L’arrivo delle startup straniere può essere una risorsa per tutto l’ecosistema delle startup italiane. A Expo Corbetta e Bicocchi Pichi hanno parlato di Startup Visa, il programma del Governo per attrarre in Italia startup da tutto il mondo. E ci sono già i primi casi di successo
Santiago del Chile, Amterdam e Milano. Una città nel mondo, una europea e una italiana. Non è l’inizio di una barzelletta, ma di una storia che le accomuna e spiega perché è importante che (anche) l’Italia diventi un Paese per startup globali. La storia poi è la stessa di Sharon Ezra, co-founder di Quattrocento Lab, startup per la produzione di occhiali da sole che dall’Israele ha deciso di portare know-how, team e sede principale in Italia.
Cos’è lo Startup Visa
Ma partiamo dall’inizio, ovvero da quando Sharon è entrata in possesso del suo Startup Visa, lo strumento che le ha permesso di realizzare il suo sogno in Italia: un visto d’ingresso per lavoro autonomo per quei cittadini dei Paesi extra-UE che vogliono fare startup nel nostro Paese. Un processo molto semplice che oggi può essere avviato interamente online con la richiesta del visto sul sito.
Un programma che rappresenta un primo passo per iniziare a rendere l’Italia agli occhi del mondo un Paese accogliente per gli startupper da tutto il mondo, ma che ancora ha il difetto di essere poco conosciuto. Tant’è che ad un anno da lancio tre attori, il MISE, Extrabanca e Italia Startup, hanno deciso di mettere insieme le loro forze per far rendere ancor più concreto e per far emergere il supporto disponibile a quegli stranieri che hanno deciso di fare innovazione nel nostro Paese.
Come l’Italia incentiva le startup estere
L’annuncio della partnership è avvenuto la scorsa settimana nella cornice di Expo, significativa anche per il messaggio “al mondo” che si è voluto lanciare. “L’Italia è un serbatoio di talenti, idee innovative, creatività. Ma deve essere in grado di valorizzare anche i talenti stranieri, dimostrando così di essere davvero un Paese per startup”, per riprendere le parole del messaggio di Mattia Corbetta (Segreteria tecnica del MISE). In aggiunta alla visione Ramzi Hijazi ha sottolineato l’impegno concreto di tutto il gruppo Extrabanca a sostegno dell’imprenditorialità straniera in Italia, sia per favorire l’inclusione sociale degli stranieri ma anche perché il loro “genio” è fondamentale per contribuire alla crescita dell’intero sistema Paese.
“Un genio”, ha poi concluso Marco Bicocchi Pichi, che come Presidente di Italia Startup è già a lavoro per disegnare un ecosistema d’innovazione più unito a livello internazionale, che insieme con il genio italiano non potrà che innescare meccanismi virtuosi. “Le startup italiane vogliono e devono scalare a livello globale – ha detto Bicocchi Pichi – siamo svegli e bravi, sviluppiamo ottimi prodotti e servizi ma spesso restiamo piccoli”. “L’ingresso di startupper stranieri – ha continuato il presidene di Italia Startup – può avviare sinergie interessanti con i nostri startupper che avrebbero così una conoscenza diretta dei mercati esteri. In questo senso lo Startup Visa è anche per le startup italiane un’occasione unica di mettere alla prova la propria idea pensando in grande”.
I numeri dell’immigrazione delle startup nel mondo
Che la formula funziona lo hanno già dimostrato altri Paesi. Ed è qui che la nostra storia si conclude e s’intreccia con altre storie, perché attirare i migliori startupper da tutto il mondo ha un valore riconosciuto su cui anche altri Paesi stanno puntando. Ma lasciamo parlare i numeri.
Amsterdam ha avviato nel gennaio 2015 startupAmsterdam, un progetto per attrarre talenti e investitori internazionali nell’arco dei prossimi quattro anni grazie a circa 86 milioni di stanziamento iniziale e al sostegno di aziende e acceleratori locali. Inoltre sempre il governo cittadino, ha consolidato una partnership con la città di New York per fare di Amsterdam la porta verso l’Europa per le startup di New York. Anche grazie a queste iniziative e prospettive Amsterdam è risultata l’unica città europea ad essere stata inserita dopo Berlino e Londra nel Global Startup Ecosystem Ranking 2015 di Compass e sta riscuotendo sulla scena internazionale, per la sua capacità di coniugare gli sforzi pubblici con quelli privati, sempre più conferme di essere un terreno fertile per gli aspiranti imprenditori e investitori europei: solo nel 2014 sono state 139 le startup che hanno trasferito almeno uno dei loro uffici nella metropoli tra cui Uber, Netflix, Tesla e Optimizely e sono cresciute anche le startup olandesi come Nimbuzz, WeTransfer, 3D Hubs, Usabilia e Ayden, il primo unicorno del tech olandese.
Ancor più vicina alla “via italiana all’innovazione” anche il modello cileno. A Santiago del Cile è attivo dal 2010 Startup Chile, il programma governativo che attrae startup di tutto il mondo. Nell’ultima selezione ha raggiunto le 2.400 candidature, di startup che provenivano per il 21% dagli USA, 14% dall’Argentina, 8% dall’India e 5% dall’Irlanda. Fino ad oggi sono state accolte quasi 900 startup, e oltre 2.000 imprenditori da 71 paesi.
Tra queste anche qualche exit: Flipter, acquisita da 1World Online, WeHostels, acquistata da StudentUniverse e CruiseWise, acquistata da TripAdvisor. Un limite? La mancanza di una connessione diretta tra Startup Chile e i venture capital, per cu alla fine del periodo previsto di finanziamento più del 50% migra nuovamente dal Paese, principalmente verso gli Stati Uniti.
Come Italia saremo più bravi a trattenere i talenti imprenditoriali stranieri? Con le forze messe in campo , le premesse ci sono tutte, speriamo di raccontarvi presto il “lieto fine” della storia.
Emanuela Perinetti