Un reperto abbandonato negli scantinati dell’Università di Melbourne. Il ritrovamento, il restauro e la ricostruzione grazie a tecniche di medicina legale e alla stampa 3D.
Alcuni ricercatori dell’Università di Melbourne hanno ricostruito il volto di una mummia di 2300 anni fa. Lo hanno fatto unendo insieme alcune tecniche di medicina legale con le possibilità offerte dalla stampa 3D. Il reperto, mancante del corpo, si trovava in precarie condizioni quando è stato recuperato da alcuni laboratori in disuso dell’Ateneo australiano.
Storia di un recupero
Arrivato nei primi anni del ‘900, grazie al lavoro dell’archeologo Frederic Wood Jones, il volto era stato presto dimenticato. Fino al ritrovamento da parte di Ryan Jefferies, un giovane ricercatore, che ne ha constatato il degrado e il rischio, reale, di una perdita definitiva. Oggi, dopo varie operazioni di restauro, il viso della giovane donna egizia tornerà ad essere un pezzo museale di grande interesse. Anche grazie alle nuove tecnologie.
«La cosa più affascinante è che siamo riusciti a fare tutto questo senza distruggere il campione originale. Per noi è stata un’esperienza davvero importante perché ci fa capire come potrebbe cambiare il modo per trattare alcune tipologie di reperti» ha detto alla CBS Varsha Pilbrow, professore ordinario al dipartimento di anatomia e neuroscienza dell’Università australiana.
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Una mummia dal viso perfetto
Quello che più colpisce è la precisione assoluta dei particolari del volto. La ricostruzione mostra, con assoluta chiarezza, quali fossero i tratti predominanti di una donna vissuta in un periodo così lontano. Per ottenere questo risultato si è deciso, inizialmente, di procedere con una TAC e di analizzare il reperto attraverso altri macchinari a raggi X. I dati ottenuti sono stati usati per ricreare il viso e stamparlo in 3D. Ci sono volute 140 ore, quasi 6 giorni, per completare l’intero processo. Il passo successivo sarà quello di datarne, con precisione, l’età.
«Ma possiamo già supporre che, essendo la parte superiore del cranio molto sottile ed estremamente porosa, la giovane possa aver sofferto di anemia e sia morta intorno ai 25 anni». Scienza e stampa 3D, un connubio che diventa sempre più stretto e che ottiene risultati sempre più importanti.