Effetto brexit? Troppo presto per dirlo. C’è però chi, tra le big bank (Goldman Sachs, JP Morgan, Deutsche Bank) han fatto sapere in queste settimane che potrebbe spostare risorse dall’Uk in Europa.
Il manager Goldman richiamato all’ordine dal Ceo
Secondo il Time, una delle banche d’affari più grandi del mondo, non esclude di spostare una parte alcuni o tutti dei suoi 6.500 dipendenti in Europa. Lo ha lasciato intendere Richard Gnodde, co-chief executive officer di Goldman Sachs il quale, di fronte alla domanda se la brexit avrebbe portato la multinazionale a trasferire il suo staff fuori dal Regno Unito, ha risposto che «ogni cosa è possibile».
La questione è prima burocratica e poi economica. Sotto gli accordi attuali, le banche che hanno sede in Uk hanno il diritto di operare in ognuno dei 28 Paesi membri della UE sotto le stesse regole di mercato, leggi che permettono loro di distribuire i loro servizi in tutto il continente. Se queste condizioni venissero a mancare, dovremmo «adeguare il nostro mercato e di conseguenza le sedi dove le risorse sono allocate», ha dichiarato il manager a Business Insider. Nei giorni successivi Gnodde ha poi in parte ritrattato, affermando che il suo discorso era riferito in genere all’industria bancaria. Mentre il Ceo Lloyd Blankfein ha spiegato che rispetta la decisione dell’elettorato inglese, che la banca saprà adattarsi al cambiamento e «lavorare con le authority appena i termini dell’exit saranno chiari».
Valigie pronte anche per JP Morgan (e Deustche Bank)
La società finanziaria con più 90 milioni di clienti non ha mai fatto mistero di vagliare uno spostamento di risorse. Il Ceo, Jamie Dimon, aveva già dichiarato che in caso di Brexit la banca avrebbe potuto spostare altrove un quarto dei suoi 16 mila dipendenti del Regno Unito.
E seguono a ruota il trend dell’esodo anche le prime banche europee. Deustche Bank, che in Uk impiega circa 9 mila persone, sta valutando la possibilità di trasferire alcune attività nell’eurozona, in particolare (ovviamente) in Germania.