Toyota, Audi, ma anche General Motors e Google. Che startup cercano le aziende che progettano self driving car e che tecnologie richiedono.
Auto che si guidano da sole? In attesa di poter andare dal concessionario e uscire con la nostra automobile non dal lato guidatore, ma seduti sul sedile, le aziende big del settore sono freneticamente al lavoro sulla ricerca dei componenti, sull’intelligenza artificiale, sui computer di bordo, sulle mappe. QUI vi abbiamo raccontato l’accordo tra FCA (Fiat) e Google per la prima auto che si guiderà da sola.
Ma c’è da far presto, fra 4 o 5 anni, secondo gli esperti, le auto a guida autonoma saranno in strada. La ricerca dei big del settore automotive nel campo delle auto senza pilota passa anche per l’acquisizione di startup: per comprare team, know-how e tecnologie. E’ la direzione dei i produttori di automobili (General Motors, Toyota), dei produttori di componenti (i britannici di Delphi, i tedeschi di Continental). E’ anche la direzione dei grandi del tech come Google, la cui ricerca è partita da una startup di Berkeley, nata per sviluppare un prototipo di nome Pribot per la consegna automatica della pizza. Google, ma non solo. Ecco che cosa sta succedendo nei piani alti delle grandi corporate (spesso a fari spenti). Ricordando anche l’exit di VisLab, la startup parmense comprata però da Ambarella lo scorso anno per 30 milioni. Ambarella però non è una casa automobilistica. Qui le altre.
1. General Motors spende 1 miliardo per Cruise Automation
La cifra della exit, non confermata, è di 1 miliardo di dollari. Cruise Automation era stata fondata nel 2013, con l’obiettivo di costruire un sistema per adattare automobili convenzionali alla guida senza pilota. Era stata finanziata da investitori come i fondi Spark Capital e Felicis Ventures e la sua valutazione nei round di investimento era stata di 90 milioni di dollari. Poi è arrivata l’acquisizione da parte di General Motors, il più grande costruttore di auto negli Stati Uniti, interessato ai suoi sensori in grado di controllare e guidare frenate, accelerazioni e svolte. Un successo per i due fondatori, Kyle Vogt, «il guru dei robot», e Daniel Kan, che ha raccontato di aver provato a farsi assumere da 35 aziende dopo il college, prima di diventare un imprenditore. La loro tecnologia sarà implementata sulla Cadillac CT6 e potrebbe arrivare sul mercato già nel 2017. In precedenza, GM aveva stretto una partnership da 500 milioni di dollari con Lyft, e creato Maven, la sua divisione dedicata al car sharing.
2. Audi fa 3 mila miglia senza pilota, con un laser
Delphi è un grande produttore britannico di componenti per automobili. Collabora con Audi per creare un sistema di software e sensori che hanno permesso a una Audi SQ5 di guidare 3mila miglia attraverso gli Stati Uniti il 99% del tempo senza pilota. Delphi ha fatto leva sulla partnership con Quanergy, una startup di Sunnyvale in grado di sviluppare un sistema LiDar per auto senza pilota low cost, da soli 1000 dollari a macchina (quando quello usato da Google, il Velodyne, ne costa 70mila). Il sistema LiDar (Laser Imaging Detection and Ranging) è quello che permette ai veicoli di determinare la distanza degli ostacoli grazie a un impulso laser. Il CEO di Quanergy, Louay Eldada, è anche famoso per aver sfidato (pubblicamente) Elon Musk sul suo sistema LiDar: Musk sta lavorando in una direzione tecnologicamente opposta, e Eldada, ha apertamente detto: «Sfido chiunque sia in grado di non usare il LiDar per le auto senza pilota a dimostrarmelo».
3. Continental: la guida autonoma e la frenata assistita
Nei sistemi LiDar crede molto anche il produttore di componenti per auto tedesco Continental, che ha comprato quest’anno un’intera divisione, con relativa tecnologia, dalla californiana Advanced Scientific Concepts, con sede a Santa Barbara. Continental è noto soprattutto per la produzione di pneumatici, ma collabora con Mercedes-Benz anche per le componenti di frenata assistita e per la futura tecnologia per la guida autonoma. Il LiDar di Advanced Scientific Concepts è in 3 dimensioni, ad alta definizione e soprattutto ha il vantaggio di non avere componenti mobili, e quindi di essere molto più difficile da rompere.
4. Uber si compra deCarta, la startup delle mappe digitali
L’approccio open innovation di Uber è stato piuttosto aggressivo. Ne sanno qualcosa al Carnegie Mellon Robotics Lab. Uber ha prima stretto una partnership di collaborazione con l’istituto di ricerca di Pittsburgh, per poi fare caccia grossa dei suoi scienziati migliori. Alla fine ne ha assunti 40, offrendo stipendi raddoppiati e, secondo il New York Times, anche bonus da centinaia di migliaia di dollari, per portarli nel suo nuovo laboratorio di ricerca. Uber ha poi acquisito deCarta, ex startup californiana (è stata fondata nel 1996) specializzata in mappe digitali, decisive per lo sviluppo delle auto senza pilota.
5. Google e la self driving car della startup nata per consegnare la pizza
Il viaggio di Google verso le self driving car è cominciato nel 2011 con una startup chiamata 510 Systems. L’acquisizione non fu nemmeno pubblicamente annunciata, Google fece anche firmare ai dipendenti di 510 Systems delle clausole di riservatezza per non rivelare mai l’accordo. La startup era stata fondata a Berkeley da un ingegnere di nome Anthony Levandowski, che aveva in mente di lavorare a un prototipo di nome Pribot per la consegna automatica della pizza. Un anno dopo l’acquisizione mai rivelata Mountain View annunciò il primo esperimento di auto senza pilota in Nevada.
6. Jaybridge Robotics, spin off del MIT, acquisita in blocco da ToyotaÂ
La mossa di Toyota nel campo delle acquisizioni per la corsa alla self driving car è stata prendersi in blocco lo staff di della Jaybridge Robotics, piccola azienda del Massachusetts, sedici persone e sette anni di storia come spin off del MIT nella ricerca nel campo delle auto senza pilota. Il CEO, Jeremy Brown, dopo l’acquisizione ha diramato uno scarno comunicato per annunciare che Jaybridge avrà il compito di aiutare Toyota a «ridurre il numero di vittime in incidenti stradali, che oggi è quasi 1 milione e 250mila ogni anno».