Finita Expo, puntando tutto sulla Food Valley possiamo giocare un ruolo da leader in quella che è considerata una delle sfide più importanti per l’umanità. Ecco perché
Dopo la chiusura di Expo non solo si tirano i primi bilanci ma finalmente il #DopoExpo arriva ad essere il tema dominante. In generale su tutte le eredità di Expo, ma soprattutto su quella più importante, cioè il destino dell’area. Sono le ore decisive perché Matteo Renzi ieri ha confermato «decidiamo nelle prossime ore e il 10 novembre a Milano presenteremo le nostre idee, il nostro progetto».
3 cose importanti sul futuro dell’area Expo
Nel quadro generale ci sono tre punti fermi che comunque fanno la differenza rispetto a solo qualche settimana fa:
1. Il destino dell’area è considerato da tutti di grandissima importanza per il rilancio dell’economia, non solo di Milano e della Lombardia ma di tutta Italia. Lo sa il sistema economico (che per primo con Assolombarda si è mosso in qs direzione), spinge il sistema accademico sia con l’Università statale, ma anche con il Politecnico di Milano, la Bocconi e la Luiss, è entrato nelle agende delle istituzioni e dei politici (in allegato le dichiarazioni di ieri di Mattarella, Maroni, Martina,).
2. La cittadella dell’innovazione con università, imprese, startup, enti istituzionali etc. ha ora ampia e trasversale convergenza. (quindi non il solo campus universitario come erroneamente si è scritto o detto).
3. Perché tutto funzioni è necessaria una collaborazione pubblico-privato. Né l’uno, né l’altro da soli avrebbero possibilità concrete di realizzo.
Non perdiamo di vista il focus di questa Expo
Che cosa manca? A mio parere due cose (dando per implicita la soluzione degli aspetti tecnici di varia natura a partire dall’ormai confermato ingresso del governo in Arexpo Spa): la focalizzazione tematica di questo centro dell’innovazione e quella che considero anche la conseguenza logica e pratica di questo aspetto, cioè la consapevolezza e l’ambizione che questo progetto può avere interesse e giocare un ruolo internazionale sia di carattere economico che politico.
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Infatti, se è facile capire che un campus universitario da solo avrebbe appeal minimo sugli investimenti stranieri, è altrettanto logico intravvedere un crescente interesse se a questo si aggiunge il resto dell’ecosistema (aziende, startup, centri di ricerca, enti) ma soprattutto se al tutto si da una connotazione specifica che altro non è che il tema di Expo. Se parliamo di Silicon Valley, rendiamo l’idea, ma null’altro.
Se focalizziamo il tema sull’innovazione nella filiera agroalimentare possiamo godere di una conclamata credibilità, e giocare un ruolo da leader.
Se invece focalizziamo il tema sull’innovazione nella filiera agroalimentare e quindi anche sulla nutrizione, oltre che dare senso logico ad Expo (non è forse il suo tema l’elemento cardine dell’attenzione e del suo successo?), possiamo godere di una conclamata credibilità, e giocare un ruolo da leader in quella che è considerata una delle sfide più importanti per l’umanità. Appunto, con tutti gli effetti/potenzialità economiche e politiche. Non solo locali e nazionali, ma internazionali. Può sembrare una piccola sottigliezza, ma in molti invece crediamo che sia un particolare che può fare la differenza.
Il centro del mondo per l’innovazione nel food
Il tema di Expo, il suo ambito di applicazione ci hanno raccontato e dimostrato sia la trasversalità che le potenzialità. Quel sito può quindi diventare il centro del mondo dell’innovazione del cibo, del futuro del cibo e della nutrizione, stimolando un meccanismo virtuoso di investimenti e facendo giocare all’Italia un ruolo che può avere anche impatti geopolitici. Si pensi all’Africa e come la sfida della sicurezza alimentare sia il punto cardine di tutto. E, a solo titolo di esempio, l’auspicata Authority internazionale dell’Acqua, avrebbe non solo più chance, ma ulteriore senso.
Anche su questo esiste una certa convergenza (diverse multinazionali sia del food che del tech, la Luiss, la stessa Statale, ma, interpretando il loro discorso, anche il Presidente Mattarella e il Presidente Schulz per la UE ) e questa è la posizione del Ministro Martina che auspica che «l’area abbia una coerenza strettissima con il tema, perché non possiamo fare un parco tecnologico generico, abbiamo il dovere di focalizzare i nostri sforzi su un tema di frontiera dove possiamo fare la differenza rispetto ad altri Paesi».
Cosa può fare il Governo dal 10 novembre
Ecco, dobbiamo auspicare, fare in modo che il governo (con il supporto di Regione Lombardia e Comune di Milano) punti il faro su questa necessaria focalizzazione e contestualmente alzi l’asticella dell’ambizione strategica di questo progetto. E’ una di quelle rare occasioni in cui si possono coniugare più cose: difendere e valorizzare attraverso l’innovazione uno degli asset fondamentali, l’agroalimentare, cogliere l’opportunità economica (enorme ) di sviluppare un nuovo settore, e contribuire concretamente alle più importanti sfide del pianeta sicurezza alimentare e ambiente.
Marco Gualtieri