Recentemente McKinsey, famosa società di consulenza manageriale, ha pubblicato un articolo che stimola anche una riflessione ulteriore sul rapporto tra banche e startup fintech: “Cutting through the noise around financial technology“. Un titolo che da solo è un chiaro invito alle banche a “filtrare il rumore di fondo” che oggi c’è attorno all’ecosistema fintech.
Il baratro dell’innovazione
Innanzitutto, ci è tornata in mente la curva di Roger e la teoria sull’adozione delle innovazioni tecnologiche da parte delle utenti finali.
DRAWING #1
DRAWING #1: La teoria sull’adozione delle innovazioni tecnologiche, anche detta “curva di Roger”, è un modello che classifica coloro che adottano le innovazioni in varie categorie in base all’idea che alcuni individui siano inevitabilmente più aperti all’innovazione di altri. Dimostra come sia inutile tentare di convincere subito le masse: bisognerebbe, invece, concentrare gli sforzi per ingaggiare i cosiddetti innovators ed early adopter. Aiutarli a saltare il “baratro”. Saranno poi loro in gran parte a portare sulle masse l’innovazione.
Se è abbastanza semplice raggiungere in questi settori gli “innovatori” ed “early adopters“, è particolarmente difficile far il salto sulle masse . Lo è anche nel caso in cui gli influenzatori sono molto attivi. Perché?
Principalmente perché, generalmente,
Ad un artigiano che gira con le banconote in tasca importa poco se da oggi può collegare ad un app tutte le carte di credito e pagare con il cellulare nei negozi.
E un’altra motivazione che viene in mente è che
perché, data la loro natura, tendono tutti a provare nuovi servizi/app/piattaforme per finire nella maggior parte dei casi per usarle tutte e quindi usarne nessuna decentemente.
Certo, prima o poi i giovani cresceranno, diffondendo tra i cittadini più maturità digitale (ma probabilmente non maturità finanziaria), facendo aumentare la capacità di diffusione oltre il baratro di queste nuove realtà del settore.
Le banche fanno imbuto, ma il fintech è frammentato
Questo (e non solo) ci ha ispirato uno schemino (estremamente semplificato, sia chiaro) sul funzionamento del sistema bancario e di quello fintech:
DRAWING #2
DRAWING #3
DRAWINGS #2 #3: Schematizzazione semplificata utile a comprendere come, ad oggi, nel sistema bancario tradizionale la banca funge da imbuto filtrando l’accesso all’utente ad un ventaglio di servizi come sistemi di pagamento o investimento; mentre nell’attuale ecosistema fintech è frammentato e l’utente è costretto a relazionarsi con tante realtà diverse quanti sono i servizi di cui necessita: migliora l’esperienza sul singolo servizio ma aumenta lo stress da “frammentazione”.
Si, è moolto semplificato, ma il concetto è chiaro. Queste banche, alla fine, avranno qualcosa di positivo, o no?
Vogliamo discutere sul fatto che avere un unico interlocutore/erogatore di diversi servizi, la banca, sia comodo/scomodo o positivo/negativo?
Non ci riferiamo, in questo caso, a condizioni economiche, oligopolio, qualità dei servizi. Ci riferiamo alla comodità che tutti cercano: avere un unico referente per più cose possibili.
Nell’ecosistema fintech l’utente oggi può trovare risposte molto convincenti a bisogni vecchi e nuovi, soluzioni più in linea con le attuali abitudini, o anche semplicemente più “fike”, per tutti i motivi che si conoscono e che danno un vantaggio alle startup innovative. Ma l’utente si troverà a gestire un offerta frammentata, tante app, tante credenziali di accesso, integrazioni mancanti.
Se oggi un utente volesse rispondere a tutte le sue esigenze finanziarie, bancarie e assicurative attraverso le startup fintech, sposterebbe stress ed attriti in fondo al percorso esperienziale, ma non riuscirebbe a liberarsene.
L’user experience
Immaginiamo di gestire i trasferimenti di denaro ad amici con Hype e Satispay, di gestire il portfolio investimenti con MoneyFarm o Yellow Advice, a richiedere un finanziamento per la macchina via P2P con Smartika, di attivare un piano di accumulo capitale con Digit, di gestire le nostre polizze assicurative con diversi fornitori online a seconda della tipologia di prodotto. Eccetera eccetera.
DRAWING #4
DRAWING #5
DRAWINGS #4 #5: L’user experience in un sistema bancario tradizione è pieno di attriti, derivanti proprio dal dover dipendere da un unico interlocutore: è il rovescio della medaglia. Questo problema potrebbe essere risolto (da una banca tradizionale o da una nuova banca fintech?) in un sistema ibrido che mantenga un unico interlocutore come hub di servizi (customer care, accessi, programmi fedeltà , servizi predittivi, ecc…) e riesca allo stesso tempo a racchiudere i vantaggi derivanti dalla dinamicità dei nuovi player.
L’attuale sistema bancario ha frizioni in ogni dove durante i vari percorsi utente tra i servizi che eroga, ed i rapporti tra clienti ed istituto sono spesso conditi da buone dosi di stress per entrambe le parti: è chiaro che c’è spazio ed esigenza per innovare la fruizione di molti servizi. E questo si è capito.
Considerato che in Italia (e non solo) ci sono già centinaia di stratup che operano nel settore (circa 400 fintech rapportate a circa 900 istituti bancari), è inverosimile che tutte introdurranno nuovi standard per quanto riguarda sistemi di pagamento o advisory. Perché un conto è fare una cosa “fika”, un conto è introdurre uno standard scalabile.
Probabilmente vincerà chi riuscirà a dare una risposta concreta ed integrabile nell’attuale sistema bancario, che permetta l’accelerazione sfruttando le potenzialità del digitale.
La soluzione: deframmentare il fintech
Come potranno esserci in futuro 200 nuove Paypal, VISA o MasterCard? Le istituzioni bancarie sono veramente ad oggi a rischio estinzione?
Se la questione della “frammentazione fintech“, evidenziata ragionando su logiche di UX User Experience e Customer Journey iniziasse ad emergere (abbastanza) chiaramente, è probabile che qualcuno potrebbe sviluppare idee e soluzioni davvero interessanti.
In conclusione la domanda delle domande è: sarà prima un istituto bancario a comprendere queste dinamiche e a trasformarsi in hub fintech, oppure sarà una newco nativa fintech?
Perché come sempre, molti dormono, ma non tutti, e qualcuno ha iniziato a muoversi, vedi l’accordo tra Number26 e TransferWise. Ma la strada è ancora lunga, e su questo le banche partono avvantaggiate. Forse.
Stay tuned!
Matteo Rondina
@iflystudio