Un post su Medium racconta perché nessuno ruberà la tua idea di startup, ma senza argomentare troppo. Abbiamo provato a farlo, aiutandoci con i consigli di Paul Graham contenuti in un post ricchissimo
Negli ultimi giorni, su Medium, c’è un post che sta facendo discutere molto. Se sei un utente Medium e leggi articoli sul tema startup l’avrai sicuramente incrociato. Sto parlando di “Why nobody will steal your shitty start-up idea”.
Non bisogna essere dei maghi dell’inglese per capire il senso di un titolo così forte. L’autore cerca di spiegare, attraverso 10 motivazioni (e 10 improbabili gif animate), perché nessuno è interessato a rubare la tua idea di startup. Le 10 motivazioni, ben poco argomentate, a dire la verità, sono:
- A nessuno importa.
- L’idea è l’1%, l’esecuzione è il 99%.
- La stessa idea, realizzata da persone diverse porterà a prodotti completamente diversi.
- Non ci sono più idee rivoluzionarie.
- I business di successo sono idee semplici eseguite perfettamente.
- Se pensi che Uber o AirBnB siano stati i primi della loro categoria, ti sbagli di grosso. Molti hanno fallito prima di loro.
- Devi concentrarti a lavorare su quello che conta veramente, senza restrizioni.
- Non hai le risposte, il mercato si. Parla ad alta voce, esci, diventa un esperto, fai networking, parla e ottieni feedback.
- Non è il caso di abbassarti a argomentazioni di questo tipo, hai di meglio da fare.
- Le persone che incontrerai non saranno disposte a firmare un NDA per sapere di più su un’idea a cui loro non sono interessati.
Come dicevo, le motivazioni sono poco argomentate. Mi trovo d’accordo con alcune di esse, ma con altre sono in forte disaccordo, ma siccome è un argomento perennemente hot nel panorama startup internazionale, ho pensato di scrivere un post.
In realtà non è la prima volta che mi trovo a parlarne. È un tema che ho molto a cuore e mi capita spesso di trovarmi di fronte a interlocutori (perlopiù ragazzi alla prima esperienza) che esordiscono con il classico «non parlo della mia idea altrimenti me la rubano».
Un paio d’anni fa scrissi un post su CheFuturo! su quest’argomento. Post che ebbe un discreto successo sia in termini di condivisione che di discussione. Ad esso seguì un altro post sul mio blog, decisamente più provocatorio, dove ipotizzavo che il non voler parlare della propria idea fosse solo un nascondersi dietro il dito, dovuto all’incapacità di execution.
Hai bisogno di tre cose per creare una startup di successo: partire con persone in gamba, realizzare qualcosa che i clienti desiderano, spendere meno soldi possibili
Nel tempo, mi sono reso conto che difficilmente si riesce a convincere l’interlocutore a raccontare la propria idea usando la classica risposta “devi parlarne per poter avere tanti feedback, solo così potrai validare la tua idea”.
Personalmente c’è un link che uso in casi come questi. Un classico della letteratura startup: “How to start a startup” di Paul Graham. Più che un post è un vero e proprio saggio (da diecimila parole) pubblicato nel 2005 dal co-founder di Y-Combinator.
In questo fantastico articolo, Graham riassume quali secondo lui sono gli elementi di successo di una startup, per poi analizzarli uno ad uno, dando il giusto peso all’idea, all’esecuzione, al team, ai soldi, e cosi via:
Un post meraviglioso di Paul Graham che spiega tutto
«Hai bisogno di tre cose per creare una startup di successo: partire con persone in gamba, realizzare qualcosa che i clienti desiderano, spendere meno soldi possibili. Molte startup che chiudono, falliscono in una di queste tre cose. Una startup che riesce in tutte e tre ha molte probabilità di successo. Se dovessi scegliere un solo messaggio da tramettere riguardo alle startup, è questo. Non ci sono step magici che richiedono genialità per essere risolti».
Da qui in avanti l’articolo scende nel dettaglio a spiegare come scegliere le persone giuste con cui avviare un’attività, cosa significa realizzare qualcosa che i clienti desiderano e come gestire al meglio i soldi ottenuti durante un investimento. Il post è decisamente lungo, ma se non l’hai mai letto fallo. Ora.
Credo che tra quelle righe si celi la migliore risposta da dare a chi ha timore di raccontare la propria idea. Da quei paragrafi, infatti, emerge la complessità che c’è dietro la creazione di un’azienda di successo e come questa si possa ottenere solo nel tempo, con dedizione e visione.
Trovo meraviglioso il paragrafo iniziale dedicato all’idea, ma non tanto perché fa continui riferimenti all’importanza dell’execution, ma perché conclude mettendo l’accento sul valore che hanno le persone dietro all’idea, con una frase che ormai è storia:
«Quello che conta non sono le idee, ma le persone che le hanno. Persone eccellenti possono migliorare idee pessime, ma idee eccellenti non possono salvare persone pessime».
Raffaele Gaito
@duplikey