Un mappamondo interattivo, tutto illuminato, con 3 diversi interruttori per mostrare le fonti di energia del pianeta: combustibili fossili, nucleare e rinnovabili. Basta un click per vedere la situazione, paese per paese. E noi non siamo messi così male.
Immaginate di avere davanti a voi un mappamondo interattivo, tutto illuminato, con tre diversi interruttori: combustibili fossili, nucleare e rinnovabili. Se ne spegnete uno, si “spengono” anche i Paesi sulla mappa che fanno affidamento su quella fonte energetica. Quali rimarranno illuminati se spegnete tutto tranne le energie rinnovabili? In realtà non avete bisogno di affidarvi alla fantasia, perché ci ha pensato Gocompare con la sua cartina interattiva.
L’Italia? Non siamo messi malissimo
Partiamo proprio dalle energie rinnovabili e spegniamo i primi due interruttori. È impossibile non notare che lì, proprio al centro della mappa, c’è l’Italia: il 40% della nostra energia proviene da fonti rinnovabili come l’idroelettrico e l’eolico (ma attenzione, rinnovabili non vuol dire “prive di impatti”: gli uccelli che trovano una pala eolica lungo i corridoi di migrazione lo sanno bene, anche se un quadro chiaro sulla situazione italiana in questo senso manca ancora).
Il 6%, una sorta di piccolo record italiano se messi a confronto con il resto del pianeta, arriva dall’energia solare.
I paesi scandinavi, non è una novità, fanno da capofila nella decarbonizzazione: la Norvegia brilla con un 98% di rinnovabili, la Svezia 55%, la Danimarca 48%. Ma il miglior risultato è più in alto a sinistra, con un’Islanda che vanta 0% sia sul fronte combustibili fossili che nucleare. Tra energia idroelettrica e geotermica, in un rapporto di circa 80-20, i ghiacciai e i corsi d’acqua che rendono iconica quest’isola (per non parlare delle famose sorgenti termali) sono anche le sue principali fonti di energia.
Uno sguardo sul mondo
Meno bene l’Est Europa: la Polonia dipende dai combustibili fossili per l’89% del suo fabbisogno energetico, l’Estonia per il 90% mentre la Bielorussia, che sulla mappa di gocompare.com è pressoché spenta, tocca il 99%. La mappa, con dei punti luminosi più ampi, ci indica i Paesi in cui la situazione energetica merita particolare attenzione: uno è il Brasile, in cui oltre il 70% dell’energia arriva dall’idroelettrico. Ma non è tutto oro quello che luccica, perché sulla provenienza di questa “energia pulita” ci sarebbe molto da dire. Le dighe che ne permettono la produzione non sono a impatto zero, né per l’ambiente né per le popolazioni indigene che vivono lungo il corso del Rio delle Amazzoni.
Intervenire sui corsi d’acqua significa intervenire sulla biodiversità che ospitano
La dipendenza dal nucleare
Ma torniamo ai nostri interruttori e lasciamo acceso, stavolta, solo il nucleare. Ecco che si illumina la Francia, che con un 74% è non solo una grande utilizzatrice ma tra i maggiori produttori di energia nucleare del pianeta, ma che si è impegnata a soddisfare il 40% del suo bisogno con le rinnovabili entro il 2030. Oggi contano solo per il 18%.
Delle centrali francesi si è parlato molto, recentemente, per via dei rapporti tesi tra la Francia e le vicine Germania e Svizzera, preoccupate per la sicurezza delle strutture più vecchie. Il più vecchio impianto civile (che ha iniziato le attività nel 1977) è a Fessenheim in Alsazia, ed è proprio quello che il ministro tedesco dell’ambiente Barbara Hendricks ha spinto per chiudere, riuscendo nel suo intento.
Si trova sulle rive del fiume Reno, a poche decine di chilometri dalla città Svizzera di Basilea.
Ma la Francia non è sola: con un pari merito di 43% di sostentamento dall’energia nucleare anche la Svezia e l’Ucraina rimangono illuminate, insieme a Ungheria (51%), Slovacchia (55%), Slovenia (33%) e Repubblica Ceca (35%). Spostandoci in Asia a brillare particolarmente è la Corea del Sud (26%), mentre il Giappone si è “recentemente” riconvertito ai combustibili fossili dopo l’incidente avvenuto alla centrale nucleare di Fukushima, nel 2009, quando un terremoto di magnitudo nove e uno tsunami hanno danneggiato severamente tre reattori e causando circa 20000 vittime tra morti e dispersi.
Per quanto riguarda le centrali in attività, lo conferma il quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun, la Nuclear Regulation Authority pianifica di lasciare più carta bianca ai propri ispettori che potranno effettuare controlli a sorpresa per verificare le condizioni di sicurezza.
crediti foto: Pixabay
Fonte: http://www.gocompare.com/energy/what-powers-the-world/