Chi si sarebbe mai immaginato di sostenere una prova di esame con l’ausilio di ChatGPT? Ebbene, nonostante l’intelligenza artificiale sia in un qualche modo quasi “demonizzata” da diverse scuole d’Italia c’è chi, invece, l’ha adoperata in uno dei suoi esami. Il professore Nicola Mazzari, del corso di Mathematics for Business di H-FARM College, ha messo a disposizione il sistema di intelligenza artificiale di OpenAI agli studenti che hanno sostenuto il suo esame di matematica. Scopriamo come è andata.
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L’idea del prof Nicola Mazzari
Il professore di matematica non ha concepito il sistema di AI come una scorciatoia per facilitare il lavoro dei ragazzi, bensì come una vera e propria sfida affinché l’intelligenza artificiale possa diventare parte integrante del programma accademico e terreno di formazione, confronto e crescita. L’intento, per il prof, è quello di arricchire le conoscenze matematiche indispensabili per affrontare i quesiti di esame. «Normalmente, ad agosto viene concepito l’esame per gli studenti del corso di Mathematics for Business, che si compone di un test scritto e di un report individuale su argomenti più avanzati da preparare durante tutto il semestre – spiega il professore – Ora, con programmi tipo ChatGPT, è più facile redigere velocemente un report sufficiente. Per me è stato il momento giusto per sperimentare qualcosa di diverso». Così, 100 studenti si sono cimentati con la risoluzione di una serie di quesiti algebrici con l’AI. «Ho voluto obbligare i miei alunni a fare un esperimento per scoprire i limiti di questa tecnologia e usarla per testare le loro conoscenze – racconta il prof – Ogni studente ha potuto decidere quanto e come utilizzare il software di AI per risolvere o capire i problemi proposti».
ChatGPT sale in cattedra
Per il professore questo è stato un modo per insegnare ai ragazzi a governare la tecnologia e sfruttarla in modo utile e consapevole, invece che esserne schiacciati. Ma i risultati ottenuti hanno soddisfatto le aspettative del professore? «Devo dire che non tutti hanno riconosciuto dove il bot sbagliava nelle risposte. Alcuni report sono fatti molto bene e dimostrano l’impegno svolto, altri un po’ meno. Per esempio, nel caso in cui ChatGPT abbia fornito il risultato numerico sbagliato, alcuni studenti hanno semplicemente creduto al bot, altri hanno visto l’errore e commentato sbrigativamente che sarebbe stato necessario seguire un altro metodo, altri ancora sono stati in grado di valutare le parti corrette della risposta di ChatGPT e mostrare i punti di crisi». Una mancanza di senso critico, quindi? «Il senso critico è dipeso proprio dagli strumenti e dall’impegno che ogni studente ha messo in questa attività oltre che dal fatto che le domande siano state a risposta aperta», spiega il prof.
I progetti del prof hi-tech
Abbiamo chiesto un feedback sul test anche a una studentessa che ha sostenuto l’esame, Anna Pallaro, che ci ha detto: «Nell’esame di matematica, il prof. Mazzari ci ha incentivati ad utilizzare ChatGPT per risolvere alcuni esercizi. A parere mio, è stata un’ottima iniziativa in quanto l’intelligenza artificiale ad oggi è sempre più utilizzata anche nella vita di tutti i giorni, e, a quanto pare, anche nella matematica, perchè è riuscita a svolgere esercizi complessi in pochi secondi – commenta la studentessa – Ovviamente, se ne deve fare un uso corretto, come fonte di informazioni. Dal mio punto di vista, il sistema di AI è una vera e propria potenza e, utilizzandola per l’esame, ho anche avuto modo di vagliarne l’affidabilità».
Ma per il prof Nicola Mazzari il test non finisce qua. «Credo che avere un bot customizzato che faccia da tutor su una materia specifica sia un surplus, più precisamente, un bot che interagisca come un docente, fornendo aiuti successivi solo se “imboccato” nel modo corretto, in modo da creare un’esperienza di interazione che obbliga a provare, sbagliare, modificare e raggiungere il risultato, per approssimazioni successive», conclude.