Pedoni robot, cartelli danneggiati e strisce pedonali scolorite. È stata presentata Mcity, la prima città al mondo dedicata interamente allo sviluppo delle automobili senza guida: «È la nostra risposta alla Silicon Valley».
Nell’immaginario generale Detroit è ancora la capitale indiscussa dell’automobile. Ogni gennaio, dal 1899, ospita uno dei più grandi e importanti saloni automobilistici degli Stati Uniti, il North American International Auto Show (NAIAS), diventato internazionale dal 1989. Eppure, negli ultimi decenni, questo ruolo è stato messo in discussione da un altro polo d’eccellenza in cui si progettano le auto del futuro, quelle senza pilota. È la Silicon Valley che, soprattutto grazie ai test e ai prototipi sviluppati da Google, ha catturato le attenzioni del mondo dell’automotive. Attenzioni che hanno oscurato, almeno in parte, la città che in questo settore ha scritto pagine e pagine di storia.
Una città intera per le “driverless car”
Grande 32 acri (circa 13 ettari), il circuito è collocato all’interno del campus Ann Arbor, appartenente all’Università del Michigan. Un luogo dedicato esclusivamente allo sviluppo di mezzi che non hanno bisogno dell’uomo per muoversi, dove avveniristici robot dialogheranno fra loro. Un centro, in miniatura, dove verrà scritto il futuro delle città. È stato progettato dal Michigan Department of Transportation e dall’University of Michigan Mobility Transformation Center (MTC), sostenuto da sponsor e aziende internazionali.
La struttura si trova a circa 45 miglia da Detroit. Al suo interno saranno portate a compimento delle vere e complesse simulazioni che coinvolgeranno le auto a guida autonoma. Test per analizzare e migliorare i comportamenti di questi mezzi nei vari ambienti che percorreranno nei prossimi anni. Anche quelli più pericolosi, causati da carreggiate dissestate, strisce pedonali scolorite e segnali stradali illeggibili o deteriorati.
In giro per la città, che prevede anche un ponte, un tunnel e una rotonda, ci saranno dei pedoni robot che simuleranno i comportamenti, ligi e meno ligi, dei loro “equivalenti” umani. Situazioni, rischi, pericoli che oggi rappresentano dei veri interrogativi per chi si dedica a queste innovazioni.
Una piccola anticipazione è possibile vederla (e ascoltarla) grazie a questo video diffuso dal Washington Post
La sana competizione tra poli d’eccellenza
«Detroit è il centro dell’universo dell’automotive. Questo è il Michigan non la California. Non potevamo lasciare che la Silicon Valley prendesse il largo nello sviluppo di queste tecnologie». A parlare, sottolineando la competizione che esiste trai due poli, è il senatore Gary Peters, in un’intervista rilasciata a Bloomberg. «Ma se saranno interessati a testare le GoogleCar all’interno di Mcity saranno i benvenuti».
E sono i numeri a giustificare l’orgoglio di queste parole. Il Michigan ospita quasi 400 centri di ricerca nel settore automobilistico e ha permesso lo sviluppo e la crescita di colossi, oggi in ripresa, come Chrysler, Ford e General Motors. «Queste automobili senza guida saranno in grado di eliminare l’80% degli incidenti che attualmente si verificano in tutti gli Stati Uniti e salvare così 33mila persone ogni anno» ha ribadito Peters «Per questo abbiamo voluto creare Mcity con il supporto di enti pubblici e privati». Un’opportunità che ha bisogno del sostegno e delle risorse di tutti.
Investimenti e prospettive di Mcity
Mcity ha ricevuto grandi finanziamenti da moltissime aziende leader, statunitensi e no, come Honda, Ford, GM, Toyota e Nissan. Inoltre sfrutterà l’esperienza e le qualità, imprenditoriali e tecnologiche, di realtà come Verizon e Delphi. In tutto 15 aziende che investiranno un milione di dollari ciascuna per i prossimi tre anni.
«Abbiamo creato questa città» fa sapere l’Università del Michigan «per accelerare ulteriormente il processo tecnologico che sta alla base delle automobili senza pilota. Vogliamo che tutto questo diventi realtà prima delle attuali previsioni. La nostra è una vera alternativa a quello che si sta realizzando in California. Qui possiamo sviluppare delle vere sfide e vedere se questi nuovi mezzi sono in grado di vincerle».