Si chiama Pembient la startup californiana che usa la stampa 3D per salvare alcune specie di animali in via di estinzione. Corni e zanne, geneticamente uguali all’originale, invaderanno il mercato facendo concorrenza ai bracconieri
C’è una startup vicino a San Francisco, il suo nome è Pembient, che vuole usare la stampa 3D per salvare alcune specie di animali in via di estinzione. Animali, come i rinoceronti, che l’uomo sta cancellando per colpa della sua cupidigia e del suo cieco egoismo. Nel laboratorio californiano dove opera, Pembient sta mettendo a punto la stampa di alcuni corni di questi splendidi mammiferi. E non si tratta di corni che semplicemente “assomigliano” a quelli naturali. A detta della startup sono geneticamente identici a quelli reali. In tutto e per tutto.
Questa sarebbe davvero una buona notizia per i pochi rinoceronti che ancora popolano questo mondo. Bastano i numeri per dimostrare la criticità di una situazione che la maggior parte del mondo ignora: il rinoceronte nero, che si pensava potesse essere estinto già a partire dal 2006, lo è ufficialmente diventato pochi mesi fa. Il rinoceronte bianco conta invece solamente cinque esemplari.
Il mercato nero dei corni di rinoceronte
La colpa, ovviamente, dev’essere ricondotta alla spietatezza dei bracconieri che, vista la richiesta e la sempre più scarsa offerta, riescono a guadagnare una vera fortuna dalla vendita al mercato nero di questi “pezzi” pregiati. È dunque facile immaginare quanto, negli ultimi anni, questo tipo violento di caccia selvaggia abbia colpito questi grandi e nomadi mammiferi, riducendone drasticamente il numero e portando la specie sull’orlo dell’estinzione definitiva. È la superstizione a guidare le persone nell’acquistare le varie tipologie di corno: nello Yemen i corni sono visti come dei veri e propri talismani mentre nella medicina tradizionale cinese si crede che il corno del rinoceronte possieda poteri guaritori potentissimi. Il commercio derivante dalla caccia di frodo oggi frutta ben 20 miliardi di dollari sul mercato nero: la quarta maggiore fonte di guadagno illegale dopo le droghe, le armi e il traffico di essere umani. Negli ultimi 40 anni i bracconieri hanno cancellato dalla faccia della Terra il 95%  della popolazione di rinoceronti
Così il co-fondatore di Pembient, Matthew Markus, dopo aver lavorato per anni come sviluppatore infomatico, ha deciso di fare qualcosa per migliorare la vita di questi animali e di altre realtà naturali minacciate dalla follia dell’uomo: «Ho iniziato a informarmi sulla tragedia che stava colpendo i rinoceronti nel 2006 ma allora non ero in grado di far nulla. Ho dovuto aspettare che la tecnologia fosse pronta a darmi una mano e a fornire una possibile soluzione a questo problema. Questa soluzione oggi ha un nome: stampa 3D».
E negli ultimi mesi qualcosa è cambiato per davvero. Soprattutto grazie alla possibilità di allestire un laboratorio più economico e “open”, alle risorse legate al cloud, alla precisione ed efficacia della stampa 3D e alle ultime e innovative metodologie nel settore biotech. George Bonaci, ingegnere genetico e co-founder di Pembient, è riuscito, sotto la spinta di Matthew, a riproporre un oggetto che fosse geneticamente identico ad un corno di rinoceronte. Senza dimenticarne l’aspetto esteriore e naturale.
Come sono fatti i corni
I corni sono composti da un tipo specifico di proteina: la cheratina. Pembient è riuscita ad estrarre il codice genetico specifico in modo da riprodurre i corni usando la cheratina in una particolare tecnica di stampa 3D. Ma non si tratta di un’idea nuova. Ci sono altre startup che usano frequentemente materiale biologico per studiare la crescita proteica della carne in provetta. Autodesk, un’azienda che si occupa d’ingegneria informatica e sviluppo software, ha addirittura ammesso di star lavorando, nel suo laboratorio di San Francisco, alla stampa 3D di organi. Markus spera che queste tecniche possano rendere più difficile la vita al commercio nero di corni visto che l’arrivo sul mercato di pezzi creati artificialmente potrebbe ridurre drasticamente il guadagno e, perciò, dissuadere i bracconieri dal continuare lo sterminio della specie.
Il primo prototipo di corno stampato in 3D appare agli occhi del visitatore come un piccolo e duro oggetto, dal colore marroncino, che può essere contenuto sul palmo di una mano: «Ma non puoi fisicamente dirmi in che cosa differisce da quello vero. Nessuno potrebbe affermare che quello che stampato qui in questo laboratorio non potrebbe venire da un’animale. Sono uguali. Per gli scopi per cui è ricercato questo è, in tutto e per tutto, un vero corno di rinoceronte africano».
Il futuro di una soluzione virtuosa
Ma Pembient non vuole certamente fermarsi qui. Il team sta infatti testando nuove soluzioni per aiutare anche altri animali come gli elefanti, gli armadilli, le tigri e tutte quelle specie che sono oggetto di barbarie simili. Stampare, ad esempio, le zanne d’avorio degli elefanti che vengono usate per realizzare i tasti di un pianoforte. Ed è per questo che Markus e Bonaci lavorano tutti i giorni all’interno dell’incubatore IndieBio, interamente dedicato a startup che si occupano di biotech: «Non appena riusciremo a stampare il primo corno di rinoceronte perfetto allora inizieremo a produrre questi oggetti in massa». E quando questo avverrà non sarà così difficile immaginare i passi successivi e le specie che saranno salvate.