H-Farm ha presentato H-Campus, il progetto di un polo didattico che accoglie studenti dai 3 ai 26 anni, per sperimentare la scuola del futuro: fondata su competenze, digitale e contaminazione con il mondo delle imprese innovative
A metà strada tra Venezia e Treviso, a 40 minuti in barca dalla laguna più famosa del mondo, sorge H-Farm. Un acceleratore di startup che nel 2005, quando è nato, invece di scegliere un brand che ricordasse in qualche modo il mondo digitale, ha scelto un trattore. La fattoria, la terra, il lavoro dell’uomo. Per ricordare che le tecnologie sono solo uno strumento, ma non servono a nulla se non rispondono ai bisogni delle persone. «H-Farm nasce in mezzo ai campi con lo spirito di dire: la tecnologia sta cambiando tutto, ma il cambiamento legato alla “e” oggi ha cambiato significato, l’uomo deve essere centrale, ogni cosa deve essere human-centered» ha detto Riccardo Donadon, il visionario imprenditore e fondatore. H-Farm da 11 anni accelera startup, sostiene i giovani che vogliono creare imprese innovative e accompagna le aziende nella trasformazione digitale che, ormai, non è più rimandabile. Ha una previsione di chiudere il 2016 con 30 milioni di fatturato. Da circa un anno H-Farm ha avviato un articolato percorso dedicato al settore dell’education. «Ci siamo resi conto che il modo per incidere veramente sul mondo è lavorare sulle nuove generazioni. Un bambino che entra nella scuola oggi, uscirà tra 15 anni. E dovrà essere pronto a fare un lavoro che oggi non esiste». Così, nel novembre 2015, subito dopo essersi quotata alla borsa di Milano, H-Farm ha rilevato l’International School di Treviso, una scuola internazionale per bambini dai 3 ai 14 anni per 800 mila euro. L’acquisizione è stata il primo passo di progetto avanguardistico dedicato all’istruzione: H-Campus.
Un campus per studenti dai 3 ai 20 anni
«Lo vedete quel campo di mais?» dice Donandon indicando fuori dalla finestra. «Lì sorgerà il campus. Nel 2018 arriveremo a coprire un’area di 300 mila metri quadri». Un luogo tutto dedicato alla formazione, che accoglie le nuove generazioni dai 3 ai 26 anni, presente anche tra i progetti education alla Biennale d’Architettura di Venezia. Una scuola innovativa, bilingue, fondata sull’apprendimento per competenze trasversali e sull’uso delle tecnologie digitali.
Un luogo dove i bambini di 8 anni imparano il corpo umano usando la realtà virtuale, e alle superiori si insegna per materie, come si fa all’università, in aule senza cattedra, con banchi che si spostano a seconda delle esigenze.
Un investimento da parte di H-Farm di 5 milioni di euro per le attività edu e oltre 60 milioni di euro per le infrastrutture, da qui al 2019. Nel mese di settembre, 250 studenti hanno cominciato a studiare a H-Campus, suddivisi in classi di non più di 15 studenti, dalla materna fino al primo anno di liceo. I più piccoli si trovano ancora nella struttura della vecchia sede a Treviso, mentre il biennio delle superiori studia negli edifici già pronti del campus. Una decina di loro alloggia qui: gli studenti provengono da tutta Italia e anche dall’estero, e per questo H-Campus ha previsto anche una zona residenziale. L’offerta formativa si divide in due parti. Fino ai 18 anni c’è la H-International School, che segue i programmi dell’International Baccalaureate Organization (IBO), quindi è riconosciuta sia in Italia sia all’estero. Per chi volesse proseguire il percorso dopo i 18 anni, da settembre 2017 partirà la H-Digital Transformation School che offre corsi di laurea triennale e specialistica (uno sul business e uno sull’interazione design) e una serie di master che esplorano come il digitale trasformi le professioni e le aziende.
Coding, realtà virtuale e contaminazione con le startup
A tutti i bambini dai 3 anni in su che entrano alla H-International School viene fornito un pc e un iPad. «Siamo una delle quattro scuole in Italia che lo fanno» sottolinea Carlo Carraro, ex rettore dell’Università Ca Foscari di Venezia, e responsabile della parte education di H-Farm. Le dotazioni tecnologiche presenti nelle aule sono impressionanti. Si insegna il coding usando Swift Playground (e per questo Tim Cook ha citato la H-International School nel suo evento lo scorso 7 settembre) e nelle aule si usa un software – sempre Apple – per la didattica collaborativa e l’interazione costante tra studente e docente. I bambini imparano il sistema solare con gli Oculus Rift, che permettono anche di “vedere” dentro al corpo umano e testare, ad esempio, quanto corre l’emoglobina nel sangue. Sembra di stare nelle scuole della Silicon Valley, come la Alt School, «ma noi siamo meglio» dice Carraro. «La nostra scuola punta sull’apprendimento per competenze, sul focus sulla tecnologia ma soprattutto sulla contaminazione che avviene tenendo gli studenti a contatto con il mondo stimolante delle startup e delle imprese innovative. Abbiamo una comunità di 500 startupper e c’è una forte integrazione tra chi studia e chi lavora. Qui le distanze tra tra il mondo del lavoro e la scuola si azzerano». L’idea è stimolare gli studenti a pensare: se quel ragazzo ce l’ha fatta, ha avuto successo, ha realizzato la sua idea e l’ha fatta diventare un’azienda, posso farlo anche io.
Borse di studio e corsi per gli animatori digitali
I costi della scuola dell’obbligo vanno dai 7 ai 12 mila euro all’anno, chi volesse anche la residenza deve aggiungerne altri 10 mila. Tuttavia i fondatori vorrebbero rendere accessibile la scuola a tutti, e per questo è stata aperta la H-Campus Foundation che si occupa di prendere fondi da privati per distribuirli in borse di studio. «Non vogliamo che sia elitaria per possibilità economiche, vogliamo che sia elitaria per le persone che ci studiano, vogliamo che sia elitaria di testa» ha detto Riccardo Donadon, mentre Carlo Carraro punta ad avere «metà degli studenti coperti con borse di studio». Oltre ai corsi per gli studenti, H-Campus formerà anche gli insegnanti della scuola pubblica. La struttura, infatti, ha firmato una partnership con il Miur per sostenere corsi di formazione per gli animatori digitali, la nuova figura introdotta dal Piano Nazionale Scuola Digitale.
«Dico sempre che che questa è una generazione molto più fortunata delle altre – ha detto Donadon – per le enormi possibilità di conoscenza e il facile accesso alle tecnologie. A un bambino di oggi tutto è possibile». Riflettendo sul progetto e sulla visione di H-Campus sembra davvero tutto possibile a chi entra qua dentro. A patto che abbia due caratteristiche, che sono il motto di H-Farm: “big shoes and beautiful mind”. Buone scarpe e una bella mente.