Niente più cloro. Al King’s Cross Pond Club di Londra, il primo laghetto artificiale balneabile del Regno Unito, l’acqua viene filtrata interamente grazie a processi naturali. Sembra uno stagno ma in realtà è un modo per ristabilire l’equilibrio tra uomo e natura.
Se nella vostra to-do-list per il 2016 c’è un viaggio a Londra, approfittatene per andare a fare una nuotata (clima permettendo) al King’s Cross Pond Club, il primo laghetto artificiale balneabile del Regno Unito, la cui acqua viene filtrata interamente grazie a processi naturali.
Niente additivi chimici, non c’è traccia del classico cloro e la “piscina” è stata progettata in modo da essere del tutto autonoma. Un ecosistema autosufficiente grazie alle funzioni ecologiche delle piante, che crescono filtrando i micronutrienti dall’acqua: la modalità è quella della fitodepurazione tipica di ambienti umidi, che riprodotta artificialmente come in questo caso si serve delle piante superiori acquatiche (macrofite), in grado di tollerare elevati livelli di inquinamento e di nutrienti.
È una piscina naturale? È uno stagno? Difficile rispondere
In realtà nasce ed è stata presentata come installazione artistica nell’ambito del King’s Cross Arts Programme. Una piccola oasi nel bel mezzo del quartiere di King’s Cross che sarà in piena riqualificazione nei prossimi 20 anni. Il pond si trova nel cuore di Londra tra una gru, un bulldozer e gli edifici in costruzione, dove rimarrà all’incirca fino al maggio prossimo (è aperta da meno di un anno).
Nella capitale inglese non mancano i parchi e le zone verdi in cui fare una pausa dalla quotidianità e dalla vita cittadina, ma il progetto degli architetti olandesi dello Studio Ooze, Eva Pfannes e Sylvain Hartenberg e dell’artista Marjetica Potrč ha voluto spingersi un passo più in là.
Descrivere l’equilibrio uomo-natura
«Abbiamo creato un laboratorio vivente per testare l’equilibrio e mettere in discussione un sistema autosufficiente che include un ciclo della natura, acqua, terra e corpo umano», ha spiegato Eva Pfannes dello Studio Ooze. «I visitatori sono parte del processo. L’obiettivo è la comunicazione con loro, descrivere l’equilibrio dell’essere umano con la natura e vivere in una città sostenibile. Il progetto è un tentativo di catturare la dinamicità veicolata dai cambiamenti all’interno dell’area, un momento nel tempo in cui nascono nuove opportunità e futuri possibili». Mentre il quartiere si trasforma la piscina naturale lo accompagna, cambiando volto con l’alternarsi delle stagioni grazie alla scelta mirata delle piante che la circondano.
Un cambio di abitudini
La piscina apre alle 6 del mattino durante la settimana e alle 8 nei week end, accogliendo un numero limitato di visitatori che viene calcolato in base alle capacità di filtrazione delle piante.
Il messaggio di integrazione natura-centri urbani e di sostenibilità arriverà ai bagnanti?
Di certo il pond club è stato bene accolto da tutte le persone che nella vita fanno scelte cercando di pesare il meno possibile sull’ambiente. Per non parlare dell’aspetto modaiolo di questo stile di vita, che ha portato molti cittadini benestanti a preferire la piscina “naturale” a quella classica, come ha confermato al DailyMail Tim Evans di Gartenart Swimming Ponds. «Forse coincide con un momento storico di maggior sicurezza, dopo la recessione, e le persone si fidano di più anche del fatto che la piscina funzionerà davvero», dice Evans. «Solitamente ne vendevamo 10, 12 ogni anno, ora circa il 50% in più. Inoltre i clienti ci spendono più denaro. Penso sia parte di un movimento legato allo stile di vita salutare».
I feedback degli appassionati
L’installazione ha suscitato nei londinesi e non solo reazioni contrastanti: ci sono gli entusiasti, pronti a sfruttare l’opportunità di un “tuffo nell’arte” (come ci si sente a nuotare in un’installazione artistica? Se lo è chiesto anche la giornalista del Guardian Jemmy Landreth nel suo blog The swimming blog) e gli scettici, che la considerano questione appunto di moda oppure temono per l’igiene, o ancora sono scoraggiati dal contesto urbano che circonda la piscina.
Nuotare in uno stagno, in mezzo alle piante e circondati da palazzi può non piacere a tutti, ma «la piscina è volutamente ‘grezza’, pronta a evolversi al cambio di stagione», ha spiegato Pfannes. «Volevamo esplorare il concetto di acqua, che nei paesaggi urbani spesso passa inosservato. In questo progetto in particolare, l’affiancamento di qualcosa di così naturale all’ambiente cittadino è un’idea cruciale».