Con i percorsi online e flessibili per Supporto IT, Project Management, UX Design e Data Analytics parte l’iniziativa di Big G che punta a diffondere le competenze digitali al fine di recuperare il gap tra l’Italia e il resto d’Europa
Arrivano anche in Italia i Google Career Certificates, corsi digitali per aiutare le persone ad accrescere e perfezionare le proprie competenze in quattro delle aree più importanti per la crescita aziendale. Supporto IT, Project Management, UX Design e Data Analytics sono i percorsi di formazione previsti in questa prima fase, fruibili in lingua inglese e privi di barriere all’ingresso, poiché accessibili anche per chi non ha esperienza pregressa nel settore prescelto. I corsi sono online e flessibili, così da consentire a chiunque di seguirli senza penalizzare studio o lavoro, hanno una durata di circa 120 ore distribuite su tre mesi (e fino a sei mesi per chi seguirà part-time). Disponibili a 39 euro al mese su Coursera, grazie alle partnership stipulate dalla filiale italiana di Big G, saranno gratuiti per circa 4000 tra studenti e lavoratori di aziende in difficoltà.
Le borse di studio per studenti e lavoratori
A fornire supporto sono Rete Fondazioni ITS Italia, che raggruppa gli istituti tecnici superiori con le scuole professionalizzanti post diploma, e Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, che si sono impegnate per assicurare, nell’ordine, 2000 e 1800 borse di studio per chi studia e per i dipendenti di piccole e medie imprese interessate alla digitalizzazione, mentre altre 200 borse di studio sono destinate ad altri partner del progetto, cioè UPA UNA e IAA. Tali accordi rientrano nel piano avviato da Google Italia lo scorso anno con Italia in Digitale, altra iniziativa mirata a supportare aziende e persone in cerca di lavoro tramite progetti di formazione con cui favorire la ripresa economica. E in tale ambito questa resta la priorità per la compagnia americana.
La ripresa passa per la digitalizzazione del sistema produttivo
“Le tecnologie saranno sempre più importanti per la ripartenza del paese, tenendo a mente che prima del Covid l’Italia era al 25 posto su 28 in Europa per il grado di digitalizzazione relativo a economia e società. Poi con l’emergenza sanitaria c’è stata la diffusione del lavoro da remoto e delle videoconferenze, con milioni di italiani che hanno scoperto questi strumenti e comprato per la prima volta online. Tuttavia sarebbe sbagliato pensare che il Covid-19 sia stato una sorta di livella quanto al ritardo della digitalizzazione del paese, anzi, in tanti casi c’è stata un’accelerazione delle divaricazioni, che ha accentuato le differenze tra chi era pronto e chi invece era già in crisi”, spiega Fabio Vaccarono, vicepresidente di Google e direttore generale di Google Italia (sono due cariche distinte).
La priorità: diffondere competenze digitali
“La ripresa passa dalla digitalizzazione e dalla modernizzazione del nostro sistema produttivo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) evidenzia un dato impressionante: dal 1999 al 2019 il Pil per ore lavorate in Italia è aumentato del 4,2%, mentre in Francia e Germania è cresciuto del 21,2% e 21,3%. Gran parte di questo minore aumento di produttività nostrana nel ventennio analizzato si può spiegare con il ritardo dell’adozione delle tecnologie digitali. E se l’Italia per il proprio futuro scommette sulla digitalizzazione, Google vuole fare la propria parte, per questo abbiamo annunciato un piano di investimenti per i prossimi anni di oltre 900 milioni di euro”, continua Vaccarono, che evidenzia come il punto debole del paese siano le competenze. “Sviluppare tecnologia in Italia non basta, del resto sono disponibili per tutti e con costi d’accesso molto bassi, perché la grande barriera all’ingresso sono le competenze digitali. E noi vogliamo investire nella diffusione di queste competenze”.
La trasformazione in atto
Si tratta di concetti ripetuti spesso negli ultimi anni, ma sono i numeri e le previsioni a dimostrare la necessità di sviluppare su ampia scala le competenze digitali per reagire alle trasformazioni in atto e, nel caso italiano, recuperare il gap che ci separa da molti paesi europei. Secondo una ricerca condotta da McKinsey e Google – prima del Covid-19 – sono più di 90 milioni i lavoratori europei che hanno bisogno di arricchire il proprio bagaglio digitale per svolgere al meglio la rispettiva professione. Circoscrivendo il campo ai settori più in difficoltà, poi, 21 milioni di persone rischierebbero di perdere il lavoro nei campi legati all’agricoltura e alla vendita al dettaglio. La crisi innescata dall’emergenza sanitaria ha accelerato varie previsioni, ipotizzando che aumenterà del 25% il numero di individui a caccia di occupazione a fine pandemia.
Aiutare i giovani
“Dobbiamo aiutare i giovani a dotarsi delle competenze utili per il futuro, spendibili sul mercato del lavoro, prime fra tutte quelle digitali” – afferma Fabiana Dadone, Ministra per le politiche giovanili – per questo motivo nei giorni scorsi abbiamo lanciato, assieme al Ministro Colao, il Servizio civile digitale finalizzato non solo alla produzione di un grande impatto sociale supportando la transazione digitale del Paese, ma anche al miglioramento della occupabilità delle ragazze e dei ragazzi. In questo senso, ho invitato i giovani ad appropriarsi del portale Giovani2030.it proprio per sfruttare tutte le opportunità che possono aiutarli nella ricerca di un lavoro o, più in generale, sulla strada dell’emancipazione, tra cui la possibilità formativa messa a disposizione da Google”.