L’iniziativa si chiama MyBestFailure. Una piattaforma dove i dipendenti possono raccontare i loro fallimenti. E migliorarsi. I vincitori lavoreranno per un mese in startup della galassia Enel. Eccole
Il palco allestito come un garage. La scenografia fatta di mattoni rossi e scaffali di libri e monitor. Sulla scrivania un Macintosh 128K, esempio di «come Steve Jobs da un fallimento ha potuto costruire un impero». Enel fa affidamento all’iconologia classica delle startup e della Silicon Valley per comunicare ai propri dipendenti che è necessario cambiare mentalità. «Fallire non è una colpa, ma una grande opportunità di crescita» ha detto in apertura l’amministratore delegato Francesco Starace. La multinazionale italiana dell’energia ha deciso di creare una piattaforma (MyBestFailure) dove i dipendenti si possano sentire liberi di raccontare i propri fallimenti. Pubblicamente, a tutti i colleghi. Valutati da un algoritmo che ne sancisce i meriti intrinseci agli errori fatti. A questa prima edizione hanno partecipato 98 persone con 98 errori diversi fatti nelle diverse divisioni internazionali. Votati 500 volte dai dipendenti che hanno stabilito 3 vincitori. Che come “premio” andranno a lavorare in alcune startup legate alla galassia Enel. Sono Emtech (Atene), U-start (Milano) e Ares2t (Roma)
Che anche in Italia la cultura verso il fallimento sta cambiando è un dato di fatto. Anche se in maniera lenta. L’innovazione è fatta di tentativi ed errori. Ma senza tentativi non si innova. E sbagliare è d’obbligo. Starace lo chiarisce subito in apertura dell’evento: «Fallire in qualcosa vuol dire che almeno si è provato a farla. In maniera diversa, spesso innovativa. Se non proviamo mai non innoviamo mai, e se non innoviamo mai non cambiamo mai. E se non cambiamo mai, si muore». Enel a 54 anni suonati dalla fondazione vuole far capire ai propri manager e dipendenti che sbagliare non è uno stigma. Anzi. E’ un buon segno. «Sbagliare però non è tema da semplificare. E’ facile sbagliare. E’ un po’ più difficile ammettere l’errore. A se stessi in primo luogo, se lo si fa davanti agli altri è un passo epocale». Individuare gli errori in pubblico per capire cosa non è andato. E poi il passo successivo, l’ultimo. «Analizzare gli errori insieme e non commetterli più. Così si migliora davvero un’azienda». La cosa peggiore invece? Per Starace non ci sono dubbi: «Strumentalizzare l’errore degli altri, usarlo come arma contro chi l’ha commesso. Noi non solo vogliamo premiare chi ammette gli errori, ma combatteremo pesantemente chi li strumentalizzerà».
Il muro che impedisce ad Enel di innovarsi
Prima di lanciare l’iniziativa Enel ha fatto un gioco con i suoi dipendenti. Lo spiega Ernesto Ciorra, direttore Innovazione e sostenibilità dell’azienda. «Con i dipendenti abbiamo alzato un muro fatto di scatole di cartone. Sopra ogni mattone tutti hanno scritto cosa a loro avviso impedisce all’azienda di migliorare. Di innovarsi. Lentezza, giudizi dei capi, burocrazia. Ogni impedimento individuato ha costruito il muro che poi abbiamo abbattuto insieme. Questo è il messaggio che vogliamo far passare ai dipendenti. Che parlando apertamente le cose possono migliorare». Lavorare in delle startup è il premio dei dipendenti che hanno detto di aver fallito perché «hanno dimostrato più di tutti che hanno acquisito quella mentalità che serve per lavorare in un’azienda innovativa».
Orban: «Avete paura che qui il tetto vi caschi sulla testa?»
All’evento ha preso parte anche David Orban della Singularity University. Ha tenuto una breve lezione sulle opportunità offerte dalle tecnologie esponenziali per le aziende come Enel. Lui che le studia e analizza la loro capacità di crescere e di diventare sempre più pervasive per la nostra vita. «La velocità delle tecnologie e dei loro cambiamenti ci ha dato la possibilità di fallire molto più velocemente. Per questo ci sono strade che vanno sperimentate subito». Qualche esempio? «Le macchine autonome saranno il futuro prossimo. Non dobbiamo averne paura perché la costruzione fatta con metodo e raziocinio è tipica dell’essere umano. Qualcuno di voi ha paura che questo tetto ci crolli sulla testa? No. No perché abbiamo fiducia nel metodo scientifico usato nei criteri di costruzione».
I fallimenti dei dipendenti
Dieci vincitori. I tre sul podio andranno a lavorare in una startup legata al mondo Enel. Ma cosa hanno fatto di così grave? Ecco.
1. Il primo classificato. Per errore ha invitato 37.125 persone ad unirsi al network Yammer di Enel.com. Con un solo click. Le persone hanno cominciato a scrivere che non conoscevano Yammer. Ha colto l’occasione per creare gruppi dove le persone fanno knoledge sharing.
2. Il secondo calssificato. Non è riuscito a miglirare il processo per il ripristino della sede stradale dopo uno scavo.
3. Il terzo classificato. Non è riuscito a far accettare la sua proposta di costruire una rappresentazioni delle reti informali all’interno dell’organizzazione, in modo da complementare l’organigramma.
Arcangelo Rociola
@arcamasilum