La venture partner di Digital Magics fa un punto sul 2015 e qualche previsione per l’anno prossimo. Layla Pavone sarà tra i giudici dell’Open Summit quando l’ecosistema delle startup italiane si incontrerà a Milano
Fare sistema, avviare azioni politiche concrete a favore delle startup, fermare “l’emorragia di cervelli in fuga”: Layla Pavone, Venture partner di Digital Magics, quando parla del futuro dell’ecosistema delle startup italiane ha le idee molto chiare. Pavone è entrata in Digital Magics nel 2014, con un’esperienza ventennale nel mondo dell’advertising online e delle nuove tecnologie. Il prossimo 14 dicembre sarà a Milano nel board di 50 giurati dell’Open Summit per scegliere, tra le 100 startup finaliste, quella che si sarà guadagnata il titolo di “startup del 2015”. I biglietti per pre-registrarsi all’Open Summit (su Twitter #SIOS2015) sono online, da qui ci si può prenotare un posto all’evento. Sarà una competizione, ma soprattutto un momento per far incontrare in un solo luogo l’intero ecosistema delle startup italiane e «un momento per celebrare il talento italiano» dice Pavone che a Startupitalia! fa un punto del 2015 delle startup e qualche previsione per il prossimo anno.
Come è stato il 2015 delle startup secondo Digital Magics?
«Il 2015 è stato un anno decisivo per l’affermazione della strategicità dell’ecosistema delle startup come strumento fondamentale per la crescita del nostro Paese. L’Italia è stata per secoli la culla dell’innovazione e della creatività, ma negli ultimi anni ne avevamo forse perso la consapevolezza. La mia percezione è che nel 2015 si sia riacquisita la coscienza che l’Italia possa ancora essere il Paese leader a livello globale dal punto di vista della quantità e della qualità dei nostri talenti, e la crescita del numero di giovani imprese innovative a elevato valore tecnologico registrate alle Camere di Commercio, che ad oggi sono circa 5.000, ne è la riprova. Quest’anno abbiamo anche capito che dobbiamo fare di tutto per arginare la fuga, l’emorragia, di cervelli che negli ultimi dieci anni hanno portato la loro intelligenza, il loro talento e il loro know how all’estero, poiché in Italia non vengono aiutati a esprimere il meglio di loro stessi con strumenti e risorse adeguate. Sono troppi i talenti e anche le startup che vanno subito all’estero per cercare aiuto. Intendiamoci, io sono favorevolissima che le startup, per “scalare” e sviluppare il business, abbiano una vision globale, ma è anzitutto in Italia che devono trovare le leve per crescere e per essere giustamente valorizzate. Un ottimo modello da seguire è quello israeliano, dove privati e Governo lavorano molto insieme, facendo matching, per far volare le imprese innovative».
Quali sono le 3 startup che hanno fatto bene nel 2015 e perché?
«Posso parlare con particolare cognizione di causa delle nostre startup e vorrei citarne due: la prima è Buzzoole che ha portato realmente disruption nel mondo dell’advertising online e delle digital PR, creando un “bridge” concreto fra questi due mondi, tra queste differenti discipline con una killer application: la possibilità di avere KPI consistenti, che generano realmente efficacia ed efficienza. Lo dimostra la crescita del fatturato che quest’anno sarà di oltre il 400% rispetto al 2014. La seconda è Prestiamoci, anche questa, come Buzzoole, incubata in Digital Magics. Prestiamoci è la piattaforma italiana di social lending, la nuova frontiera del credito “fai da te” che si fonda su un approccio virtuoso dove le persone investono su altre persone. Tra l’altro, Prestiamoci è l’unica startup ad essere autorizzata ad operare come finanziaria da Banca d’Italia. Nell’ottica della sharing economy, in cui la community sostituisce il ruolo dei tradizionali intermediari, il P2P o social lending consente a chi è alla ricerca di un prestito di trovare le risorse in una comunità online anziché in banca. Io trovo che questa idea sia davvero fantastica. La terza, che a me piace molto, è BeMyEye: una piattaforma nata nel 2011 che permette ai proprietari di negozi, singoli o anche catene, di verificare la gestione dei loro locali. Un servizio davvero innovativo per svolgere in crowdsourcing attività di store check e mystery shopping che sta crescendo molto anche a livello internazionale. Poi, potrei citarne tante altre che stanno lavorando molto bene, per dire che abbiamo un patrimonio di eccellenze e una “unique selling proposition” davvero uniche: penso a tutto l’ambito del Foodtech, del Fashiontech e del Traveltech che rappresentano la nuova frontiera del “Made in Italy”».
Tra Buzzoole, Prestiamoci e BeMyEye quale candiderebbe a “startup dell’anno”?
«Indossando la veste di giurato dell’Open Summit vorrei lasciare un po’ di “sorpresa”. Sono stati fatti già alcuni nomi dai miei emeriti colleghi di giuria, che in linea di massima condivido. Pertanto si tratterà solamente di stabilire tutti insieme la classifica del podio. Lo sapremo il 14 dicembre e per saperlo bisognerà esserci!»
Cosa si aspetta dall’Open Summit?
«Credo che l’Open Summit sarà un bellissimo appuntamento il cui obiettivo principale, a mio avviso, si traduce nel voler tutti insieme enfatizzare e celebrare il talento italiano, con la convinzione che sia strategico rimettere al centro della crescita della nostra economia e del nostro Sistema Paese la possibilità e la voglia di fare innovazione, rappresentato dall’ecosistema delle startup. Siamo tutti d’accordo che sia ancora necessario fare divulgazione presso l’opinione pubblica e presso le aziende italiane, soprattutto le Pmi, che, volenti o nolenti, sono in procinto di affrontare il cambiamento nella loro “supply chain”, passando dalle tradizionali modalità di fare business a quelle per le quali la digital transformation è una “conditio sine qua non”. Io credo che l’Open Summit servirà anche a questo: fare informazione su questi temi, cercando di essere il meno possibile autoreferenziali e dando anche spettacolarità all’evento affinché diventi per quanto possibile “pop” e quindi molto conosciuto anche presso un’audience più allargata».
Cosa si può migliorare nel 2016 nell’ecosistema delle startup?
«Nonostante tutti gli sforzi fatti e i buoni risultati già raggiunti, a nostro avviso c’è ancora molto da fare. Mi spiego meglio: negli ultimi due-tre anni abbiamo potuto apprezzare il grande lavoro svolto da molti soggetti pubblici e privati vicini alla nostra community, non solo nel favorire la conoscenza su cosa significhi oggi fare impresa, unitamente all’innovazione tecnologica in Italia, ma anche nel far sì che il nostro impegno nel costruire nuove opportunità economiche per i giovani talenti e per le aziende venga sempre più percepito come un asset fondamentale per la crescita del Paese. Sicuramente la creazione di un’associazione, Italia Startup, che è oggi il punto di riferimento per tutta la filiera dell’innovazione, è stato un ottimo risultato. Ho sempre creduto nel fare sistema, soprattutto nei mercati in fase di sviluppo. La riprova per me è stata l’esperienza vissuta con lo IAB – Interactive Advertising Bureau -, che ho guidato per 8 anni, il cui successo è dovuto sostanzialmente al fatto che, pur essendo in un mercato con un elevato grado di competizione, quello del digital marketing e advertising, tutte le aziende e le persone sedute nel board e nei gruppi di lavoro di IAB erano e sono profondamente convinte che IAB rimane la sede dove si uniscono le forze per far crescere l’industry, a costo di fare tutti, quando necessario, “un passetto indietro” per il bene di tutto l’ecosistema. Questo modus operandi ha consentito all’industria della pubblicità online di rappresentare oggi quasi il 30% degli investimenti (2 miliardi di euro). In sostanza, io sono davvero convinta che solo lavorando insieme, con forte determinazione, ma soprattutto con grande spirito di collaborazione e di condivisione, si possa crescere più velocemente, avendo un “potere contrattuale” superiore, in ambito politico ed economico. E quando dico crescere, penso ai 133 milioni investiti fino ad ora in startup innovative che, pur registrando un trend positivo sull’anno precedente, resta una cifra davvero esigua, se solo ad esempio pensiamo all’entità del risparmio gestito in Italia. L’obiettivo che tutti insieme stiamo perseguendo è quello di raggiungere in 3 anni 1 miliardo di Euro investiti nell’ecosistema delle startup. Per questo motivo, tornando alla domanda, in Digital Magics, discutendo tutti i giorni su questi temi con il nostro compianto Presidente, Enrico Gasperini, che credeva moltissimo nel fare sistema, abbiamo ritenuto importante portare il nostro contributo di pensiero, frutto della nostra esperienza sul campo, creando il “White Paper” di cui si è molto parlato nell’ultimo mese. Insieme ai nostri partner, DLA Piper, Cattaneo Zanetto & Co., Tamburi Investment Partners, Talent Garden, SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali, Intermonte, Integrae SIM ed Electa Group, abbiamo elaborato un documento che contiene 8 proposte, dirette principalmente al Governo italiano, per favorire la crescita di tutto l’ecosistema delle startup: dalle agevolazioni fiscali al crowdfunding . È necessario in estrema sintesi, dal nostro punto di vista, dare nuovo e ulteriore vigore al sistema dell’innovazione in Italia attraverso la promozione di un’azione politica mirata a favorire gli investimenti nelle startup digitali. Il nostro lavoro è dichiaratamente “open”, e ci auguriamo che sia il punto di partenza per una riflessione più ampia, che coinvolga tutti i protagonisti della filiera digitale italiana, lasciando spazio a nuovi spunti, idee, osservazioni di tutti gli operatori che vogliano condividere la stessa visione e la stessa ambizione».