Un programma per fare incontrare startup italiane e investitori esteri, si chiama ScaleIT ed è stato organizzato dal fondatore di Italian Angels for growth
«A 100 milioni e rotti di euro di investimenti l’anno, l’ecosistema italiano non va da nessuna parte». Lorenzo Franchini, co-fondatore di Italian Angels for Growth, non lo manda certo a dire. «La Spagna ha un’ecosistema simile al nostro, ma vale quattro o cinque volte tanto» sottolinea. «I mali dell’ecosistema startup nostrano, sono quelli in fondo tipici del nostro capitalismo: scarsa coesione fra gli operatori, atteggiamento un po’ provinciale».
Difetti che non hanno impedito all’Italia di diventare uno dei principali mercati mondiali, ma che trasportati nel campo dell’innovazione e del digitale (dove i cambiamenti sono rapidissimi e occorre adeguarsi in fretta) rischiano di rappresentare una zavorra davvero molto pesante.
Così come il proliferare di iniziative – premi, incubatori, concorsi – alla cui base non sembra talvolta esserci tanto un progetto preciso, quanto la voglia di partecipare alla spartizione della torta.
I mali dell’ecosistema startup nostrano, sono quelli in fondo tipici del nostro capitalismo: scarsa coesione fra gli operatori, atteggiamento un po’ provinciale
Forse per questo Franchini sottolinea con orgoglio l’assenza di fondi statali od europei che abbiano contribuito al lancio dell’ultima iniziativa da lui progettata: ScaleIt, un evento di fundraising che si è svolto una decina di giorni fa a Milano, a cui ha partecipato – cosa abbastanza rara per eventi di questo genere, un gruppo di investitori internazionali abbastanza nutrito.
C’erano i tedeschi di Holtzbrinck Ventures, gli spagnoli di Nauta Capital, gli inglesi di London Bridge Ventures e molti altri. Tutti venuti a vedere, assieme a ad alcuni nomi noti italiani, come Vito Lomele, Fabio Cannavale, Mauro Pretolani del Fondo Italiano di Investimento se, fra le 12 startup selezionate ce ne fosse qualcuna in grado di fare il grande salto.
Passare cioè dall’essere una società promettente, già in grado di fatturare e crescere, ma su scala ancora limitata, ad essere una società davvero di primo piano – un potenziale unicorno, volendo un po’ esagerare. Requisito fondamentale, naturalmente – oltre ad almeno un milione annuale di euro di ricavi o un milione di utenti, nel caso delle startup attive nel B2C online – la propensione internazionale.
Le 12 startup italiane selezionate da ScaleIT
Tutte le società scelte – Spreaker, Tok.tv, Alyt, Beintoo, Bemyeye, MotorK, Musement, Brandon Ferrari, GamePix, Lovli, Mosaicoon, Sounday – ricavano una parte consistente del loro fatturato dal mercato estero, alcune hanno spostato la sede legale o quella operativa fuori dall’Italia.
Anche i meno scafati, in ogni caso, hanno potuto partecipare a un workshop di preparazione, dieci giorni prima dell’evento, con interventi di Lomele ex ceo di Jobrapido e Cannavale di lastminute.com Group, in cui affinare la strategia di espansione verso i mercati esteri.
Basterà, quest’approccio molto selettivo e pragmatico a dissipare la diffidenza degli investitori internazionali verso le startup che arrivano dal nostro Paese. Trattandosi soltanto della prima edizione di ScaleIt, è probabilmente presto per dirlo.
A giudicare dalle testimonianze di chi c’era, comunque, le prospettive sono buone, e gli organizzatori sono ottimisti. «Gli sponsor che hanno reso possibile questo evento hanno dimostrato grande interesse ad andare avanti con il progetto – racconta Franchini».
«Nelle prossime settimane mi confronterò con loro per vedere se ci sono le condizioni per realizzare una nuova edizione il prossimo anno, possibilmente coinvolgendo le scaleup di altri settori – come il settore medicale e delle life sciences – dove è già possibile selezionare un numero significativo di aziende pronte per aspirare ad essere gli “unicorni” del futuro».