Gianluca Dettori racconta il suo Shark Tank, i progetti, la selezione, la rappresentazione televisiva e la realtà delle cose. E annuncia il primo investimento dei 5 Shark in una startup: è AirLite
Partecipare a Shark Tank, il talent di imprenditori su Italia 1 è stata un’esperienza davvero particolare. Ma ancora più particolare è stato quello che è successo durante e dopo la trasmissione.
Ho letteralmente ricevuto (e continuano e la cosa vale ugualmente per tutti gli altri Shark) centinaia di messaggi sottoponendo alla mia attenzione progetti di tutti i tipi, in tutti i modi e forme. Oltre ai 70 pitch che abbiamo visto sul set, sono arrivati nelle settimane seguenti 400 progetti con richiesta di valutazione di un potenziale investimento. Un’onda anomala che ha creato una discreta mole di attività per essere digerita.
I progetti: alcuni interessanti, altri assurdi,
molti incomprensibili
Alcuni progetti arrivati si stanno rivelando interessanti e potrebbero diventare anche investimenti, altri sono semplicemente assurdi, moltissimi ahimè incomprensibili. Il tutto a tratti condito da una buona fenomenologia di quelli che io chiamo «casi umani», progetti che navigano sullo stretto crinale che sta tra genialità e pazzia, spesso comunque impossibili da decifrare.
Curioso notare una costante, cioè come nel grande pubblico ancora resta la convinzione che si investe sulle idee, sono centinaia le email del tipo «stanotte ho avuto l’idea per una nuova app e gliela vorrei proporre». E’ come se per molti il concetto è di avere l’idea del secolo, tanto poi si convince un investitore e se ne occuperà lui di renderla un successo.
Le idee non bastano, servono fatica e sacrificio
La vita vera dell’imprenditore però non è fatta di idee ma di fatica, sacrificio e dedizione per metterle in atto e quindi si investe in primis sulle persone e sul convincimento che siano potenzialmente (se alla prima esperienza) buoni imprenditori di cui occorre farsi un’opinione.
Ma se da un lato la trasmissione ha avuto come effetto collaterale un aumento della quantità di rumore nelle mie comunicazioni è stata un’esperienza largamente positiva, ed ha avuto anche il pregio di allargare il campo delle cose che normalmente vedo in termini di potenziali investimenti e costruire una bella amicizia con gli altri Shark.
Cosa ci ha lasciato la prima edizione di Shark Tank Italia
Ma questa è la forza della televisione. E in ogni caso arrivare a Shark Tank è già di per se un piccolo successo, sia perché si è passati la prima selezione di una redazione che ha visto centinaia di progetti, ma anche e soprattutto perché andando in TV si parla con un milione e mezzo di persone. Dopo i passaggi su Italia1 sono stati moltissimi i contatti ricevuti e regolamente esplorati con le startup di persone interessati a contribuire, coinvestire o supportare un determinato progetto piuttosto che un altro. Gli imprenditori hanno ricevuto centinaia di richieste di interesse, vendita, investimento, partnership. Forza del piccolo schermo.
Com funziona davvero Shark Tank
E’ bene ricordare che questa è una trasmissione televisiva, mentre la vita vera è diversa. In trasmissione i cinque Shark incontrano team di imprenditori. L’incontro dura circa un’ora ed inizia con il loro pitch seguito da una sessione di domande e risposte tra imprenditori e Shark. Quello che si vede in trasmissione è la narrazione televisiva di quello che succede in quella particolare circostanza. Le startup vengono selezionate dalla redazione di Shark Tank e non dagli investitori, nella maggior parte dei casi si trattava di progetti e persone a me sconosciuti prima di averli incontrati sul set.
Praticamente quasi tutti quelli che ho incontrato dopo la trasmissione a questo punto mi hanno chiesto: ma come e tu davi i soldi così a dei tizi appena conosciuti? Ancora adesso mi capita. Lo scopo della trasmissione è individuare dei potenziali investimenti da parte degli Shark che dopo una breve negoziazione durante il programma possono decidere se uscire con un soft committment, come si dice in gergo, ovvero l’indicazione di un interesse ad approfondire il progetto ed iniziare una due diligence per valutare se effettivamente procedere con l’investimento.
Questo processo è peraltro del tutto analogo a quello che succede nella vita reale. In tutte le startup che hanno accolto un investitore, c’è un momento in cui durante una riunione, si dichiara ai fondatori l’interesse ad investire, l’importo e il processo che si intende seguire. Ci si stringe la mano e si inizia il lavoro di due diligence ed eventuale negoziazione. Term sheet, due diligence, contratto, closing. Un processo che richiede diversi mesi (mediamente se si tratta di un fondo in Italia, direi sei) e che non è detto si concluda. La due diligence con un venture e qualunque altro investitore esperto inizia con la prima riunione, per poi diventare man mano che ci si avvicina al closing, fatto tecnico che coinvolge anche consulenti e terzi (legal, fiscale, commercialisti, tecnici, esperti) e quindi spese.
Shark Tank non è un gioco dove si vincono dei premi. E’ l’inizio di un percorso.
C’è molta curiosità sul cosa è successo dopo e sulla cosa non ho molto da dire. A valle della trasmissione abbiamo iniziato a guardare con gli altri Shark una trentina di operazioni, includendo nel perimetro anche altri progetti che ritenevamo di voler approfondire, oltre ad alcuni con cui non ci eravamo trovati in trasmissione. Con alcuni di questi team ci siamo già lasciati. In alcuni casi non si è trovato un accordo, in altri abbiamo riscontrato debolezze nel team o nella tecnologia o nel progetto in generale. O ancora a volte sono emerse situazioni negative o diverse rispetto alla rappresentazione televisiva, oppure ci sono stati team che avendo trovato direttamente investitori ci hanno salutato.
Cosa è successo alle startup scelte durante Shark Tank
Durante la due diligence sono già saltate circa la metà delle trattative. Di queste un terze si sono fermate perché il team si è ritirato dalla trattative, per svariate ragioni. Un terzo per problemi emersi relativi al prodotto o alla proprietà intellettuale dello stesso. Il resto principalmente per inadeguatezza o non completezza del team. Alcuni dossier hanno richiesto una complessa due diligence tecnica per capire i valori sottostanti alle tecnologie e la sostenibilità di un eventuale vantaggio competitivo.
Su diversi progetti si sta procedendo con crescente interesse per portare a compimento le operazioni. Ma tutto il processo è ancora in corso, ci sono mille cose che possono succedere e comunque con tutti questi team abbiamo un dovere di confidenzialità anche a loro tutela. Negli ultimi dieci anni ho visto di tutto, operazioni saltare anche il giorno prima del closing dove i team si sono tirati indietro all’ultimo e non hanno voluto prendere i soldi. E’ successo anche con Shark Tank.
Ad oggi però posso comunicare che è stato completato il primo investimento nato dalla trasmissione: è Airlite, la startup delle vernice magica che pulisce l’aria, raffredda ed elimina i batteri.
Gianluca Dettori
@dgiluz