Un report ha analizzato le tendenze dei millennials riguardo a politica e voto, da marzo a oggi. I “giovani adulti” pendono verso Clinton, ma la percentuale di chi diserterà le urne è cresciuta mese dopo mese
Clinton vs Trump, è il gran giorno. Oggi si chiude una campagna spietata, come forse non si era mai vista: attacchi personali, indagini FBI, cartelle cliniche condivise online. Sembrava che nulla si meritasse di essere lasciato fuori dall’arena della campagna elettorale. Si è parlato dei vari “target” che potrebbero fare la differenza per l’uno o l’altra candidata: i latinos, le donne, i possessori di armi. C’è una categoria di persone, però, che potrebbe veramente fare da ago della bilancia in queste elezioni. A patto che vada a votare. Si tratta dei millennials: parola bruttina e forse anche equivoca, che serve a definire la categoria dei “giovani adulti”, cioè chi ha un’età compresa tra i 16 e i 35 anni. Ovvero la generazione più ampia e quella più presente nei posti di lavoro, la generazione che attualmente definisce i modi in cui si lavora, si comunica, si viaggia. E si vota. Il report “The millennial impact project 2016” ha provato a monitorare l’approccio dei millennials alla politica e al voto nei 6 mesi precedenti le elezioni, scoprendo alcuni trend interessanti. Uno fra tutti: se a votare alle elezioni fossero solo i millennials, probabilmente la candidata democratica avrebbe la strada spianata. Ma non è tutto: il numero di millennials che ha maturato la decisione di disertare le urne è cresciuto sempre di più nel corso dei mesi. Tutto quindi si riduce a una domanda: andranno a votare?
Il report è stato condotto da Achieve con The Case foundation su un campione di circa 3 mila persone, suddivise in 3 gruppi, che hanno risposto alle stesse serie di domande ogni mese da marzo a agosto 2016. Dai dati emergono diversi trend. Vediamo.
1. Sempre più supporter dem, sempre più disertori di voto
Anche se oltre la metà degli intervistati ha dichiarato di voler andare a votare alle elezioni di oggi, in realtà la percentuale di chi ha risposto che diserterà le urne è cresciuta mese dopo mese, fino a raggiungere il 17%. Clinton raccoglie il 53% delle preferenze, mentre Trump si ferma al 21%. L’altra fetta si divide tra chi non sceglie alcun candidato e chi afferma che non voterà.
2. I millennials non credono di avere un impatto. Anche se non è così
A credere di avere un impatto “molto forte” sulle sorti degli Stati Uniti sono in pochi. La maggior parte dei millennials crede che le proprie azioni e il proprio voto abbiano un impatto “piccolo o moderato”, e un 9% pensa di non aver alcun impatto. Le donne hanno meno fiducia di riuscire a lasciare una traccia rispetto agli uomini.
3. Istruzione e salute sono i temi a cui tengono di più
Nel corso dei mesi non sono cambiati i temi che stanno più a cuore ai millennials quando si tratta del loro futuro. L’istruzione e l’assistenza sanitaria sono, rispettivamente, al primo e al secondo posto dei loro interessi sociali, mentre al terzo posto c’è il lavoro e l’economia.
4. I millennials si auto-definiscono conservatori invece che liberali
Se devono scegliere tra il definirsi più conservatori o più liberali, i millennials pendono per la prima ipotesi. Sebbene il report parli di “tendente a”, invece che offrire una definizione precisa, il 50% sceglie di inserirsi nella categoria dei tendenti-conservatori, mentre il 41% sceglie quella dei tendenti-liberali. Un dato interessante che emerge dalla seconda tabella di seguito, è che gli uomini sono più propensi delle donne a definirsi conservatori.
5. Facebook è la piattaforma più usata per condividere opinioni
Il social di Mark Zuckerberg si conferma il mezzo preferito dei millennials per condividere opinioni su quello in cui credono e a cui danno valore. Facebook resta la piattaforma principale per diffondere contenuti “meaningful”: ben il 91% degli intervistati lo usa per questo. Al secondo posto ci sono Twitter e Instagram, seguiti da LinkedIn.