Sean Mealin è un dottorando della North Carolina State University, completamente non vedente, che insieme al suo cane guida, Simba, vuole sfruttare la tecnologia per permettere ai ciechi di sapere se il loro animale sta bene o è stressato, stanco o se qualcosa non va.
Al dipartimento di informatica della North Carolina State University, a Raleigh, qualcuno sta lavorando per migliorare la comunicazione tra i cani guida per ciechi e i loro conducenti. È Sean Mealin (@SeanMealin), un dottorando completamente non vedente, che insieme al suo cane guida Simba, un labrador, vuole sfruttare la tecnologia per permettere ai ciechi di sapere se il loro animale sta bene o è stressato, stanco, se qualcosa non va.
L’addestramento di un cane guida per ciechi è un percorso impegnativo e oneroso, dura circa sei mesi e costa più o meno 25.000 euro.
Un cane guida (come quelli da pet therapy) lavora a tutti gli effetti ed è soggetto a stanchezza, stress, a fattori assolutamente normali ma che una persona cieca non può cogliere, perché comunicati tramite postura, movimenti. Questi cani, per di più, sono addestrati per mantenere la calma ed evitare di attirare l’attenzione: se qualcosa non va, non saranno loro a lamentarsi e a farlo sapere.
Proprio per l’impossibilità di vedere orecchie abbassate, pelo ritto o la posizione della coda, chi conduce un cane guida non può sapere se è infastidito o stressato, oppure se sta soffrendo per il terreno troppo caldo. Quando il colpo di calore è dietro l’angolo, ad esempio, un cane comincia ad avere intensa salivazione e a respirare in modo affannoso e profondo. Tutti fattori che, se non si interviene, possono portare a un pensionamento precoce. Un aspetto non secondario, non solo per il benessere degli animali ma considerando anche l’impegno che richiede addestrarli.
Il device di Sean
Sean Mealin ha già fatto il primo passo per colmare questo gap, inventando un device che, connesso all’imbracatura del cane, permette di monitorare continuamente la rapidità con cui respira e il battito cardiaco. «Amo la mia ricerca, ogni giorno ho l’occasione di lavorare e giocare con i cani, come il mio Simba, e di inventare nuove tecnologie che possano annullare il confine tra software e mondo fisico», racconta Sean in This is What Science Looks Like, la rubrica in cui la NC State presenta gli scienziati che fanno ricerca nelle sue strutture.
La nuova “maniglia tecnologica” si attacca all’imbracatura del cane ed è dotata di due piccoli motori che vibrano. Uno si trova proprio dove il conducente appoggia il pollice, e vibra o pulsa a tempo con il battito cardiaco del cane. L’altro, vicino al mignolo, è sincronizzato con la sua respirazione. Il prototipo è già stato testato sfruttando una simulazione per entrambi i fattori, battito del cuore e respiro, e si è dimostrato funzionale ma soprattutto efficace nel mandare un messaggio. Respira affannosamente, il suo cuore batte troppo veloce, c’è qualcosa che non va.
Siccome lavoro in un ambito della computer science che finora non è stato esplorato, l’unico limite alla ricerca è la mia creatività
«Quando mi viene una nuova idea e riesco a metterla in pratica, di solito trova un’applicazione nella vita quotidiana delle persone, ad esempio riesce ad aiutarle nel lavoro», spiega Sean.
In passato lui e i suoi colleghi avevano già creato device che monitorano la condizione di salute del cane, il passo difficile era far arrivare queste informazioni alla persona che lo conduce, in modo da permetterle di agire di conseguenza. «Non volevamo semplicemente creare un flusso continuo di informazioni, sarebbe stato difficile da interpretare», precisa Sean, «ma usare segnali elettronici che avessero un significato, in modo intuitivo».
«Ora stiamo lavorando al design e vogliamo implementare altri test coinvolgendo i non vedenti e i loro cani guida. L’obiettivo è creare una tecnologia che aiuti entrambi, cani e persone. Non riusciremo a farlo nell’immediato futuro, ma siamo ottimisti: ci arriveremo».
Crediti immagini: Sean Mealin, Rita Brugarolas, iBionics Research Group at NC State