PoliHub, l’incubatore del Politecnico di Milano, è il secondo migliore incubatore universitario d’Europa secondo Ubi Index. In vista dell’Open Summit abbiamo intervistato il Ceo, Stefano Mainetti, che dice sicuro: «L’open innovation e le startup possono davvero dare un contributo forte al rilancio del settore industriale Italiano»
Proseguono le interviste con i protagonisti dell’econostema startup italiano del 2015, che ritroveremo tutti a Milano il 14 dicembre per il primo “Open Summit” di Startupitalia, l’evento voluto da Riccardo Luna per incoronare, tra le 100 finaliste e i tantissimi ospiti che riempiranno il Palaghiaccio, la migliore startup dell’anno.
E a proposito di migliori, lo sapete che è italiano il secondo miglior incubatore universitario d’Europa? E’ il PoliHub, l’incubatore gestito dalla Fondazione del Politecnico di Milano. A certificare questo importante traguardo è stato il ranking di Ubi Index (University Business Incubator), la classifica realizzata dall’organizzazione svedese Ubi Global esaminando 330 incubatori e acceleratori di 64 paesi. Il Ceo di PoliHub è Stefano Mainetti, che dalla laurea in ingegneria elettronica, all’attività di ricerca e poi di direzione della Scuola di Management e, adesso, di guida dell’incubatore numero 2 in Europa, ha sempre legato il suo nome e l’attività professionale al Politecnico di Milano. Così come con gli altri investitori e responsabili di acceleratori e incubatori, abbiamo chiesto a Mainetti di ripercorrere con noi il 2015 delle startup in Italia, a partire dall’esperienza di PoliHub. Ecco la sua intervista.
Com’è stato il 2015 delle startup, secondo il suo osservatorio?
«Ad oggi si contano 4.824 startup innovative registrate alla sezione speciale del registro delle imprese, di cui 1.912 solo nel 2015. I numeri crescono anno per anno, segno di un trend positivo del nostro ecosistema. Anche in PoliHub abbiamo raccolto segnali positivi dello sviluppo dell’ecosistema. Il nostro deal flow è raddoppiato e quest’anno registreremo circa 1.200 business ideas ricevute sui vari nostri canali di scouting attivati. Di queste circa il 10% viene selezionato per l’accesso ai programmi di supporto allo sviluppo imprenditoriale. Sulla base dei nostri dati storici, il 4% diventano realmente impresa, pronte per andare sul mercato o per ricevere un primo finanziamento. Contiamo ad oggi oltre 70 iniziative nel nostro perimetro tra aziende incubate e progetti imprenditoriali in accelerazione. Numeri che tra le altre cose ci consentono di competere alla pari con il resto d’Europa».
Quali sono le 3 startup che hanno fatto bene nel 2015, e perché?
«E’ sempre difficile indicare delle stratup fra quelle incubate. Questo perché si tratta di iniziative in via di avviamento o di affermazione, iniziative che sono state selezionate per il loro valore potenziale. Qualora volessimo porre in secondo piano gli aspetti prospettici e focalizzarci sul 2015, ritengo importante citare Jusp, perché gioca una partita in un mercato italiano difficile, dominato dalle banche, e a livello internazionale da competitor che riescono a ottenere investimenti di ordini di grandezza superiori a quelli italiani. E In un contesto così competitivo, Jusp sta riuscendo a farsi strada con tenacia, puntando su un’offerta di servizi innovativi abbinati al mobile pos. Poi dico Greenrail, che sviluppa traversine ferroviarie in plastica riciclata e pneumatici fuori uso in grado di accogliere dei componenti piezoelettrici per la produzione di energia al passaggio dei treni, o ancora dei moduli fotovoltaici in grado di trasformare le linee ferroviarie in veri e propri campi fotovoltaici. Greenrail continua a raccogliere consensi su tutti i fronti. Nel 2014 ha fatto incetta di premi a livello nazionale e sta lavorando allo sviluppo commerciale con richieste da tutto il mondo. Inoltre è di pochi giorni fa il premio internazionale ottenuto da Greenrail al Sustainable Entrepreneurship Award 2015 di Vienna e che l’ha vista emergere tra oltre 600 progetti provenienti da più di 100 paesi del mondo. E tra le startup del 2015 metto anche Zehus, un motore ibrido per biciclette che combina il motore elettrico con quello umano del ciclista, consentendo quindi di sfruttare l’energia “in eccesso”, accumulata in discesa, in frenata o ottenuta pedalando all’indietro, nel momento in ce n’è bisogno, ad esempio in salita. A soli 9 mesi dal lancio del prodotto sul mercato ha già ingaggiato ben 80 clienti internazionali, di cui 10 grandi costruttori, pronti a utilizzare la soluzione sulle proprie biciclette. Però ci sarebbe anche una quarta startup».
Dica pure. Quale?
«Non posso non indicare anche Jobyourlife, una piattaforma molto interessante che ha ribaltato il modo tradizionale utilizzato per cercare lavoro. Proprio in questi ultimi mesi del 2015 sta progredendo in modo significavo e non mi stupirei che da qua al momento dell’Open Summit sia in grado di riservarci qualche importante sorpresa positiva».
E quale tra Jusp, GreenRail, Zehus e Jobyourlife candiderebbe a “startup dell’anno”?
«Per rispondere a questa domanda, mi rifaccio a quanto deciso da una commissione di esperti che ha valutato, proprio nel 2015, la startup italiana proveniente da un incubatore universitario che ha ottenuto i migliori risultati di business negli ultimi tre anni. Mi riferisco al premio Italian Master Startup Award 2015, che ha eletto Jusp come miglior startup nata in ambito accademico».
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Cosa si aspetta dall’Open Summit di Startupitalia?
«Mi aspetto un momento di incontro in cui sia possibile fare sistema e valorizzare le connessioni tra tutti gli attori dell’ecosistema Italiano e scatenare l’energia positiva che può consentirci di continuare a crescere e colmare il gap che, ahimé, ancora abbiamo rispetto ad altri contesti europei».
Cosa può migliorare nel 2016?
«Spero che nel 2016 che ci sia una crescita ulteriore dell’ecosistema e degli investimenti. L’interesse che negli ultimi anni ha avvicinato diversi stakeholder al mondo delle startup, si sta traducendo in azioni concrete. Credo sia finito il tempo dei proclami e degli annunci. Ora è il momento di passare ai fatti. Dopo un aver supportato la nascita di startup innovative con finanziamenti in seed, ad esempio, ora le istituzioni stanno concretamente mettendo in atto misure per supportarne la crescita, penso ad esempio a Invitalia Venture. E anche molte grandi imprese sono sempre più interessate ad aprire all’esterno i loro processi di innovazione, in particolare utilizzando la propulsione innovativa delle startup. L’open innovation e le startup possono davvero dare un contributo forte al rilancio del settore industriale Italiano. In questo contesto, noi di PoliHub siamo fortemente motivati a giocare un ruolo primario».
Aldo V. Pecora
@aldopecora