questi dieci film secondo noi hanno un messaggio su cui ragionare, anche quando si fa startup
Ogni regista dà, col suo modo di fare cinema, la sua visione del mondo. Proprio come chi decide di fare l’imprenditore: prende un’idea e la realizza secondo la sua visione (del mercato, del cliente, del prodotto offerto). Proprio per questo chi decide di fare una startup, di gettarsi in un mondo ricco di opportunità invisibili, è come un regista che deve sapere cogliere una storia non ancora trasformata, restituendola attraverso una visione.
Quella proposta qui è una lista di film che ogni startupper, secondo noi, dovrebbe vedere per comprendere il meccanismo creativo, il metodo per superare i punti di criticità nel lavoro e le figure a cui ispirarsi per avere successo e non perdersi d’animo. Non vorrete mica diventare come l’Howard Hughes impersonato da Leonardo Di Caprio in The Aviator, no?
Memento (regia: Christopher Nolan)
La parola “memento” equivale all’imperativo “ricordati”. In inglese indica qualsiasi oggetto utilizzato per tenere a mente qualcosa. Il protagonista di questo film non ha più memoria a breve termine: quindi anche nel bel mezzo di una conversazione, può smarrirsi all’improvviso. Per questo si tatua addosso alcuni punti fermi, da tenere a mente per affrontare la giornata e arrivare a compiere la sua missione: uccidere l’assassino di sua moglie. Un film che insegna a ricominciare da capo ogni giorno, senza il peso del passato, con solo pochi punti fermi e un unico obiettivo davanti a sé: nel nostro caso, il successo.
The Social Network (regia: David Fincher)
Il film è concentrato sul racconto dei primi e tumultuosi anni di Facebook, dalla sua fondazione nel 2004 fino alla causa indetta dagli ex amici di Mark Zuckerberg. Non vi serve guardarlo per riuscire a partorire l’idea che vi farà diventare ricchi. Guardare The Social Network è utile per ricordarsi le difficoltà legate al fattore umano, alla sua gestione e alla sua importanza nel processo creativo. Perché, senza i suoi amici, Zuckerberg forse sarebbe ancora un nerd chiuso nella sua stanza a rimuginare sulle esclusioni dalle confraternite e sulla rottura con la sua fidanzata.
Joy (regia: David O. Russell)
Di sicuro avrete già sentito che la parola crisi in cinese significa “opportunità, momento cruciale”. A parte il fatto che si tratta di una leggenda metropolitana come è ben spiegato qui, ma se anche volessimo tener buona la più famosa associazione, da un momento di crisi profonda, anche di pericolo, possono nascere delle idee, delle buone idee, com’è successo a Joy Mangano. La protagonista di questo film infatti non se la passa tanto bene: ha alle spalle una famiglia difficile, che le mette i bastoni tra le ruote (a parte la nonna), ma ripulendo un ponte da macchie di vino e vetri rotti, ha l’idea che le cambierà la vita. Signori e signore, ecco a voi la creatrice del mocio.
The Aviator (regia: Martin Scorsese)
Nel 1927 il giovane Howard Hughes ha ereditato la fortuna della sua famiglia e vive in California. Assume Noah Dietrich per realizzare la sua compagnia (memento per startupper: circondarsi di bravi data analyst) e, messa in campo la sua fortissima passione per il cinema, sfida tutto e tutti per realizzare i suoi film, guadagnando il successo. Al netto della paranoia di cui è affetto il personaggio, di immensa ispirazione resta la scena in cui, convocato dalla commissione per la censura, supera un momento di fragilità psicologica e ribalta la situazione a suo favore, dimostrando i motivi per cui il film non va censurato. L’obiettivo, prima di tutto.
Jurassic Park (regia: Steven Spielberg)
Hai una grande innovazione, sei pronto a trarre molti profitti, hai fatto molti investimenti, ma a un certo punto va tutto storto: perché? Ecco, in questi casi dovreste fare un esercizio, mentre guardate questo film: scrivete su un foglio i cinque errori che secondo voi il miliardario John Hammond ha fatto. Finite di guardare il film. E poi fate la stessa cosa con la vostra startup. E ricordate di scappare dai dinosauri.
Mister Hula Hoop (regia: Joel Coen)
In questo film si può la differenza tra i concetti di invenzione, innovazione ed execution. A volte un’idea semplice è più efficace e potrebbe anche trovarsi sotto i vostri occhi. Ricordatevi di non saltare dalla finestra se raggiungerete un successo planetario!
Monsters & Co. (regia: Pete Docter, Lee Unkrich, David Silverman)
Alla Monsters & Co si usano gli incubi per produrre l’energia necessaria a Mostropoli. Una premessa importante da fare, dato che anche la paura è un buon carburante per percorrere la strada verso il successo: vi aiuterà a non rimanere fermi e allo stesso tempo a non commettere errori di cui potreste pentirvi. Ma ciò che chi vuole creare una startup dovrebbe imparare da Mike e Sulley è che il lavoro di squadra – il famoso fattore umano – è imprescindibile per piantare e far crescere un’impresa. E non dimenticate la curiosità della piccola Boo: senza la sua voglia di infilarsi nell’armadio per inseguire il mostro, Sulley non avrebbe scoperto che le risate sono un propellente più potente della paura. Ricordatelo anche voi.
Le Iene (regia: Quentin Tarantino)
Il più lampante esempio di come si fa team building è tutto nella prima scena di questo film. In ogni startup, il fondatore è portato ad essere un one man show, ma quante imprese complicate si possono compiere con la squadra giusta? Guardate quanto a fondo vanno nell’analisi di “Like a Virgin”: uno solo di loro, senza l’aiuto dell’altro, non avrebbe potuto scoprire tutte le metafore nascoste nel capolavoro di Madonna.
Pulp Fiction (regia: Quentin Tarantino)
“Mi chiamo Wolf e risolvo problemi”. In queste sei parole potrete trovare il senso più profondo del problem solving. Assicuratevi di avere sempre nel team il vostro Mister Wolf, colui che non si scompone nemmeno davanti a una testa esplosa sulla tappezzeria di una macchina. Lui sarà quello che avrà sempre un piano e che dirà agli altri cosa fare, come farlo e quando farlo.
Will Hunting (regia: Gus Van Sant)
Nel famosissimo discorso di Robin Williams a Matt Damon, lo psichiatra fa notare al saccente bulletto che in fondo “sei solo un ragazzo”. Si possono conoscere tutti i termini, tutti i concetti e le procedure che stanno dietro a una startup, ma tra la conoscenza e l’esperienza vive quel terreno grigio fatto di secondi e minuti in cui le cose impari a farle veramente, nella vita vera, e non solo nel pensiero. Ricordatevi sempre che in una startup si è sempre un po’ dei ragazzi, che imparano a conoscere l’odore del successo e della sconfitta giorno per giorno.