Il piccolo rover sviluppato a Houston va a batteria e può essere guidato via software anche a distanza, escludendo il guidatore umano.
Un veicolo sviluppato dalla Nasa potrebbe ispirare la prossima generazione di veicoli elettrici per esplorare nuovi pianeti o, perchè no, guidare sulla terra.
Il prototipo, MRV o Veicolo Robotico Modulare, è stato sviluppato dal Johnson Space Center della Nasa di Houston, in Texas, proprio con l’obiettivo di testare nuove tecnologie da applicare ai trasporti del futuro. Ma grazie a un sistema che permette il comando a distanza delle ruote motrici e il movimento laterale, l’electric car dell’agenzia aerospaziale americana potrebbe rivoluzionare la mobilità urbana già da oggi.
La piccola jeep, delle dimensioni e della forma simili a uno di quei divertenti veicoli pensati per i campi da golf, ha quattro ruote motrici indipendenti, ciascuna con un motore elettrico e un sistema autonomo di frenata. Ha due posti per i passeggeri e può essere guidata a distanza.
L’elevato controllo di queste quattro ruote motrici raffreddate ad acqua è consentire manovre improbabili come quelle che talvolta sono obbligate nei ristretti spazi cittadini e i suoi ingegneri hanno voluto dimostrarlo (come si vede nel video sotto) facendolo parcheggiare lateralmente con un’unica manovra in mezzo a due macchine già posteggiate.
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Come funziona? È tutta una questione di software
La macchina è stata progetta secondo i principi dell’ergonomia automobilistica classica per ricreare la sensazione di guidare un’auto normale, con volante, freni, seduta, accelleratore. Ma, al contrario di una qualsiasi automobile, il Veicolo Robotico Modulare della Nasa non ha nessun collegamento meccanico tra il motore e le ruote, il volante o i pedali: ogni decisione del guidatore parte da comandi che vengono convertiti in segnali elettrici che poi arrivano via cavo a ciascuna delle ruote motrici.
Se si gira il volante ad esempio, questo movimento viene registrato dai sensori e inviato ai computer che si trovano nel di dietro del veicolo i quali interpretano il segnale e istruiscono i motori di ciascuna ruota a muoversi alla velocità appropriata per andare nella direzione voluta dal guidatore.
Secondo i suoi progettisti guidare il piccolo rover è divertente, ma è solo un effetto collaterale della progettazione che è invece finalizzata a sperimentare nuovi algoritmi di gestione software dei comandi, la tenuta dei cavi, il raffreddamento ad acqua dei suoi motori e la durata delle batterie.
Il veicolo può raggiungere la velocità di 70 km/h ed è capace di affrontare ogni tipo di superficie con una tenuta perfetta e ha un’autonomia di 100 km per una singola carica di batteria. Perciò c’è già chi suggerisce di metterla da subito sul mercato, cosa che alla Nasa non escludono, ma dove ripetono: “il veicolo ci farà viaggiare su Marte.”
Per questo hanno già previsto che invece di farla guidare da un umano o da un robot, anche a distanza, stanno sviluppando un sistema per la sua guida autonoma, basato, non c’è da dirlo, sull’intelligenza artificale.