Al via una grande promozione del made in Italy gastronomico in Usa, Giappone, Cina, Russia, Emirati arabi uniti, Brasile. Master class e borse di studio. Coinvolte ambasciate, chef (Cracco e Oldani) e Coni (con le Olimpiadi)
Il made in Italy (sull’onda dell’eredità di Expo) si mette in mostra. La cucina di qualità diventa infatti uno dei pilastri per la promozione dell’immagine e dell’economia italiana nel mondo. L’Italia infatti lancia un piano di azione per valorizzare le nostre eccellenze enogastronomiche coinvolgendo la rete diplomatica, economica e culturale, insieme ai suoi migliori chef. A presentarla al ministero degli Esteri è stato lo stesso Paolo Gentiloni, che ha firmato l’intesa per la valorizzazione della cucina italiana di qualità all’estero insieme ai ministri delle Politiche agricole e dell’Istruzione, Maurizio Martina e Stefania Giannini. “L’Italia è una super potenza culturale che ha nella cucina di qualità uno dei suoi aspetti fondamentali”, ha detto Gentiloni.
Cucina made in Italy e ambasciate
Così parte “un’operazione di grande promozione all’estero che comincia con sei Paesi strategici: Usa, Giappone, Cina, Russia, Emirati arabi uniti e Brasile”, e presto si estenderà ad altri. Coinvolte saranno anche le nostre ambasciate, i consolati e gli Istituti italiani di cultura. In programma la settimana della cucina italiana, organizzata ogni anno alla fine di novembre, ma anche master class, borse di studio ed eventi di formazione sulla cultura enogastronomica” promossi insieme al Coni in occasione di eventi sportivi internazionali, a partire dalle Olimpiadi di Rio 2016.
Cracco, Oldani e il Food act
L’iniziativa si inserisce nel quadro del Food act, piano di azione promosso dal governo per valorizzare la cucina italiana di qualità e intende dare continuità all’esperienza di Expo Milano. Come ha sottolineato Martina, coinvolgere l’alta cucina italiana e i suoi rappresentanti in “un percorso collettivo” fa un “pezzo di diplomazia italiana”. “Il cibo è una chiave fondamentale per conoscere e capire il mondo, l’esperienza gastronomica italiana non è solo porta bandiera del saper fare italiano ma anche un modo per rafforzare la presenta italiana all’estero”. Per Carlo Cracco, è “un bellissimo giorno per poter finalmente cominciare un’azione importante, non solo valorizzare, ma anche formare e tutelare il nostro patrimonio”. “E’ partito con Expo e continua, è una grossa eredità da portare avanti in maniera molto seria”, ha aggiunto, mettendo l’accento sullo “spirito di squadra”. Una “unione e coesione” sottolineata anche da Cristina Bowerman, da sempre “grande sostenitrice dell’importanza di attrarre chef, con borse di studio e agevolazioni qui in Italia”, mentre Davide Oldani, che rappresenterà l’Italia dell’agroalimentare ai Giochi Olimpici di Rio 2016, ha posto l’attenzione sul binomio cucina di qualità e sport per una vita salutare.
Export alimentare a 50 miliardi? Possibile
E quanto all’aspetto economico, non pare impossibile raggiungere l’obiettivo indicato dal governo per il settore alimentare, dopo Expo, di raggiungere 50 miliardi di export entro il 2020. Secondo il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia, mercati nuovi come Argentina e Iran hanno “una doppia valenza”, in quanto le aziende italiane cercano non solo paesi dove distribuire i propri prodotti ma anche “partner per produrre in quei paesi, cioè aziende per valorizzare la loro tradizione agricola, per produrre per esempio, grano, carne bovina e latte“. Le premesse dell’industria alimentare italiana quindi ci sono tutte.