Mettersi a dieta è facile, ma arrivare alla fine lo è molto meno: docFaber è il coach virtuale che ti segue nel tuo percorso via smartphone. Con una app che parte calcolando l’indice di massa corporea
Mettersi a dieta richiede convinzione, costanza e impegno. Ci possono volere settimane, mesi e anche anni per recarsi da un dietista o un nutrizionista e tentare di rimettersi in carreggiata. Ma per mollare una dieta basta un attimo. Davanti a un sugoso hamburger o a un dolce appetitoso, tutti i buoni propositi svaniscono. Tornare dal dietista o confessare il peccato di gola diventa un’impresa titanica. Ma cosa succederebbe se il medico che segue la nostra alimentazione lo portassimo sempre in tasca? Su questo si concentra la scommessa di docFaber, app nata da un’idea del nutrizionista bolognese Fabrizio Malipiero, che ha preso spunto dalla sua esperienza ambulatoriale e l’ha portata oltre, sul web e sugli smartphone.
“Volevo tenere agganciati i pazienti fuori dallo studio medico e monitorarli a distanza, offrendo un coaching virtuale per assisterli nel cambio di stile di vita”, spiega Malipiero. “Poi ho pensato di allargare il raggio di azione ai pazienti potenziali, creando un servizio di consulenza online che aiutasse qualsiasi persona a dimagrire, a ritrovare il proprio benessere, a sentirsi meglio, garantendo loro un calo di peso. Al di là del vedere la bilancia che scende e sale, metterci a dieta aiuta a stare meglio”. Un obiettivo chiaro, che ha convinto anche You can Group, acceleratore d’impresa specializzato nel settore del food, e altre due imprese high tech, l’Arza DV e Lab App, che operano rispettivamente nel campo dello sviluppo software e web marketing e del graphic design, entrate nell’azionariato. Oltre Malipiero, docFaber è stata creata grazie anche a Andrea Pari, responsabile tecnico e commerciale del software, Michele Pari, architetto parte grafica e comunicazione. Con un capitale di partenza di 30 mila euro, i tre soci hanno prima creato la piattaforma web e poi hanno sviluppato l’app iOs e Android.
Il coach virtuale che ti aiuta a perdere peso
“L’utente si iscrive alla piattaforma o all’app e accede a una pagina di raccolta dati”, spiega il nutrizionista. “L’app calcola l’indice di massa corporea e ti dice quanto si è distanti dal range di peso forma. A seconda della distanza, il software calcola un percorso di menu personalizzati settimanali, dove non ci si concentra sulle calorie ma sulla combinazione di alimenti e sulla distribuzione dei pasti, dando molta importanza alla stagionalità e al gusto personale. C’è una pagina in cui si può, voce per voce, esprimere il proprio gradimento”. Una volta impostate le preferenze ed elaborati i menu, docFaber non ti lascia solo ad affrontare la dieta. Infatti l’app invia alert periodici via smartphone per ricordare quali sono i comportamenti alimentari ottimali per il proprio benessere e ricordando che evitare le abbuffate fuori orario non può farci altro che bene.
Dimenticate le calorie
“Se per dieta si intende il conteggio ossessivo di calorie e pesi, eccesso di scarificio”, spiega Malipiero “sì, stare a dieta è difficile, perché è dura motivarsi quando ci si vieta qualcosa. Se per dieta invece si intende una correzione dello stile di vita, delle mie abitudini, allora diventa tutto più facile, perché con il supporto giusto divento parte attiva del mio cambiamento. Ci si restituisce l’autonomia, adottando comportamenti nuovi, che non vengono percepiti come sacrificio”. Più che contare le calorie, è la combinazione degli alimenti a fare la differenza: docFaber insegna anche questo. “Non tutte le calorie sono uguali. È riduttivo basarsi su questo calcolo: non siamo delle macchine a gettoni”, spiega il nutrizionista bolognese. “Non dico che non siano importanti, vanno considerate, ma è molto più importante la combinazione dei pasti, la provenienza delle sostanze nutritive. Con le 120 calorie di una merendina, ingrasso molto di più rispetto alle 150 calorie di noci biologiche, calorie attive che contribuiscono al metabolismo. Certo 750 calorie di noci mangiate all’una di notte dopo una cena importante, non mi fanno bene”. Il trucco per dimagrire è mangiare bene, distribuendo gli alimenti durante la giornata. Ad esempio mangiare poco non è un buon sistema: “Si assimila di più perché la glicemia è molto bassa”, chiarisce il medico.
Anche l’umore ti aiuta a stare a dieta
Al centro di docFaber c’è sempre l’utente, i suoi gusti, le sue difficoltà, persino il suo umore. Il fenomeno del binge eating, disturbo alimentare che ha il suo fulcro nell’abbuffata, è ormai preso in considerazione da dietisti e nutrizionisti nella formulazione della dieta. docFaber chiede all’utente di esprimere il suo umore attraverso delle emoticon e, in base alle risposte, si genera un grafico dell’emotività. “Nella parte di coaching virtuale, l’utente può rispondere a delle domande sullo stile di vita” spiega Malipiero “le risposte generano delle notifiche che arrivano in orari strategici della giornata in cui si invita a mettere giù la posata tra un boccone e l’altro, proprio per scoraggiare l’abbuffata”.
Nel futuro di DocFaber? Anche la piadina
“In primo luogo vorremmo ampliare la sezione dedicata alla valutazione dei comportamenti alimentari. Sono aspetti delicati e l’app per ora non entra in un percorso personale psicologico, non vuole sostituirsi a un altro tipo di percorso. Ma stiamo pensando di sviluppare una piattaforma per dei professionisti che consentano di gestire i propri pazienti in parallelo alla dieta”. Malipiero vuole creare una versione di docFaber in inglese, “per allargarci anche a paesi anglossassoni“. Per raggiungere queste popolazioni però il cambiamento dovrà esserci anche a livello di cultura alimentare. “Abbiamo l’ambizione di portare il nostro modello alimentare e stile di vita all’estero, soprattutto agli amanti della dieta mediterranea. Ti insegno a cucinare gli spaghetti al pomodoro per mantenerne le proprietà. Poi introdurremo anche il porridge e il muffin dietetico. Porteremo il made in Italy all’estero, sfruttando il trampolino di Expo. Punteremo anche e soprattutto sulla cultura emiliana, dato che la nostra base è a Bologna, insegnando agli americani a cuocere e mangiare anche la piadina“.