Si chiama Viv, è l’evoluzione di Siri e sarà l’assistente virtuale che ti permetterà di ordinare una pizza dal tuo smartphone
«Pronto sono Steve Jobs e voglio comprare la tua azienda». È la telefonata che un giorno riceve un imprenditore norvegese, Dag Kittlaus. La startup in questione si chiama Siri e ha lanciato sul mercato un assistente virtuale per mobile che poi sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. E’ la tecnologia con cui puoi comunicare a voce con il tuo telefono, chiedere info, fare prenotazioni, ricevere indicazioni stradali.
La storia prosegue con Apple che la compra e Dag che lascia Cupertino per altri progetti. Ma il cerchio non si è chiuso. L’imprenditore è tornato sul mercato e da poco ha mostrato al mondo Viv, un’assistente virtuale che arriva oltre Siri e promette di rendere la nostra vita migliore: «Parlerai con il telefono come se fosse un amico e farà tante cose al posto tuo» spiega al Washington Post.
Dag entra in gioco e fa subito goal
Siri non è un’idea di Dag. Dopo aver studiato alla BI Norwegian Business School, si trasferisce in USA per completare la sua formazione in economia. In poco tempo fa carriera nella telefonia fino a diventare General Manager di Motorola. Cinque anni in cui si occupa del lancio di SCREEN3, una tecnologia che porta news e informazioni sui dispostivi mobile. La svolta avviene quando viene chiamato da Adam Cheyer, un ingegnere che guida un gruppo di ricerca, SRI International, un ente non profit finanziato dal governo americano per sviluppare nuove idee. Il centro è all’interno dell’Università di Stanford.
Il team sta lavorando su un assistente virtuale, un sistema per aiutare generali e soldati a informarsi e comunicare in modo più facile attraverso l’intelligenza artificiale. Adam sa di avere in mano qualcosa di importante, ma né lui, né gli altri membri sanno come commercializzare il progetto. D’altronde sono ingegneri e scienziati e hanno bisogno di qualcuno che mostri una strada. Questo qualcuno è proprio Dag che viene chiamato a bordo: «Era la guida di cui avevamo bisogno. La persona che ha portato vita al progetto. Ha fatto una demo di come la tecnologia avrebbe risolto un problema e come i competitor si sarebbero mossi poi» ha raccontato Adam a Forbes.
Dag capisce che la naturale collocazione di Siri (nome di donna in norvegese) è il mondo del mobile. Sarebbe stata una rivoluzione. Tutti avrebbero potuto fare ricerche sul loro telefono, prenotare ristoranti, chiedere indicazioni, semplicemente parlando al proprio smartphone. Allora costruisce una spin off, esce da Stanford e chiede ai venture di intervenire.
«Avrebbe cambiato Internet per sempre»
Questa è una frase di Shawn Carolan, il primo investitore che crede nell’idea. Carolan partner di Menlo Ventures, capisce che Siri avrebbe cambiato il modo con cui le persone cercano cose su Internet, minacciando potenzialmente anche il gigante della ricerca, Google. Il primo investimento è di 8,5 milioni di dollari (Carolan investe insieme a Morganthaler, altro venture capitalist americano). Poi ne sarebbero arrivati altri fino a raggiungere la cifra di 24 milioni di dollari.
Quando Jobs telefona a Dug e compra siri per 200 milioni
«È stato un grande momento, era una situazione che definirei surreale. Quando mi sono reso conto che era proprio lui, ho capito che avevamo creato qualcosa di davvero importante. Certo, avevo già molta fiducia nei confronti della tecnologia che stavamo sviluppando e speravo che qualche big ci avrebbe chiamato. Jobs è stato il primo a farlo» racconta Dag. Jobs compra Siri per 200 milioni di dollari. «Apple avrebbe posizionato il prodotto, lo avrebbe fatto conoscere a milioni di persone nel mondo. Avremmo potuto non venderlo e farci molti più soldi. Ma sono davvero contento di quello che abbiamo fatto» spiega Carolan a Forbes.
Apple prende l’intero pacchetto. Siri più il team di ingegneri, tra cui Dag e Adam, che assumono ruoli manageriali a Cupertino. Il debutto di Siri avviene nel febbraio del 2010 (solo per iPhone 3GS). In seguito Dag lascia l’azienda, qualche anno dopo l’avrebbe seguito anche Adam. Le motivazioni reali non si conoscono. Apple scrive un comunicato, si parla di una motivazione personale alla base della scelta, il suo desiderio di voler trascorrere più tempo con la sua famiglia. In realtà, già da tempo ci sono incomprensioni tra lui e Jobs su come sviluppare Siri in futuro: «Steve Jobs aveva delle idee sulla prima versione che non erano perfettamente allineate con le nostre» spiega Dag a The Washington Post, anche se non ha mai voluto divulgare altri particolari. Era molto legato a Jobs e ha sofferto tanto per la sua morte: «Ricordo ancora quando ho saputo che la sua malattia era giunta allo stadio terminale, non avrebbe avuto tanto tempo da vivere. La notizia mi ha sconvolto anche se mi ero preparato all’eventualità. Resterà l’inventore che di più ha saputo rivoluzionare il mondo».
Da Siri A Viv: il nuovo progetto (e le differenze col vecchio)
Per capirci è la differenza che passa tra “Mostrami le pizzerie della zona”, cosa che Siri permette di fare. E ordinarle direttamente e farsele recapitare. Potrai indicare a Viv, dove vuoi che le pizze siano recapitate e che tipologia di pizza vuoi. L’evoluzione è nei bot, la tecnologia capace di fare interagire i comandi vocali dello smartphone con servizi esterni, come l’ipotetico bot di una pizzeria. Il primo esperimento è stato realizzato dal team di ingegneri, 26 persone, che hanno provato con successo la tecnologia neo loro uffici di Chicago, come racconta The Washington Post che spiega che il team ha ordinato a Viv di ordinare una pizza, dopodiché l’assistente virtuale ha chiesto loro che tipo di pizza volessero. Dopo 40 minuti le pizze erano sul tavolo delle scrivanie. Uno dei primi test, un grande risultato raggiunto. Ma gli usi sono infiniti. Con Viv potresti per esempio chiedere al telefono di prenotare un film al cinema, di mettere a confronto i prezzi dei biglietti, acquistarli, ma anche disdirli.
Tutti la vogliono: Zuckerberg in testa
È già partita la caccia a chi si approprierà della tecnologia. Il quotidiano americano svela che Google e Facebook si sono già fatte avanti con offerte importanti. Tra l’altro lo stesso Zuckerberg è un investitore in Viv attraverso il fondo Iconiq Capital. Manovre che non devono sorprendere visto che il tema dell’intelligenza artificiale è molto caldo tra i big del tech americani e tutti, da Microsoft, Apple, Amazon, passando per Google e Facebook, hanno annunciato grossi investimenti per sviluppare gli assistenti virtuali del futuro.
Le app sono già in fase calante: il futuro è IA
Tutti si stanno preparando a quello che potrebbe essere in futuro il declino delle app. Secondo alcune ricerche di Forrester, gli utenti mobile spendono l’80% del loro tempo esclusivamente su cinque app (le prime due sono Facebook e Messenger). Con Viv l’utente non ha più bisogno di scaricare mille app per svolgere le sue mansioni quotidiane. E soprattutto non deve ricordare decine di password per navigare su siti e applicazioni. Viv potrebbe diventare così l’intermediario perfetto tra le attività commerciali e i clienti.
Il futuro di Viv, che finora ha raccolto 30 milioni di dollari
Ora tutti si interrogano sul futuro della tecnologia. La sfida è grossa. Trovare un canale per portare Viv nelle mani di milioni di persone senza snaturarlo dall’idea di “sistema aperto”. Sei anni fa è stata Apple ad averla acquisita. Quale gigante del tech ci proverà? «Nessuno può dirlo, non c’è modo di prevederlo oggi. Quello che sappiamo è che continueremo a seguire la strada che ci ha portato fin qui. E soprattutto finiremo il lavoro» dichiarano i fondatori che con Viv hanno già ottenuto finanziamenti per 30 milioni di dollari.