La prima indagine Pisa sull’alfabetizzazione finanziaria tra gli studenti lancia un’allarme: in Italia non basta sapere bene la matematica. I risultati sono sotto la media.
Hanno un conto corrente o una carta prepagata. Lavorano al di fuori dell’orario scolastico per recuperare qualche soldo. Sono pronti a risparmiare ma sanno poco o niente di economia. A fare la fotografia sul livello di competenza dei nostri giovani è la prima indagine PISA sull’alfabetizzazione finanziaria che indica in quale misura gli studenti quindicenni hanno acquisito il bagaglio di conoscenze finanziarie necessario per la transizione dalla scuola all’istruzione superiore, al mondo del lavoro o dell’imprenditoria.
Un risultato sconfortante ancora una volta che ci pone in fondo alla classifica e che segna una netta linea da seguire per innovare la scuola italiana anche su questo fronte: i risultati dell’Italia sono inferiori alla media, con un punteggio medio di 466 punti, l’Italia si colloca tra la 16esima e 17esima posizione rispetto all’insieme dei 18 Paesi ed economie partecipanti.
L’indagine PISA 2012 è il primo studio internazionale su ampia scala che esamina le conoscenze finanziarie acquisite a scuola e all’esterno della scuola da studenti quindicenni che sono quasi giunti al termine della scuola dell’obbligo. Hanno preso parte all’indagine sull’ educazione finanziaria: Australia, Comunità fiamminga del Belgio, Estonia, Francia, Israele, Italia, Nuova Zelanda, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Stati Uniti; Colombia, Croazia, Lettonia, Federazione Russa e Shanghai-Cina.
I risultati medi dell’Italia non sono significativamente diversi rispetto a quelli conseguiti in Israele e Repubblica Slovacca. Più di uno studente su cinque in Italia (21,7% rispetto al 15,3% in media nei Paesi ed economie dell’OCSE) non riesce a raggiungere il livello di riferimento per le competenze di alfabetizzazione finanziaria.
Nel migliore dei casi, questi studenti riconoscono la differenza tra bisogni e desideri, sono in grado di prendere decisioni semplici sulle spese quotidiane e riconoscono lo scopo di documenti finanziari della vita di ogni giorno, come ad esempio una fattura. Solo il 2,1% degli studenti raggiunge il livello più alto nella scala PISA, rispetto a una media del 9,7% nei Paesi ed economie dell’area OCSE.
Gli studenti italiani ottengono risultati inferiori a quanto ci si potrebbe aspettare in base al loro livello di competenze in lettura e matematica. Ciò si verifica in modo particolare per gli studenti con alte competenze in matematica. Questo a dimostrare che non basta insegnare bene a far di conto se non si educa a cosa serve sapere la matematica.
E’ chiaro che per migliorare l’economia, per cambiare la rotta del Paese, vi è la necessità di istruire chi tra qualche anno avrà un ruolo nel mondo lavorativo. Gli studenti italiani hanno meno esperienza in materia di prodotti e servizi finanziari rispetto agli studenti degli altri Paesi dell’OCSE che hanno partecipato alla valutazione: il 44% degli studenti italiani è titolare di un conto corrente o di una carta prepagata rispetto a una media del 54% dell’area OCSE. Andando a sviscerare i numeri scopriamo che gli studenti maschi ottengono in media un punteggio leggermente più alto rispetto alle femmine in materia di alfabetizzazione finanziaria.
Per il resto l’immagine che ne esce non è distante da ciò che si può immaginare in merito a questo argomento: circa l’8% della variazione nelle competenze finanziarie è associata allo status socioeconomico e gli studenti con almeno almeno uno dei due genitori che svolge un’attività lavorativa qualificata, ottengono risultati migliori alle prove di alfabetizzazione finanziaria, con risultati che superano di circa 34 punti quelli degli studenti i cui genitori svolgono un’attività lavorativa meno qualificata.
Dati che devono interrogare il mondo dell’istruzione: il Ministero ha attuato un programma sperimentale per introdurre l’educazione finanziaria nei programmi scolastici del ciclo d’istruzione primario e secondario. Il programma è stato sperimentato durante l’anno scolastico 2008/09. Successivamente, il programma è stato reso disponibile a livello nazionale, con la partecipazione di circa 23 000 studenti nel 2011/12. Purtroppo la partecipazione al programma è facoltativa.
E’ chiaro che dobbiamo rendere questa educazione parte dei programmi fin dalla scuola primaria. Non possiamo affidarci alla buona volontà ma solo ad una reale innovazione del metodo d’insegnamento.