Davide Morelli, livornese, ha creato BioBeats per fare meditazione con la musica creata dalle onde cerebrali: ci ha investito anche Will Smith
18Essere geni del software e sfornare brillanti idee non basta per avere successo come imprenditori. L’ha imparato sulla sua pelle Davide Morelli, 40 anni, livornese, PhD in Informatica. La startup BioBeats, che ha fondato nel 2013 insieme a David Plans e Nadeem Kassam, ha appena messo a segno un bel colpo: un round di 2,28 milioni di dollari, finanziati dalla società di investimenti britannica White Cloud Capital, insieme al braccio di venture capital del gruppo assicurativo AXA Strategic Ventures e a IQ Capital. Nella società ci aveva anche investito Will Smith (StartupItalia! ha dato la notizia qui).
Ma per arrivare a questo Davide ha dovuto sperimentare anni di frustrazioni fino a quando non ha capito che cosa gli mancava. «A otto anni ho avuto il mio primo pc, che ancora conservo in libreria – racconta Davide – ero appassionato di visualizzazioni di funzioni matematiche. Nessuno mi ha ispirato in questa direzione. Anzi, quando ero bambino c’era questa idea che non si poteva stare al computer per più di un’ora. L’altra mia passione, la musica, l’ho invece ereditata da mio padre, che era un cantante d’opera».
Dalla Filosofia all’Informatica e la passione per il sassofono
Davide ha frequentato l’università a Pisa, dove all’inizio era iscritto a Filosofia. «In realtà amavo la Logica – precisa – dopo due anni ho lasciato il corso e sono entrato in conservatorio: ho studiato sassofono. Mi interessava soprattutto comporre musica. Cosa che ho fatto per tutte le produzioni teatrali di Pisa fra il 1999 e il 2000. Poi ho deciso di tornare alla mia prima passione, quella per il pc, e mi sono iscritto a Informatica, laureandomi nel 2003. Ho aperto una società di software con un amico, ma per dieci anni ho fatto una fatica terribile solo per sopravvivere».
Il primo incontro, duro, con la cultura d’impresa
«Colpa mia, perché non avevo una cultura imprenditoriale» sottolinea con forza Davide. Annoiato e deluso dalla routine, Davide di notte navigava online cercando informazioni sul rapporto fra reti neurali e musica. «Così ho conosciuto David, che stava facendo un dottorato proprio su musica e intelligenza artificiale (AI) – continua – David mi ha chiesto di aiutarlo e abbiamo iniziato a collaborare, facendo insieme concerti. E’ stato lui per primo a invitarmi a trasformare la nostra passione in lavoro».
La svolta per Davide è stata partecipare nel 2011 alla prima edizione del PhD Plus, un programma organizzato da Paolo Ferragina, professore di Algoritmi e vice-Rettore per la Ricerca applicata e l’innovazione all’università di Pisa. «Ero tornato a frequentare l’università di Pisa per conseguire il Dottorato (PhD, ottenuto nel 2015) – spiega – il PhD Plus consiste in una serie di seminari sull’ABC del mettersi in proprio. E’ lì che mi sono reso conto di non avere cultura imprenditoriale e che la purezza matematica delle mie invenzioni non serviva a niente, se non era funzionale alla comunicazione con i potenziali utenti. In altre parole, una app dev’essere usabile dalla gente: sembra un concetto banale, ma non lo è per un programmatore. Ho capito insomma l’importanza di pensare al mercato e al tipo di cliente che si vuole raggiungere».
L’app per fare meditazione con la musica. 650mila dollari
Poi nel 2013 Davide e David vanno a San Francisco e presentano una app per fare meditazione con la musica creata dalle onde cerebrali. A sentire il pitch c’era Nadeem, che ha offerto il capitale per partire (650 mila dollari), insieme ad altri angel investor, compreso l’attore Will Smith. Così è nata BioBeats, specializzata in applicazioni che usando smartphone e dispositivi indossabili monitora il benessere psico-fisico delle persone.
La sua nuova app Hear and Now è stata consigliata dall’App Store della Apple in Gran Bretagna e Germania: insegna a respirare. «A noi serve per capire le reazioni degli utenti, mentre il nostro vero focus è il B2C – precisa Davide – i nostri clienti sono soprattutto assicurazioni come Axa e, attraverso loro, le aziende che sottoscrivono polizze per la salute dei dipendenti. Si sa che lo stress è fonte di molte malattie e la nostra tecnologia può aiutare a capire come/quando il benessere viene alterato dallo stress e quindi a prevenire le malattie».
Dalla California a Londra, e l’Europa per crescere davvero
BioBeats ha appena spostato la sede sociale dalla California a Londra. «Perché l’epicentro del nostro business è l’Europa e anche perché gli investitori che ci hanno finanziato con l’ultimo round sono tutti basati lì e ci hanno chiesto di stare vicini a loro – spiega sempre Davide – in California e a Vancouver sono rimasti due collaboratori per sviluppare il business americano. A Londra abbiamo quattro persone che si occupano dei clienti, mentre a Pisa, dentro l’università, con otto programmatori sviluppiamo il software e facciamo ricerca con gli studenti».
E i cervelli presi dall’Italia, senza fuga
Questo modello – la tecnologia in Italia, il marketing a Londra o negli Usa – secondo Davide è l’ideale: «In Gran Bretagna e in America è difficilissimo trovare bravi programmatori a un prezzo accessibile per noi, mentre in Italia i bravi programmatori spesso non trovano lavoro e devono trasferirsi all’estero. Quindi per noi e’ stato bello poter dare un’opportunità a otto giovani, che sono anche amici. Adoro Londra, la considero la New York europea – aggiunge – stiamo in uno spazio di co-corking nell’area digital roundabout, dove è cresciuto un ecosistema di startup: quello che manca in Italia. A Pisa per esempio ci sono un sacco di ‘cervelli’, ma fuori dall’università non sanno dove trovarsi e scambiare idee».