Non avviene spesso che enti come l’ENAC si siedano con le associazioni di categoria per discutere dei propri regolamenti. Però, stavolta, è avvenuto. L’oggetto in questione? I droni.
Condividere pensieri e opinioni per percorrere una strada comune. Non avviene spesso che enti come l’ENAC (Ente nazionale per l’Aviazione Civile) si siedano con le associazioni di categoria per discutere e migliorare i propri regolamenti. Però, stavolta, tutto ciò è avvenuto. L’oggetto in questione? I droni. I velivoli senza pilota che stanno cambiando la nostra vita sempre più velocemente, anche se spesso non ce ne accorgiamo.
Come ammesso dai partecipanti a questo storico incontro «Non sono stati fatti eccezionali passi in avanti ma l’elemento davvero importante è stato quello di aver deciso di procedere uniti verso un’unica direzione». Ascoltare tutte le parti in causa e individuare una priorità di criticità: questa è la base solida da cui si riparte. Ed è una collaborazione reciproca che potrà davvero portare al superamento degli ostacoli tutt’ora esistenti: solo gli utenti sono in grado di illustrare, con dovizia di particolari, le specificità e potenzialità dei droni; solo l’ENAC può integrare questa entità al meglio all’interno del proprio sistema di regole e dogmi. Per questo, a breve, saranno istituiti dei gruppi di lavoro per ragionare sui temi più specifici e urgenti. I tempi per avere un nuovo regolamento dunque si allungano ma il lavoro impostato sembra promettere bene. Una maratona corsa con metodo rispetto ai 100 metri fatti con invasione di corsia.
Un’apertura non indifferente da parte dell’Enac. Soprattutto considerando che avviene dopo l’invio di un documento congiunto da parte di associazioni come Fiapr e Assorpas che metteva l’accento sulle difficoltà presenti nell’ultima bozza di regolamento (marzo 2015): «Questo documento contiene proposte, suggerimenti e richieste di miglioramento/modifica dell’attuale Regolamento SAPR». Una voce decisa e ferma ma assolutamente animata da uno spirito costruttivo e che ha trovato sponda nei rappresentanti istituzionali.
Quali sono i problemi più grossi
Innanzitutto il peso e la conseguente “pericolosità” dei droni. Si parla da tempo della possibilità che i velivoli sotto i 2 kg ricevano l’autorizzazione a volare liberamente nei centri abitati. Una possibilità che non è mai stata messa nera su bianco dall’ENAC. Soprattutto perché, come comprensibile, si tratta di una questione delicata e che coinvolge la sicurezza delle persone. Per ora si dovrebbe valutare caso per caso, in attesa di una regola più generale da seguire.
La seconda questione riguarda la cosiddetta “zona di rispetto aeroportuale” che in Italia coincide con il livello del suolo e non, come in altri paesi, da 500 piedi di quota. Tutto ciò, come sottolineato dagli esperti di settore, limita fortemente lo spazio in cui droni possono volare. E per questo, in materia, è stata aperta una discussione con l’ENAV, ovvero l’Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo).
Ulteriore punto di riflessione è certamente il fenomeno che vede sempre più droni volare senza autorizzazione. Una tendenza che l’ENAC ha deciso di combattere richiamando all’ordine i comuni italiani: una lettera è stata inviata qualche giorno fa e altre iniziative verranno prese nei prossimi mesi.
Scuole e brevetti
Altri punti critici riguardano le autorizzazioni da rilasciare per poter guidare i droni. Soprattutto quelli sopra i 25 kg e con una pericolosità elevata. Alla questione è legata anche la problematica della formazione dei piloti e dei vari brevetti. Su questo tema si è discusso anche al Centro Congressi Frentani di Roma, durante l’ultimo appuntamento del ciclo Roma Drone Conference. Fabrizio D’Urso, membro della direzione regolazione navigabilità dell’ENAC, ha annunciato le misure che l’ente ha in mente: si parte con la creazione di centri di addestramento dedicati. Per l’insegnamento della pratica avranno una propria flotta di APR e la conseguente possibilità di esaminare e rilasciare attestati.