Il fondatore di Egomnia si racconta. Davvero.
«Sai qual è la mia più grande paura? Che non si parli di me. Odio essere ignorato. Sarebbe il mio più grande fallimento». Se è vero che il suo incubo è l’indifferenza, di certo Matteo Achilli sa come scongiurarlo. Non c’è giornale che non abbia scritto di lui. Da quando il mensile Panorama Economy gli ha dedicato una copertina nel 2012 con il suo volto in primo piano sotto il titolo Italian Zuckerberg, per i media è diventato una star. E un oggetto misterioso. Ogni sua uscita gli ha scatenato critiche durissime della community degli startupper italiani.
Ma l’11 luglio 2014 un documentario della BBC lo ha inserito tra i possibili futuri miliardari d’Europa. Titolo: Is this Italy’s Mark Zuckerberg? Proprio come la copertina di Panorama di due anni prima, ma con un punto interrogativo alla fine. La quadratura imperfetta del cerchio. Perché in quel punto interrogativo restano ancora i dubbi sul suo personaggio e sul valore della sua azienda che ad oggi è ancora difficile fugare del tutto.
Curato nell’aspetto e nei modi, di mr Facebook Achilli non ha nulla. Né l’aria scanzonata, né il look da nerd (e nemmeno il portafoglio ovviamente). Chi è davvero? Ha 22 anni, è cresciuto nella periferia sud di Roma ma vive a Milano, dove frequenta il terzo anno di Economia aziendale alla Bocconi. Studia e lavora per far diventare grande sua startup: Egomnia. Cos’è? Intanto è un sito con un traffico infinitamente inferiore alla fama e ai titoli giornalistici che si è guadagnato. In sostanza è un social network che dovrebbe aiutare le aziende a trovare lavoratori qualificati grazie ad un algoritmo che ne valuta i curricula assegnando un punteggio ad ogni esperienza fatta.
Achilli ha cominciato a lavorarci sui banchi del liceo. I soldi per cominciare (10 mila euro) glieli ha dati il padre, ex dirigente della Ericsson, «il mio primo e unico angel». Nel 2012 andò online la prima versione, con molti difetti e un fatturato di appena 11mila euro, con utili in rosso di una ventina di euro. L’anno seguente lancia una nuova versione e il fatturato cresce di quasi tre mila volte: 280mila euro, 27mila di utili. «Merito dei primi contratti con le multinazionali», dice. Ora una terza in d’arrivo che, assicura, gli farà fare il salto di qualità definitivo. E, ne è certo, “fatturati a sei zeri”.
Gli piace parlare, e lo sa fare bene. È sicuro, non incrina mai la voce. Cerca di indicare tempi dell’intervista, domande, curiosità da chiedere e ha già pronte le risposte in bella forma espositiva.
Achilli è tutto qui. Come l’etimo della sua Egomnia. Io (ego) sono tutte le cose (omnia). Finora poco altro.
Come sei arrivato alla BBC?
In realtà sono arrivati loro a me. Mi hanno mandato una mail [email protected]. Erano indecisi se raccontare la mia storia o quella dei gelatai di Grom. Ho detto alla giornalista cos’è Egomnia e soprattutto cosa sarà da ottobre quando lancerò la nuova versione. Se ne sono innamorati. Alla fine hanno scelto me, ma dandomi un palcoscenico molto più ampio: un documentario di storie di successo dal titolo The Next Billionaires.
E come sarà la nuova versione di Egomnia?
Completamente diversa. L’abbiamo rifatta da zero per realizzare un prodotto di alto livello. Ci lavoriamo da 10 mesi, abbiamo scritto 1milione e 200 mila righe di codice per il nuovo sito. L’idea di Egomnia rimane la stessa, ma avremo un nuovo modello di advertising. E diventerà a pagamento. Un’iscrizione fissa per tutte le aziende che poi potranno acquistare una moneta virtuale creata da noi, penso di chiamarla Egomoney, e servirà a fare campagne pubblicitarie sul sito. Ognuna ne avrà un tot fisso all’inizio, se il servizio piace ne comprerà altri Egomoney con soldi veri.
Ti hanno già inserito tra i futuri miliardari, eppure i fatturati a sei zeri sono ancora lontani. Hanno esagerato?
No, hanno valutato le mie idee, il nuovo modello di Egomnia, ma tutti possono sbagliare. Anche i giornalisti. Egomnia non è lontana da fatturati milionari, abbiamo avuto 24 mesi con numeri importanti e adesso sono pronto per il salto di qualità.
La BBC ha detto che fatturi più di mezzo milione. Stessa cifra l’hai detta al Corriere un anno fa. Ma bilancio 2013 dice che hai fatturato la metà.
E’ vero, ho sbagliato, sono stato impreciso. Però pensavo di chiudere già i primi sei mesi con un fatturato di mezzo milione nel 2013, ma alcuni contratti non sono andati bene.
Non pensi di farti male gonfiando i numeri?
Ho commesso alcuni errori parlando coi media. Ma ho solo 22 anni, ho iniziato la mia avventura a 19 e da solo ho creato un’azienda che dà lavoro a diversi ragazzi della mia età. Dovrei ricevere fiumi di applausi invece che critiche.
Però nei documenti ufficiali non risultano costi del personale, né dipendenti.
I nostri dipendenti sono in body rental, ecco perché non risultano. Ma con me assicuro che lavorano almeno 2 persone e stiamo per assumerne un terzo. Non ho mai detto di averne di più.
Quanto vale Egomnia?
Recentemente un investitore mi ha contattato per comprarsela. Il suo nome è top secret. La valutava 3 milioni di euro. Ho rifiutato.
Ne cerchi altri?
Certo. Finora sono andato avanti da solo, ma se voglio davvero fare il salto di qualità devo trovare nuovi investitori. Sono in trattativa con imprenditori davvero molto abbienti che vogliono entrare in Egomnia. So che devo ridurre le mie quote (oggi Matteo Achilli ha il 100% di Egomnia, nda). Ma non voglio vendere. Voglio diventare un gigante e comprare io altre aziende.
Come vivi la tua sovraesposizione mediatica?
Come una grande fortuna. Ogni volta che sto per lanciare una nuova versione di Egomnia mi capita di essere intervistato da qualche giornale. E’ già capitato con Panorama, poi col Corriere. Ora dalla BBC proprio a qualche mese dal lancio megagalattico che farò ad ottobre di Egomnia. Diventerò una multinazionale. Lo farò in una delle sedi dei miei nuovi partner che non posso ancora rivelare.
Google, Bulgari, Microsoft, Vodafone, Ericsson, sarà una di queste. Li hai già detti alla BBC.
Vedi che spesso faccio errori con i media?
Errori che ti hanno fatto diventare lo startupper più contestato d’Italia.
Macché i miei errori non c’entrano. In Italia c’è un’invidia incredibile, ogni cosa che dico è criticata da persone che non faranno mai fortuna nella loro vita. Soffrono il mio successo. Quarantenni che se la prendono con me che ho vent’anni di meno ma che di certo non guadagnano quanto guadagno io. Dovrebbero vergognarsi.
Tu quanto guadagni con Egomnia?
A gennaio 2012 circa 600 euro al mese. Oggi molti di più, non so nemmeno quanto di preciso, ma arrivo anche a 17mila euro. Quello che è certo è che non chiedo un euro ai miei genitori. Ripeto, chi mi critica lo fa per invidia. Sono tutti dei perdenti. Non li porto in tribunale né gli do corda per evitare che vivano di luce riflessa facendo le vittime. La scena degli startupper in Italia è popolata da gente così. Dovrebbero solo abbassare la testa e stare zitti. Non si accorgono delle esternalità positive che potrebbe avere il mio successo. Un popolo che rosica è un popolo perdente, è questo che mi dà fastidio dell’Italia. All’estero invece mi amano tutti e in migliaia mi contattano ogni giorno.
E’ vero anche che ci sono decine di startup che fatturano molto più di te ma non hanno tutta questa attenzione.
Ma io, a differenza loro, faccio notizia. Io più della mia startup. Posso farti io una domanda? Mi piacerebbe che chiudessi così il tuo articolo: perché mi stai intervistando? Perché sai che la tua intervista verrà letta perché Matteo Achilli fa notizia. Anzi non mi rispondere nemmeno. Sarebbe una bella intervista se finisse con questa mia domanda, senza alcuna risposta da parte tua.
Non starai sottovalutando i media?
Niente affatto, è la mia strategia. La chiamo strategia della non indifferenza. Ho paura di essere ignorato. Che qualcosa che faccio passi indifferente. Per questo racconto sempre il mio personaggio, la mia storia, che oramai conoscono tutti, le mie idee, i miei progetti.
Ti sei mai ispirato a qualcuno?
A nessuno, non ho avuto nemmeno il tempo di formarmi sulle biografie degli altri. Solo sulla mia.
Non c’è che dire, te la sei studiata bene. Cosa ti piace di più del personaggio Matteo Achilli?
So parlare bene. È la mia migliore qualità. E so presentarmi bene. Sia ai media che alle aziende con cui firmo i contratti. Tu ti fideresti di uno che ti dà l’impressione di avere le idee chiare e che da solo vuole costruire un impero? Diventare un gigante? Comprare altre aziende invece che farsi comprare? Ecco, su questo ho costruito Matteo Achilli. Questo è il segreto del mio successo. Guarda il video della BBC o del Corriere. Quello che si vede è un ragazzo giovane, ambizioso, che ha le idee chiare ed è un imprenditore promettente. E ora mi chiamano ovunque per fare delle presentazioni.
Quanto credi in Egomnia?
Io sono Egomnia. Egomnia è l’unica cosa che ho, se fallisco devo ricominciare da capo. E non voglio fallire.
E se fallirai?
Non fallirò.
Arcangelo Rociola (@arcamasilum)