Il progetto di un giovane ucraino ci permetterà di esplorare le rovine di Chernobyl e riviverne il passato. Tutto a 360° grazie alla realtà virtuale.
“In URSS il più grande disastro nucleare della storia. Frenetiche consultazioni tra scienziati. Fuga in massa da Kiev. I morti sono centinaia”
30 anni fa, questi erano i titoli della prima pagina di Repubblica, il buongiorno che milioni di italiani trovarono in edicola il 26 aprile del 1986. In un mondo fatto di confini, guerre, diffidenza, sull’Europa piombò inatteso lo spettro della nube radioattiva che nessun muro avrebbe potuto contenere. Una zona di decine di km fu distrutta, marchiata da un male invisibile ma letale. Ci vorranno anni perché gli effetti dell’esplosione abbandonino quelle terre, intere generazioni per poter tirare un sospiro di sollievo. Per i nostri genitori, per noi e per i nostri figli significa per sempre.
Ieri, oggi. Reale, virtuale.
Oggi gli alberi sono ricresciuti, la natura deformata e malata si è ripresa un pezzo di terra. Lì, dopo 30 anni, l’uomo è ancora una minoranza: 3 persone, sole nel Paryshev Village. Un’umanità quasi estinta con le sue stesse mani.
Quello stesso tragico anno, non lontano da Chernobyl nasce Kirill Pokuntyy. Forse non ricorda lo sgomento, la paura, acqua e latte imbevibili e strane malattie diffondersi come una maledizione senza preavviso. Ma per almeno 15 anni vedrà suo padre uscire di casa e rischiare la vita per ricostruire e proteggere quella parte di mondo che oggi sembra leggenda, dimenticata da tutti, un punto cieco sulle mappe iperdettagliate del nostro presente digitale.
Strano ma vero, proprio il digitale, bit e informazioni senza peso che scorrono nei nostri computer, qualche volta può riportarci al mondo reale, riconnetterci alla nostra storia.
È quello che decide di fare Kirill con i suoi amici: tornare a Chernobyl, con l’aiuto della tecnologia.
L’esperienza a 360°
In mesi di duro lavoro il suo team ha sviluppato innovative tecnologie di video a 360°, girati grazie all’uso di droni e arricchiti da suono 3D che hanno permesso di addentrarsi nella foresta dei 30 km della Zona di Esclusione. Tutto questo per offrire una quasi esperienza, più precisamente un’esperienza di realtà virtuale chiamata Chernobyl360. Da fruire attraverso un visore come il Gear VR o anche solo un Google Cardboard con il proprio smartphone dentro.
A distanza e comodamente seduti sul divano, tutti potremo tornare in quei posti, ripercorrere le tappe del disastro, vedere con (come se fossero) i nostri occhi quale impatto può avere l’errore umano sul mondo. Grazie alla grafica digitale, volando tra le rovine della centrale nucleare, lo spettatore potrà letteralmente scoprire il passato della centrale, la vita dei lavoratori e come il dramma sia diventato presente. Il tempo diventa una dimensione in cui muoversi, di cui apprezzare sfumature e contorni per dare consistenza alla nostra storia.
Un‘iniziativa che dimostra come la realtà virtuale stia trovando le sue forme, i mezzi giusti per trasmettere esperienze valide (e utili). Ed è interessante notare che tutte le nuove tecnologie (visori VR, droni, sensori, wearables) riescano adesso ad incastrarsi alla perfezione come cellule di uno stesso organismo artificiale che diventa prima di tutto estensione della nostra mente.
Un’arena di sperimentazione per i nostri ricordi e i sogni del futuro.
L’8 febbraio il progetto verrà lanciato su Kickstarter per raccogliere l’ultima parte di finanziamenti necessari alla sua realizzazione. Nel frattempo seguite i lavori del team sulla pagina Facebook e affrettatevi per prenotare la prima Demo direttamente sul sito di Chernobyl360. Intanto trovate un assaggio del documentario con il seguente video, da guardare rigorosamente con smartphone e Cardboard.
Valentino Megale